Scrittura 1: L'impiccata

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Lo sentii di nuovo.
Un urlo femminile rimbombò per tutta la casa. Tentando di chiudere gli occhi mi avvolsi intorno alle coperte cercando di restare calma.
Dopo appena qualche minuto, sussultai sentendo la finestra di camera mia aprirsi di scatto permettendo al vento gelido di irrompere nella stanza.

"Elisabeth"

Sentii un sussurro lontano. Uscendo dal letto andai subito a chiudere la finestra "Elisabeth!" Questa volta il sussurro divenne un urlo di angoscia e dolore. Girandomi, totalmente spaventata, tentai di distinguere una figura umana nella mia stanza. Con un nodo alla gola che mi impediva di parlare andai ad accendere la luce, la cosa che più mi spaventava era che nella mia camera nulla si trovava fuori posto.
Tremolante decisi di recarmi al piano inferiore. Il vento soffiava talmente forte da permettermi di sentirlo perfino dentro casa.
Versandomi dell'acqua in un bicchiere provai a tranquillizzarmi ma, presa alla sprovvista, un grido mi fece cadere il bicchiere di vetro sul pavimento riducendolo a un cumulo di vetri.

"Dannazione" dissi chinandomi per raccoglierli, sfortunatamente le luci si spensero subito dopo il rumore di un tuono. Appena mi rialzai per andare alla ricerca di una torcia sentii la porta di casa sbattere violentemente, quasi come se qualcuno l'avesse lasciata aperta. Dirigendomi verso il salotto le mie gambe iniziarono a tremare dalla paura, tutto questo non poteva essere normale.

Le porte non si aprivano da sole.

"Elisabeth!" Sentendo il mio cuore battere all'impazzata mi girai verso la voce che aveva pronunciato il mio nome.
Una figura piccola ed esile era seduta con la schiena contro il muro, il capo rivolto verso il basso fissava un punto fisso del pavimento. Per un tempo indefinito non sentii più il mio battito cardiaco e quando la ragazza iniziò a canticchiare rimasi come paralizzata, intanto la porta continuava a sbattere a causa del forte vento.
"Jenna sei tu?" Chiesi incredula, la ragazza però non distolse lo sguardo dal pavimento e le sue labbra non smisero di muoversi per cantare.

"Tutti quanti son già là,
La donna è stanca di respirar.
I suoi piedi già non toccan terra,
a penzoloni van qua e là."

Titubante mi avvicinai alla piccola figura dai capelli bagnati,cosa stava succedendo quella notte?

"Andrai tu dall'impiccata questa notte per asciugare il sangue che i suoi occhi versano ogni giorno!" Urlò la donna continuando a ripetere le stesse parole più e più volte.
Iniziai a respirare con affanno mentre la ragazza dai lunghi capelli alzandosi in piedi, camminò verso di me "Elisabeth! Va dall'impiccata! Lei cerca te!" Udendo quelle parole iniziai a correre fuori dalla mia casa.

Il vento soffiava fortissimo e non ebbi altra scelta se non quella di trovare rifugio nella casa accanto alla mia, seguendo la rotta del vento raggiunsi la casa trascurata e iniziando a bussare insistentemente aspettai che qualcuno mi aprisse.

Inaspettatamente, provando ad abbassare la maniglia, la porta davanti a me si aprì lentamente producendo un cigolio che fece eco per tutta la stanza.
"Jenna?" Dissi entrando nell'abitazione chiudendo la porta dietro di me.

"Elisabeth" il mio nome venne ripetuto molteplici volte. Mi feci coraggio e tra il rumore dei sussurri decisi di trovare la fonte di quella voce.
"Elisabeth" appena raggiunsi un tavolo potei osservare un libro.

Il libro aveva pronunciato il mio nome per tutto quel tempo.

"Jenna se ti stai prendendo gioco di me, non è più divertente capito?" Urlai con il poco coraggio che mi era rimasto in corpo.
Tremolante decisi di sfogliare il libro ma come le mie dita sfiorarono la copertina ruvida esso prese fuoco. Con uno scatto improvviso balzai indietro allontanandomi dal fuoco che ormai aveva iniziato a diventare sempre più grande.

Correndo verso la porta d'ingresso tentai di aprirla trovandola però chiusa. "Aiuto! Aiutatemi!" Urlai a squarcia gola sperando che qualcuno da fuori mi aprisse, purtroppo chi si troverebbe fuori nel cuore della notte con un vento e dei fulmini così potenti?

"Dall'impiccata"
"Ti sta aspettando"

Con le lacrime agli occhi sentii quei sussurri rimbombare nella mia testa più e più volte. Nell'oscurità della stanza grazie alla luce che i lampi procuravano, potei vedere una figura minuta sorridermi mentre mi invitava a seguirla al piano superiore. Piangendo corsi lungo le scale.

L'ombra nera che mi sorrideva sparì nel buoi lasciandomi totalmente sola. Con la vista annebbiata dalle lacrime entrai in una stanza,  ciò che vidi al suo interno mi raggelò il sangue.

"L'impiccata"

I piedi di Jenna non toccavano il suolo, una corda la teneva in aria dal collo mentre la sua pelle risultava pallida. Senza accorgermene mi avvicinai al corpo di quella che una volta era la mia vicina sentendo però la porta chiudersi violentemente dietro di me. Voltandomi la ragazza che si trovava a casa mia iniziò a ridacchiare, sempre col capo chino.

"Tutti quanti son già là,
La donna è stanca di respirar.
I suoi piedi già non toccan terra,
a penzoloni van qua e là.
Chi vuoi che sia la prossima?
Tutti quanti ti voglion là,
Tu devi essere la donna,
La donna stanca di respirar"

Indietreggiando caddi al suolo toccando con la mano destra un libro.
Lo stesso che qualche minuto fa aveva preso fuoco.

" Elisabeth"

Il corpo morto di Jenna cadde proprio sulle mie gambe impedendomi di rialzarmi. "Aiuto!" Urlai tra le numerose lacrime che solcavano le mie guance.

La ragazza che continuava a canticchiare alzò il capo mostrandomi il suo volto, privo di occhi con cui guardarmi.
"Jenna" bisbigliai riconoscendola.

Spostando il mio sguardo dal corpo morto alla figura in piedi un senso di nausea mi invase.
"Non può essere possibile"

Il libro che prima era sotto le mie dita iniziò a scomparire lasciando al suo posto un liquido che col buio non riuscii ad indentificare.
La donna dai capelli bagnati iniziò a ridere e avvicinandosi a me si chinò per bagnare le sue dita col liquido che il libro aveva rilasciato, poi fu un attimo.
Il rumore di un tuono eccheggiò per  tutta stanza e rimasi sola col corpo della mia vicina. In tutta fretta spostai Jenna dalle mie gambe e con orrore potei vedere la scritta Elisabeth insanguinata sul muro, chiudendo gli occhi per calmarmi alzai la mano bagnata vedendola piena di sangue.

Prima che potessi scappare una corda avvolse il mio collo, l'ultima cosa che udii fu la voce di Jenna cantare la canzone dell'impiccata.

Le lacrime presenti sulle mie guance divennero in poco tempo sangue.

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Tema: Horror
Parole: 1064 su 1300
Personaggio: Ariana Grande = Elisabeth
Personaggio spaventoso: la vicina di casa = Jenna
Luogo: casa stregata = casa di Elisabeth e casa di Jenna
Oggetto: Libro misterioso

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