Scrittura 5: Love Myself

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Mentre la pioggia si infrangeva contro il parabrezza della mia auto, e i miei pensieri vagavano come trottole impazzite nella mia mente, io rimanevo immobile sul mio sedile con lo sguardo sul nulla. Sebbene la macchina fosse già parcheggiata, le mie mani tenevano saldamente il volante e aumentavano la loro presa ogni volta che il dolore emotivo aumentava rendendomi, agli occhi di chi non sapeva, una completa psicopatica impegnata in un piano omicida.
Senza che la mia mente inviasse alcun comando al mio corpo, io ero già uscita fuori dalla macchina e fu il rumore dello sportello che si chiudeva, ma soprattutto delle goccioline d'acqua che mi bagnavano, a riportarmi con i piedi per terra.
Camminai come un automa verso la porta di casa mia mentre, con la mano destra, cercavo le chiavi lanciate malamente all'interno della borsa poche ore fa.
Una volta entrata nella mia abitazione, lasciai cadere dalle mie mani la borsa, ormai completamente bagnata, e subito dopo mi sfilai i tacchi lasciandoli disordinatamente in mezzo al corridoio che mi avrebbe condotta in camera mia.
Ancora sconvolta e turbata per ciò che era successo mi lasciai cadere sul parquet e, a quel punto, iniziai a piangere mandando a rotoli i miei tentativi di fare la forte.

Questo era quello che era accaduto quattro giorni fa e pensare che tutto sarebbe cambiato da un giorno all'altro era solo un autoconvinzione. Più passavano i giorni, più il dolore si rinnovava e la mia anima veniva consumata dalle lacrime:

Forse non aveva alcuna intenzione di ferimi, perché avrebbe dovuto? Diceva di amarmi, nessuno vorrebbe intenzionalmente ferire una persona a cui sei molto legato... Eppure ciò che provo si avvicina terribilmente al malessere; la bocca dello stomaco chiusa per giorni impedendomi di mangiare, le gambe flaccide e gli occhi costantemente annebbiati.
Ma dopotutto conosco il suo cuore e il suo animo gentile, non farebbe del male a una mosca, perché farlo a me?
Io stavo così bene in sua compagnia, mi nutrivo dei suoi baci e vivevo delle sue dolci carezze.
Come possono pochi minuti rovinare una relazione durata tre anni?
Lui non è mai stato realmente innamorato di me.
Probabilmente mi sono solo illusa, ho creato la storia perfetta e poi mi sono rifugiata in una bugia perché la verità faceva troppo male; fa troppo male.
Ero ossessionata dal suo presunto amore nei miei confronti, non mi era mai importato cosa facesse o cosa mi dicesse io ero sempre pronta a tornare da lui. Scodinzolavo per un suo semplice sguardo come fanno i cani con il loro padrone.
Ma io ero un essere umano, non un cane.
Però lo avevo avvertito dall'inizio, l'unica cosa, l'unica maledettissima cosa che non gli avrei perdonato era il tradimento, con questo termine non intendo di certo solo il tradimento carnale.

Amava testare i miei limiti sapendo che avrei potuto superarli per lui. Questa volta però è andato troppo oltre, e per la prima volta non sono tornata con la testa bassa e gli occhi schivi da lui.

Serrai i pugni sulle mie ginocchia e nascosi il mio viso nell'ombra della mia stanza mentre, contro la mia volontà, alcuni ricordi riaffiorarono nella mia mente e in poco tempo mi ritrovai con gli occhi lucidi, pronti a lacrimare da un momento all'altro.
Perché Justin doveva avere questo potere su di me? Come era riuscito a legarmi così strettamente a lui?

Facendo un respiro profondo mi alzai dal pavimento e lentamente mi sedetti sul morbido letto circondando con le mie braccia uno dei cuscini che fungeva da decoro.
Ogni volta che la mia mente si rilassava i ricordi tornavano a galla provocandomi una strana sensazione di malessere e di nausa.

Il campanello iniziò a suonare avvisandomi che avevo visite.
Sospirando mi alzai dal letto e con passo lento raggiunsi la porta d'ingresso permettendomi così di stare faccia a faccia con colui che mi aveva rotta in mille pezzi. Justin.
Rimanendo con la bocca leggermente socchiusa per lo stupore, feci alcuni passi indietro cercando di riacquisire il controllo del mio corpo.
Purtroppo prima che me ne potessi rendere conto, Justin era entrato come se nulla fosse chiudendo la porta dietro le sue spalle. Le labbra premute una contro l'altra in modo da formare una linea e i capelli bagnati per la leggera pioggia. Così rimanemmo a fissarci per qualche minuto; io incredula di vederlo a pochi centimetri dal mio corpo, lui che semplicemente osservava il mio viso senza dire una parola.

Flashback

"Perché non mi hai detto nulla?" Mi domandò Deborah spuntando da dietro le mie spalle.
Sussultando per l'improvvisa comparsa della mia amica, portai una mano all'altezza del cuore e riaprii gli occhi chiusi in precedenza per la paura.
"Di cosa stiamo parlando?" Domandai lanciandole uno sguardo giocoso mentre sistemavo il telefono nella borsa.
"Mekia ha detto a Regina che tra te e Justin ci sono dei problemi. Cosa è successo?" Mi domandò osservandomi con estrema dolcezza.
"Beh se lo dice Mekia deve essere vero" risposi sarcasticamente iniziando a ridacchiare, quando mi accorsi che Lana era rimasta seria, il mio cuore perse un battito e la presa che esercitavo sullo zaino aumentò improvvisamente.
"Credi che..." Lasciai la frase incompiuta ma questo non impedì a Lana di capire ciò che volevo dirle.
"Forse ho capito male" disse la bionda cercando di sminuire la questione.
Non controbattei a quella sua affermazione e cominciammo a camminare lungo le strade del centro.
Cercai con tutta me stessa di non pensare a ciò che Mekia poteva sapere sulla mia relazione. Avevo promesso a Lana che oggi ci saremmo divertite ma il mio cuore sentiva che qualcosa non andava. Che non sarei dovuta essere qui con Lana.
Volsi lo sguardo verso la ragazza dai capelli biondi che stava osservando attentamente una vetrina piena di vestiti. Lentamente mi avvicinai alla sua figura e cercai di rivolgere la mia attenzione verso i vestiti esposti.
"Vai" disse la ragazza al mio fianco.
Aggrottando le sopracciglia mi voltai nuovamente verso il suo volto, chiaramente confusa.
"Si vede lontano un miglio che sei irrequieta. Va da lui" disse ricambiando il mio sguardo.
"Non siamo state insieme neppure un'ora" dissi mostrandole uno sguardo di scuse. Tutto questo mi faceva sentire estremamente egoista.
"Ti preferirei avere qui con la mente e il corpo, non solo con il corpo e il cuore a pezzi" disse rivolgendomi un leggero sorriso volto ad incoraggiarmi.
"Ora va, prima che possa pentirmene" continuò postando il dorso della sua mano sinistra sulla fronte recitando la parte dell'amica ferita.
"Grazie" le dissi prima di abbracciarla e correre verso la macchina.
U

na volta dentro il veicolo corsi per le strade isolate della mia cittadina fino a che non mi ritrovai difronte alla casa di Justin. Aprii la portiera della macchina lentamente mentre con gli occhi ispezionati ogni angolo dell'abitazione. L'unica stanza illuminata era il salotto e nel tragitto percorso tra la mia macchina e il suo porticato non smisi per un secondo di osservare quella finestra illuminata.
Raggiungendo la porta di ingresso suonai il campanello in attesa che qualcuno mi facesse entrare.
Dovetti suonare il campanello una seconda volta per far si che Justin venisse ad aprirmi. Appena i suoi occhi incontrarono i miei seppi che le cose non si sarebbero evolute nel migliore dei modi. Il suo occhio destro era a malapena visibile da quanto era gonfio e il fuoco labbro inferiore era ancora ricoperto di sangue secco.

"Cosa diamine hai combinato?"
Domandai retoricamente. Ora avevo capito tutto. Con gli occhi sgranati mi voltai dirigendomi verso la macchina. Il vento si alzò muovendo i miei capelli dietro le miei spalle.
"Aspetta!" Urlò quando ormai ero già lontana.
"Me lo avevi promesso!" Urlai prima di entrare definitivamente in macchina. "Lo aveva promesso" bisbigliai prima di accendere la macchina. E per cosa? A cosa era servito quel gesto violento da parte sua? Non mi aveva creduta. Aveva preferito riacquisire la sua virilità colpendo un ragazzo innocente.

Fine flashback

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 31, 2018 ⏰

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