Seventh

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"I'm still missing you
Just wanna feel your kiss
against my lips
It hurts me every time
I see you
Realize how much
I need you."

A primo impatto il bagno della scuola sembrava pulito, lucido, bianco e asettico, ma bastava un solo sguardo più accurato per coglierne tutte le imperfezioni, i retroscena, le macchie semi-nascoste che nessuno aveva mai avuto voglia di pulire.

Anche Camille era così.

Imperfetta. Inadeguata. Emarginata.

Maya le arrivò dietro in un attimo:
dal primo bagno a sinistra si poteva chiaramente sentire un mugolio sommesso, disperato e continuo.

Senza esitare, la ragazza dai capelli biondi poggiò i polpastrelli alla porta del bagno, battendo delicatamente le unghie sulla superfice.

Fece un lungo sospiro,
per ricordarsi di essere paziente.
L'unica cosa che contava adesso era Camille.

Iniziò a chiamarla, dolcemente, quasi sottovoce. I suoi sussurri producevano sulla vecchia parete in truciolato piccole zone di condensa, che Maya cercava di non notare.

Imperterrita, continuò a pronunciare il suo nome.
"Camille... Camille... Camille..."

Dieci, venti, trenta volte.

Dopo un po' però s'interruppe, capendo che continuare così non sarebbe servito a niente. Ma non si era arresa.

Aveva pensato ad un altro modo per attirare la sua attenzione chiamandola.

Un modo doloroso e illusorio.
Le faceva male tirar fuori quei ricordi, le costava davvero tanto.

Quando si raccontavano tutto senza vergogna, erano solo amiche... o no?

Non le piaceva pensare nemmeno a quel periodo di dolore e risentimento, fingeva che esso non facesse parte della sua vita.

Tagli, su tagli, su tagli.
Ma forse per Camille sarebbe valsa la pena.

L'aveva già fatto una volta, e aveva fallito. Era uscita allo scoperto, aveva baciato quelle labbra così desiderate...

Basta. Bisognava darci un taglio.

Stavolta Maya sentiva qualcosa di diverso in Camille, come se ora fosse più indifesa, e di certo in una situazione del genere non sarebbe stata in grado di rifiutare il suo aiuto.

*

La ragazza maggiore mantenne il silenzio per circa dieci minuti, mentre l'altra continuava ad emettere piccoli singhiozzi, sempre più deboli.

Camille aveva smesso di piangere, ma le sue ferite erano ancora aperte.
In tutti i sensi.

*

Maya era ancora immersa nei suoi pensieri, ma oramai aveva già bene in mente cosa fare, ne era convinta.

Appunto, in previsione di queste parole, stava cominciando a diventare sempre più agitata: con le unghie della sua mano destra picchiettava sulla superficie ruvida della porta, creando un ritmo cadenzato e incalzante, mentre mordicchiava nervosamente quelle dell'altra mano.

Alla fine si decise, fece un respiro profondo e... con la voce flebile e rotta dall'emozione, lo disse.

*

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