Il pomeriggio passò in fretta, tra registrazioni, messaggi a Giovanni, video su YouTube. Avevo guardato per un po' in Live Manu su Twitch, mentre mangiava la pasta con il tonno. Andrea era tornato quella mattina perché gli mancava troppo Erica e così Giova ne aveva approfittato per registrare nuovi video con lui. Andrea mi aveva scritto dicendomi che aveva parlato con Giova e che lui aveva detto che stasera mi avrebbe fatto una sorpresa. Decisi di prepararmi un toast per cena, avevo esagerato con la pizza la sera prima, dovevo restare in forma se volevo continuare a ballare. Alle 7.30 sentì il campanello di casa suonare, Giova era finalmente arrivato. Con lui c'era lo scatolone con tutte le lettere. "Ecco a te principessa" disse porgendomi la scatola e dandomi un bacio sulle labbra. Io sorrisi, prendendo quell'ammasso pesante e rifugiandomi in camera, non vedevo l'ora di leggere il tutto. "Ah è così che si fa? Nessuna ricompensa per me?" Gli diedi un bacio profondo "se vuoi in frigo c'è del cibo" lui scoppiò a ridere "grazie dell'ospitalità" disse ironico. Non risposi, ero troppo presa dalle mie lettere. Ne presi una a caso.
Era datata Natale 2012.
Cara Amelia,
È da un po' che non ti scrivo, l'ultima volta è stata per l'halloween scorso, dicendoti che avrei mangiato un sacco di castagne anche per te, perché so che ne vai matta. Come regalo di Natale per quest'anno avevo pensato di prenderti un bel pensierino, che probabilmente finirà nello scatolone con tutti gli altri. Non ti ho detto? Ho preso una scatola e dentro ho messo tutte le lettere che ti ho fatto e i regali. Questo lo incarterò di verde.
Cercai dentro la scatola il mio regalo. Trovato! La carta era del mio verde preferito, quello scuro e intenso, come il colore dei pini. Giova tornò in camera e si sedette dietro di me abbracciandomi. "Aprilo dai" mi invitò lui. Con delicatezza sciolsi il fiocco che lo teneva, e aprì la scatolina, dopo aver tolto con la massima cura quella bellissima carta da regalo verde. All'interno c'era una bellissima collana con l'infinito, rimasi sbalordita, era davvero bella. Lui la prese e la mise al mio collo. "È ancora più bella addosso a te" disse, per poi baciarmi. "Dai su vai avanti con la lettera"
Credo di non aver mai fatto niente di tutto questo per una ragazza. Sai ne ho avuta una, niente di serio, solo per solo per passare il tempo, si chiamava Aurora, un bel nome, ma nessuno come il tuo, mia dolce Amelia. Con il tempo mi sono accorta di quanto io in realtà sia sempre stato innamorato di te, tanto innamorato quanto codardo. Mi manchi infinitamente, spero tu stia passando un bel natale con la tua famiglia, chissà magari starai pensando a me, forse sei a sciare in montagna, oppure sarai tornata in Veneto da tua nonna. Ho saputo della morte di tuo nonno, me lo ha detto Andrea ma me ne sono ricordato solo ora. Spero tu stia meglio.
Detto questo, Buon Natale Amelia, colgo l'occasione per augurarti una felice permanenza dovunque tu sia e per dirti che mi manchi, veramente tanto.
Ripiegai la lettera e abbracciai Giovanni. "Buon Natale anche a te" e lo baciai. Lo amavo così tanto. "Amore, che ne dici se andiamo a cena fuori?" "Io ho già mangiato" risposi rattristendomi. "Dai Amore ti prego, mangia un'insalata, un altro toast, ma ti prego vieni con me" piagnucolò lui. "Va bene, infondo te lo devo" lui tutto felice cominciò a saltare per tutta la stanza. Mi alzai e misi lo scatolone sopra il letto. Giova mi prese per mano e mi stava trascinando fuori. "Amore aspetta che mi cambio almeno!" Cambiò direzione e mi portò in camera, e cominciò a togliermi i vestiti. "Amore, ho 19 anni, so togliermi i vestiti da sola" lui mi baciò per farmi stare zitta, poi si spostò sul collo per poi andare verso le clavicole e lasciare dei segni violacei. Poco dopo lo fermai a malincuore dicendogli che dovevamo andare, lui aprì l'armadio e cominciò a frugare tra i vestiti. "Questo!" Disse per poi porgermi un vestito nero, molto elegante. "Mmm va bene" misi il vestito e lasciai che fosse Giova ad allacciarmelo. Il contatto delle sue mani fredde con la mia pelle mi fece rabbrividire. Amavo le sue mani. Erano grandi, disposte a tenermi, con cura, a proteggermi. Misi le mie fidate Doctor Martens, stavano bene con tutto, perfino i pantaloni da ginnastica, le adoravo. Semplici ed eleganti allo stesso tempo. Uscimmo di casa dopo che avessi scritto sulla lavagna in cucina 'Sono a mangiare fuori con Giova' anche se probabilmente i miei tornavano a casa dopo di me. Erano sempre via, non tornavano quasi mai, solo nei week end. Oggi è Sabato sera e quindi sarebbero dovuti tornare ieri, ma nessuno si è fatto vivo, strano. Proverò a chiamarli più tardi.
Arrivati in questo bellissimo ristorante di Trento, in cima ad una collina, Giova chiese il tavolo con vista sul paesaggio. Era un po' tardi, ma i bellissimi colori del tramonto si sarebbero visti per qualche minuto ancora. Ci sedemmo e ordinammo, Pollo! Voi non avete idea del mio amore verso il pollo e di quanto Giovanni mi abbia sempre rotto. Mi ricordo che quando eravamo alle medie, in terza mi sembra, ha regalato una scatola di cioccolatini, solo che piuttosto che questi, c'erano le crocchette di pollo. È stato in quel momento che ho capito quanto lo amavo, solo lui mi conosceva veramente bene. "A cosa pensi?" Interruppe i miei continui pensieri. "Alla scatola di crocchette di pollo che mi hai regalato a san Valentino" lui cominciò a ridere. "Guarda che anche l'anno prossimo le voglio!" Lo ripresi io. "Certo amore" rispose mentre continuava a ridere. La sua risata era così bella e contagiosa, che cominciai a ridere pure io. "Sai, sono successe molte cose in questi ultimi cinque anni" disse lui mentre addentava un pezzo di filetto. "In prima superiore, la settimana dopo che cominciò la scuola, mi sono rotto il ginocchio" io lo guardai a bocca aperta. "In pratica la rotula si è staccata dalla tibia, e mi hanno operato... quanto avrei voluto che tu fossi lì con me." Ero dispiaciuta per lui, infondo non se lo meritava. "Stavo giocando a basket con amici, c'era anche Andrea, finché non ho fatto un salto e sono caduto male e da lì non mi sono più rialzato. Sai qual è la cosa più brutta però?" Io scossi la testa. "Durante il tragitto non hanno neppure messo le sirene, ero stra contrariato" e cominciò a ridere. Li ho capito che non stava troppo male per quella cosa, per fortuna, perché ci rideva sopra. La serata passava tranquilla, avevo l'amore della mia vita, il pollo, non poteva andare meglio di così.
O almeno pensavo fosse così.
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