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il giorno arriva presto qui. La mattina è scandita dall'odore di brioches calde e dal caffè. Qui tutto si sveglia alle 7 ed anche io.

La luce che entrava dalla mia finestra attraverso le tende bianche era incantevole.

Quanto amo la luce. Non posso stare senza. Anche d'estate le tapparelle sono alzate e la luce calda del sole riscalda la stanza ed il canto dei passeri e dei merli sugli alberi che contornano la nostra locanda mi fa pensare ogni mattina a quant'è bello questo mondo e la mia vita.

Nulla poteva andarmi storto, fino a che.

Mi stropicciai gli occhi ed emisi uno sbadiglio silenzioso. Era piena estate, ma avevo sulle gambe il mio lenzuolo. Qualsiasi temperatura ci fosse nella mia stanza nessuno poteva separarmi dalle lenzuola quando cala la sera.

Mi alzai in piedi, sostenuta dalle mie sottili gambe. Mi avvicinai allo specchio e mi sistemai i capelli. erano mossi e di un castano chiaro.

Contornavano il mio viso chiaro e pulito. Più mi guardavo più pensavo che dovevo fare qualcosa di costruttivo per eliminare quella brutta espressione triste dal mio viso.

Mi tuffai nell'armadio e ne uscii con in mano una canottiera Rosa e dei pantaloncini grigi. Mi sfilai il pigiama rosa ricoperto di orsetti bianchi e mi infilai i vestiti appena riesumati dall'armadio.

Detto così sembra che il mio armadio sia un campo di battaglia. In realtà è la cosa più ordinata che c'è in questa locanda. Sono abbastanza ossessionata dall'ordine, Quindi i miei vestiti sono ordinati in base al capo, al colore ed al tessuto. Già.

Mi infilai le infradito ed attraversai la porta della mia camera. Era uguale a tutte le altre vista da fuori. Io dormivo da sola in una camera della nostra locanda, mentre mio padre dormiva in un'altra stanza dove c'è l'ufficio.

Mio padre pensava che ormai a 17 anni ero troppo grande per dormire con lui, quindi la situazione è così.

Mi diressi al bar e salutai sammy, la nostra cuoca che ogni mattina si svegliava prima di tutti e preparava le sue deliziose brioches.

Ne afferrai una e mi diressi in giardino, per poi raggiungere il tavolino di pietra che mia madre voleva tanto, per sgranocchiare all'aria quella delizia.

A questo punto mi aspettavo il solito pullman che si ferma qui per portare e trasportare le persone in città. Passava ogni ora, ma poche persone arrivavano in questo periodo.

C'erano solo persone che poco dopo andavano via. La nostra locanda era situata su una strada dalla quale si poteva vedere il paese, solo che ciò che ci separava da lui era un grande campo di grano ed il pullman era l'unico mezzo per comunicare con il mondo esterno.

Vidi arrivare da lontano il grande mezzo di trasporto e non mi aspettavo che scendesse qualcuno. Con mia gioia vidi qualcuno scendere. Era un ragazzo molto alto, con indosso una canottiera grigia e dei pantaloncini neri.

Era abbastanza anonimo come soggetto, ma probabilmente aveva al massimo 18 anni. Non vidi bene il suo viso ma riuscii a notare che aveva uno zaino troppi piccolo per contenere le cose che di solito si porta dietro qualcuno che viaggia.

Mentre percorreva il vialetto per arrivare alla porta della locanda mi lanciò un'occhiata. Io, un po' intimidita volta i lo sguardo e diedi un morso alla brioches.

La cosa buffa è che io non do mai dei grandi morsi al cibo perché ho la bocca molto piccola e devo masticare brutalmente prima di finire il pezzo che ho preso il bocca.

La cosa ancora più buffa era che dopo quel morso sentii i passi di quel ragazzo che strisciavano nell'erba, dirigersi verso di me. Mi voltai e me lo ritrovai davanti.

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