Nel mentre che ero immersa nei miei pensieri sentii bussare alla porta. Andai ad aprire e mi ritrovai davanti Ivan con la mano rivolta verso di me, per mostrarmela.
Era ricoperta di sangue e quasi svenivo alchè sentii " non è che avresti un cerotto?" gridai "un cerotto?! Qui ci vogliono i punti, l'ambulanza! ospedale oddio".
Mi poggiò la mano ancora integra sulla spalla e mi disse " fidati, se mi dai un cerotto mi passa tutto". Nell'udire quelle parole mi venne un nodo alla gola, ma cercai di accontentarlo.
Gli dissi di rimanere dov'era e cercai in giro i cerotti, le garze, il disinfettante. Ovviamente ci misi molto poco e gli afferrai la mano ancora viva per trascinarlo in bagno.
Lui oppose resistenza vedendomi con mille medicazioni in mano, ma non poteva sovrastare la mia forza di volontà.
Gli poggiai la mano sanguinante sul lavandino e gli sciacquai via il sangue. Già a me il sangue faceva abbastanza ribrezzo, come le ferite in generale e boh, la sua ferita era enorme, ma cercai di mantenere la calma.
Si era tagliato non so come da metà pollice fino al polso, ma non era proprio un taglio profondo. Mi faceva schifo comunque.
Gli disinfettai la mano e mi aspettai una qualche reazione di dolore, ma niente. Era impassibile e sembrava quasi scocciato.
Probabilmente avrebbe voluto fare da solo, ma solo un cerotto di certo non bastava. Gli fasciai la mano in qualche modo, e mentre gli facevo da infermiera gli chiesi come ha fatto a tagliarsi.
Mi rispose "stavo aiutando sammy a tagliare roba e forse sono andato troppo veloce".
Mi poggiai la mano e, sospirando, risposi " devi stare più attento e poi devi imparare che non tutto si può fare da se. Una ferita non si deve mai sottovalutare".
Lui scocciato mi afferrò la mano e me la fece passare sulla sua spalla, per poi affermare "pensi che non sia abituato? Per questa è bastato ago, filo e la manica di una maglia. Non sottovaluto, ma non sopravvaluto nemmeno".
Rimasi un po' interdetta..per poi realizzare e ritirare via la mano gridando sconvolta " te la sei cucita da solo?! Con il cotone?!". Oddio!
Non potevo pensare che una persona potesse avere tanto coraggio. Poi mi calmai e lo portai fuori dal bagno. Nel mentre gli chiesi "come ti sei ferito alla spalla?". Si bloccò di botto ed anche io, che gli tenevo la mano.
Si guardò intorno, probabilmente ci stava pensando e poi disse " sono caduto..dalla bici". In quel momento fú titubante e non sembrava molto sincero, ma non ci pensai troppo.
Prima di uscire dalla mia stanza i suoi occhi cercarono qualcosa nei miei. Non so, forse era scosso per la mia domanda.
Forse c'era di più di una bici, ma ripetendolo, in quel momento non ci pensai troppo.
Passarono un po' di giorni ed i miglioramenti nella nostra locanda si sentivano e si vedevano. Il giardino era piú curato che mai e nessuno veniva a lamentarsi piú di niente.
Ce la stava mettendo veramente tutta. Ivan aveva 18 anni, ma ne sapeva di piú lui che io, mio padre e il resto dello staff messi insieme.
Era incredibile come sapesse risolvere qualsiasi problema, come se risolvesse problemi da sempre. Ero davvero contenta di tutti questi cambiamenti e le cose ricominciavano ad andare bene.
Quando scrissi tutto alla mia migliore amica ottenni da lei una reazione abbastanza diversa però. Le stavo scrivendo di tutto ciò che aveva fatto fino ad ora, ma lei, quando finii di illustrarle tutto mi disse
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Not normal story
Teen Fiction"Mi poggiò una mano sulla testa ed era strano a vedersi ma le sue guancie si erano colorate di un tenue rossore. Mi scompigliò i capelli e si alzò"