Sedicesimo Capitolo

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Annuisco silenziosamente, voltandomi ed entrando nel bagno che si trova lì di fronte.
Vedo appena attraverso la porta socchiusa quei due uomini che Hanji ha fatto entrare.
-Mi dispiace davvero tanto...- si scusa lei, prendendo le loro giacche. -Non si preoccupi... Con questa pioggia poi- uno dei due uomini cerca di tranquillizzarla, mentre io svogliatamente distolgo lo guardo da tutt'altra parte.
Ricordo dove si trovano le cose, per fortuna Hanji ha deciso di lasciar tutto com'è sempre stato.
Prendo due asciugamani, viola. Ridacchio sottovoce, ricordando come Hanji era riuscita a convincere papà a comprarli.
Esco dal bagno, ritrovandomi Hanji con uno sguardo a 'mo di scuse verso uno dei due.

Mi avvicino, rimanendo sempre più sorpreso, mentre realizzo com'è messa la reale situazione davanti a me. E chi sono quelle due sagome nella penombra.
-Eren da un asciugamano al Signor Ackerman- mormora Hanji, mentre io senza rendermene conto rimango fermo nel bel mezzo dell'entrata.
La guardo annuendo appena -S-Sì- balbetto insicuro, allungo l'asciugamano a Levi che senza neanche guardarmi avvicina la sua mano e lo afferra. Sento le sue dita sfiorarmi la pelle e dei brividi percorrermi la schiena.
L'ultima persona che volevo vedere è qui... Perché?
Guardo Smith confuso e in cerca di risposte, ma lui ricambia il mio sguardo col fare dispiaciuto.
Sospiro mentalmente guardando di nuovo Levi, mentre si asciuga i capelli bagnati.
-Venite... Posso offrirvi qualcosa? Della cioccolata calda o del tè?- domanda Hanji conducendo tutti nel salone, il mio sguardo cade sullo scatolone, ancora sul tavolino.
-Sì grazie- mormora il corvino al mio fianco notando che la mia attenzione è da tutt'altra parte.

Levi si siede subito pogiando il gomito sul bracciolo del divano.
Prendo subito posto dal lato opposto, lasciando che Smith ci divida.
Quando ho lasciato Levi... Il Signor Ackerman da solo... Beh... Ammeto di non esser stato poi così gentile. Ma c'è molto di più di cui mi dovrei vergognare.
Una notte insieme, e forse avrei dovuto passarne molte altre come quella. Grazie al mio comportamento non sarà più così. Levi... Il Signor Ackerman, non mi vorrà più con sé.
Però un dubbio mi assale. Non so se esserne felice oppure no. Sicuramente mi sento solo in colpa. Ed il senso di colpa soffoca la mia, felicita?

Attorciglio le dita fra di loro, sentendo l'ansia e l'imbarazzo.
Ho quasi paura di alzare lo sguardo, e di incrociare quello del Signor Ackerman.
-Smith...- lo sento sussurrare, sgrano gli occhi mentre il mio cuore perdere un battito per paura di aver quasi intuito ciò che sta per accadere.
Smith, purtroppo, si alza. Senza lasciar alcun muro fra me e il corvino.
-Signora Zoe, lasci che la aiuti- le parole di Smith mi inquietano. Non per il loro contenuto.
Guardo le spalle di Smith, a cui supplico con lo sguardo di restare. Ma loro si allontanano, si allontanato, fino a scomparire nell'altra stanza.
Per mia fortuna la cucina è nella stanza accanto.
Ma questo non lo fermerà. Lo so.

-Perché te ne sei andato?- la sua voce è fredda, ma nonostante questo sembra ferita.
Non mi guarda, lo so perché non sento i suoi occhi addosso, e anche perché sono io che guardo lui. Boccheggio non sapendo cosa dire in realtà.
-Lavori per un giornale? Stai scrivendo un articolo su di me?- domanda a raffica. Il mio sguardo è disgustato da questo genere di pensieri -Cosa? No.- rispondo immediatamente.
-Allora perché?- si volta e mi guarda con quegli occhi pieni di dubbio e confusione, stringe i denti -cosa ho fatto di sbagliato? Hai accettato di farlo. Dovevi solo firmare quello stupido foglio- mormora mentre un pizzico di rabbia cambia la sua voce.
-Se è così stupido perché esiste?- domando freddamente distogliendo lo sguardo. Stringo forte le mani in due pugni aspettando la sua risposta.
-È per tutelarti- la sua voce è calda, sincera, pulita. Quasi dolce.
-Tutelarmi...?- domando in confusione. Me o se stesso?
-Tutelarti da me e da quello che potrò mai farti- così malinconiche e tristi le sue parole. -Levi...- appena sussurro il suo nome. Lo sguardo di nuovo, desidero ardentemente abbracciarlo.
Il suo sguardo è fermo in un angolo della stanza. Sembra non conoscere la solitudine, perché non conosce la compagnia. È sempre rimasto... Solo...

Provo ad avvicinarmi, ma in quel momento Hanji e Smith tornano con una tazza per ogni mano.
-Ecco a voi!- annuncia Hanji, provando vanamente a rallegrare la stanza come il sole prova ad illuminare gli angoli bui.
Ci passano le tazze, e il tè caldo resuscita le mie mani congelate.
-Credo che dovrete rimanere qui questa notte... Con questa pioggia non si può amdare da nessuna parte- mormorò Hanji, io provo a mostrmi disinteressato -... Vale anche per te, Eren- aggiunge, facendomi sospirare pesantemente.
Poso la tazza sul tavolino e afferro il telefono dalla tasca -chiamo Armin è gli dico che rimango qui- borbotto alzandomi dal divano, mi allontano componendo il numero del mio coinquilino.

Quando torno nel salone c'è solo Levi. O Signor Ackerman. Non ho la più pallida idea di come chiamarlo.
Fra le sue mani vedo la foto di mio padre, sorrido appena avvicinandomi a lui.
-Dove sono...?- domando guardandomi attorno in cerca dei due. -Zoe ha portato Smith nella camera degli ospiti. Io dormirò sul divano- spiega brevemente, -sul divano?- domando insicuro sulla decisione presa, -non dormirò di certo con Smith. Dormo sempre da solo- continua a guardare la foto -lui chi è?-
-Lui è mio padre- mormoro malinconico ma felice.
-Come si sono conosciuti i tuoi genitori?- mi domanda analizzando la foto.

Questa storia me l'ha raccontata mille volte mio padre -lui si era innamorato di lei dal primo secondo in cui l'ha vista. Ha provato a conquistarla, ma la sua reputazione da PlayBoy lo precedeva, e mia madre non aveva alcuna intenzione di uscire con uno come lui- sorrido per la testardaggine di entrambi -Ma lui non la voleva dimenticare, non come tutte le altre. Le chiedeva sempre di uscire con lui, tutte le vote che ne aveva la possibilità...
Così, un giorno, lei si arrese. E accettò.
Però mio padre era in ansia, non sapeva comportarsi, non era una situazione come le altre, perché lei non era "le altre". Non sapeva come farla sua. Come farla innamorare di sé. Così... a fine serata, dopo aver provato ad essere se stesso, le fece una semplice domanda...- mormoro piano quelle parole, con cautela, come se, sbagliando rovinassi tutto -... Le chiese "come posso averti?"-
-E lei cosa rispose?- domanda curioso, scuoto la testa -non lo so...- sussurro in parte dispiaciuto, ma dall'altra parte comprendo che è proprio quella la parte della storia che la rende speciale.

La notte era più che fredda. Gelida, come non mai.
Tremo sotto le coperte, ma nonostante questo il sonno non manca.
Socchiudo gli occhi, troppo stanco per dar retta al mio corpo tremolante.
Sento il sottile cigolio della porta, dei silenziosi passi, le coperte e il letto si muovono leggermente e un braccio mi avvolge i fianchi.
D'un tratto il sonno sparisce e rimango immobile ad osservare il comodino.
-Che ci fai qui?- non mi muovo dalla mia posizione, sento il suo calore riscaldarmi.
-Non far finta di non esserne contento. Sento i tuoi denti tremare dal piano di sotto- borbotta stringendomi di più -e poi, ho freddo anch'io- scuse, tutte scuse.
-Saresti potuto andare da Smith- bofonchio, anche se inizia a divertirmi la situazione. -Non sei tu...- mormora baciandomi il collo, -sei venuto qui per dormire o fare altro?- domando mentre anche i suoi baci mi riscaldano. -Altro- mormora in risposta -ma se facessimo ciò che ho in mente, sveglieresti tutto il vicinato con le tue urla- ridacchia contro la mia pelle, -stronzo- borbotto facendolo ridacchiare di più.
Continua a baciarmi il collo, salendo e scendendo lentamente.
-Voglio che torni con me, nel mio appartamento. Che tu faccia sesso con me, solo con me. Ogni notte, mattina, tutte le volte in cui ne avremo voglia. Voglio averti sempre, senza condividerti con Armin e nessun altro- l'ultima frase sembra quasi un capriccio, formato dalla gelosia forse. -Armin è solo il mio coinquilino...- sussurro -non m'importa- affonda il viso contro la mia schiena -... Ma tu non farai tutto questo. Non firmerai quel contratto con le mie condizioni- sospira, e sento il suo respiro caldo conto la pelle -Eren...- sussurra il mio nome -Come posso averti?- quella domanda mi fa battere il cuore, nella mia testa c'è solo un risposta: mi hai già. Mi hai già brutto idiota.
Ma non posso dare librero sfogo ad un pensiero che potrebbe essere frainteso, dimenticato o preso sottogamba. Non posso lasciare che se ne approfitti.
La mia mano stringe la sua, non so perché ma delle piccole lacrime bagnano il mio cuscino -voglio questo...- sussurro mentre mi lascio coccolare dal suo profumo.

Sʜᴀᴅᴇs Oғ Yᴏᴜ • Sfumature Di Te • ERERIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora