Questa storia è ispirata a 50 sfumature di Grigio, ovviamente non intendo copiazzare ogni singola parola, azione o altro.
Eren cerca di dare il meglio di se stesso riguardo a ciò che ama fare, ovvero scrivere. Molte volte gli si sono state sbattute...
Sento una strana ansia avvolgermi il petto e sussulto guardandomi allo specchio. Le occhiaie sono troppo evidenti, i capelli sono sempre in disordine e non intendono stare al loro posto, mentre la mia pelle la vedo secca e poco curata. Come se fossi uno zombie appena resuscitato.
Sbuffo contro il me stesso riflesso nello specchio passandomi una mano fra i capelli, cerco di sistemarli alla buona mentre ritorno nella mia stanza afferrando la valigetta sul letto. -Armin!- urlo chiamando il biondo in cucina. Lo sento correre per il corridoio avvicinandosi alla mia stanza. -Cosa succede?- domanda facendo sbucare la testa. Lo guardo, incrociando i suoi occhi -dovevi chiedermi qualcosa ieri sera?- gli domando ricordando che la sera prima voleva parlarmi con uno strano interesse. -Ah, ehm... Volevo chiederti...- esita un po' -potresti sostituirmi al bar questa sera? Volevo portare Historia a fare in giro- si gratta la nuca con lo sguardo innocente, ed è proprio quello sguardo che riesce ad ottenere qualsiasi cosa da chiunque.
-D'accordo... Dopo il colloquio andrò i. caffetteria- sussurro guardando fra le mie cose. -Non è una caffetteria, ma un bar- borbotta ricominciando con la stessa storia. Sorrido mentre lui gonfia le guance fulminandomi con lo sguardo -Okay, okay. Come vuoi tu- alzo le mani in segno di resa mente esco dalla stanza seguito dal biondo. -Fra quanto dovresti essere lì?- mi domanda -fra poco... Devo sbrigarmi- annuncio facendo fretta anche ai miei pensieri.
-Dov'è Historia?- domando notando uno strano silenzio. Mi volto verso Armin -indovina- sussurra inclinando leggermente la testa. -A presto Historia- urlo cercando di farmi sentire da lei.
La vedo correre fuori dal bagno, cadendo quasi a terra. Con gli occhi sbarrati e del dentifricio sul mento. -A presto Oniichan!- mi salta addosso abbracciandomi come la mattina prima.
Faccio partire Bezzy, entrando in strada. Ieri sera mi era arrivata una mail con l'indirizzo. Dovrei chiedere come mi hanno fatto a trovarmi? Dovrei essere inquietato oppure onorato?
Credo di essere arrivato. Scendo dalla macchina sperando di non prendere un'altra multa. Se Hanji lo scoprisse mi perseguiterà per pagarla lei, devo trovare i soldi: per l'affitto che Hanji mi paga, i pezzi per riparare Bezzy. Ho bisogno di un lavoro per poter riempire il tempo e per trovare la mia indipendenza. Non sopporto che Hanji mi paghi ogni cosa.
Mi guardo attorno, cercando quello che potrebbe essere il palazzo di Mr. Ackerman. Ma nessuno sembra essere quello giusto. Mi volto, notando un grande palazzo, alto e maestoso. Molto più grande e splendido di quello di Me. Hanner. Attraverso la strada a bocca quasi aperta, facendomi quasi investire da un'auto.
Entro e mi guardo attorno. Ogni cosa attorno a me è cupa. Il bianco e il nero sono gli unici colori. I muri spogli ma la sala è "arricchita" da uomini e donne in abiti eleganti. Anche se i loro visi sono spenti mentre parlano fra loro, o al telefono. Non comprendo quest'agonia nascosta nei loro sguardi.
Li osservo, mi concerto, ma non li capisco.
Sento un tocco soffice sulla spalla, mi volto trovandomi davanti dei grandi occhi marroni, i capelli del medesimo colore sono raccolti perfettamente in uno chignon. Neanche un capello fuori posto. -Lei è Mr. Yäger?- domanda aguzzando gli occhi su di me. Annuisco -Eren Yäger- sussurro il mio nome come se fosse un segreto. La ragazza annuisce a sua volta -la prego di seguirmi- mi da del lei, questa cosa mi mette ancor più ansia. Inizia a camminare verso una via a me sconosciuta ma la seguo, dalla voce sembra la ragazza con cui avevo parlato al telefono.
-Lei è la segretaria di Mr. Ackerman?- cerco di affiancare il suo passo felino cercando di non inciampare sui miei stessi piedi. La sento soffocare una piccola risata -sì, sono io, Mr. Yäger- ci avviciniamo all'ascensore e mi scorta all'interno premendo poi uno dei tanti bottoni. Le porte dell'ascensore si chiudono dividendo noi due da quei visi cupi.
-Posso farle una domanda?- interrompo il silenzio anche perché non lo sopporto. -Prego...- tiene le mani unite in avanti che sfiorano le cosce mentre la schiena è più che dritta. -Come avete fatto a trovare la mia e-mail?- domando abbastanza confuso. Lei volta leggermente il viso verso di me -sono segreti di Mr. Ackerman- sembra quasi seria. +Posso farle io una domanda Mr. Yäger?- torna a guardare le porte di fronte a se. -Sì... Credo di sì- sussurro un po' sorpreso -chiamami Eren- aggiungo subito dopo cercando di spezzare quel lei. La sento ridacchiare -Ymir- sussurra quello che credo sia il suo nome. -Perché sei qui Eren?- mi domanda girandosi, per metà questa volta, verso di me. Mi sorride in modo dolce, mentre io non so cosa rispondere. Una domanda inaspettata.
-Ho... Avevo un appuntamento con Mr. Hanner, ma. Beh, le cose non sono andate come speravo che andassero- faccio un sorriso malinconico, mentre la mente mi riporta immagini di quegli occhi freddi. L'ansia che provavo nell'ascoltare quella voce. Scuoto la testa cercando di portar via da davanti i miei occhi i suoi. No Eren. -Beh, mi ha dato il biglietto da visita di Mr. Ackerman- annuisce e torna nuovamente a guardavate davanti a se. -Capisco. Mr. Ackerman è un uomo importante, Eren... Se ha voluto vederti il prima possibile. Beh... Significa che hai fatto colpo- in quel momento le porte si aprono ed Ymir esce fuori con gli stessi passi felini con cui era entrata.
Camminiamo ancora un po', per poi ritrovarci di fronte, al posto di un muro, delle finestre, grandi ed estremamente pulite. Ymir bussa e, dopo aver sentito qualche parola mormorata appena, afferra una delle maniglie aprendomi la porta per farmi entrare. -Non ti serve un "buona fortuna"- sussurra, inclina la testa invitandomi ad entrare.
-Grazie- mimo con le labbra e, con la stessa insicurezza, entro nell'ufficio. Mi guardo attorno. Trovando grandi dipinti di animali, tutti in bianco e nero. Un leone. Un panda. Un orso. Una zebra no? Mi domando guardandoli uno dopo l'altro. I muri bianchi, il pavimento in mattonelle nere, sembra tutto abbastanza costoso.
Osservo l'uomo intento a guardare fuori dalla finestra. Mente alle sue spalle si trova una scrivania di un legno scuro.
Mi ricorda tanto dio, che osserva i suoi esseri. Osserva me. Ma io non sono laggiù. Non adesso. Vedo i suoi capelli corvini e le sue spalle tese mentre, lentamente, si volta verso di me.
Spazio autrice:
Hola gente~
Che ne dite di una storia così? ⬇
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Pensavo di scriverne una con Levi Neko, bu idk- ono