Gli strappò il respiro, avvinghiando con forza le sue labbra alle proprie, in un gesto che indicava possesso e un desiderio feroce e mordente.
Valentine si ritrovò boccheggiante mentre il Conte concedeva una tregua alle sue labbra martoriate dai precedenti assalti, impetuosi e famelici. Il Vampiro lo liberò in un attimo del cappotto e tornò a baciarlo, voracemente, mordendo le sue labbra con foga, quasi avesse intenzione di strappargliele via; dal canto suo, Valentine suggeva quelle labbra fredde e piene ogni volta che lo avvolgevano nei loro baci voraci. Si stavano spostando, senza staccare le labbra, e ben presto l'Incubo sentì la schiena cozzare contro la spalliera di un divano e si ritrovò schiacciato tra il broccato riccamente ricamato e il corpo snello del Conte.
Iniziò a spogliarlo, lentamente, sfiorando volutamente ogni nuovo pezzo di carne scoperta che si increspava per il freddo della stanza e il tocco leggero dei polpastrelli. Scoprì il petto pallido e scolpito, che pareva quasi risplendere alla pallida luce della lampada, e le linee sottili di antiche cicatrici che lo attraversavano, ricordi di vecchie e sanguinose battaglie. Non si era mai domandato quanti anni avesse il Conte, non ne dimostrava più di una trentina, ma i segni che deturpavano il suo petto e la sua schiena lasciavano presagire che avesse vissuto a lungo e avesse affrontato tante battaglie e difficoltà. Accarezzò con la lingua quei segni, seminando una scia di umidi baci lungo il percorso. Arrivò ad uno dei capezzoli ed iniziò a stuzzicarlo con la lingua, sentendolo inturgidirsi sotto quei tocchi leggeri e vezzosi. Il Conte gettò il capo all'indietro, spargendo nella luce soffusa della stanza i ricci scuri, in un'aureola d'ebano. Valentine vi affondò le mani, rimanendovi impigliato, mentre le sue labbra risalivano lungo il collo, facendo fremere il Conte. Gli morse scherzosamente il collo, strappandogli un uggiolato di rimprovero. Risalì fino all'orecchio e iniziò a tormentarne il lobo, con morsi leggeri e baci flebili.
Valentine sentì il freddo delle dita del Conte penetrare all'interno dei suoi vestiti, alla disperata ricerca del calore della sua pelle. Gli tolse la giacca, che gettò a terra, presto raggiunta dal panciotto, e iniziò a scavare febbrilmente nella camicia, annaspando tra le pieghe di lino, mentre l'Incubo lo soffocava con i suoi baci bollenti che lo facevano ruggire e mormorare, come le onde spettinate dal vento di un mare in tempesta.
La luce insicura della lampada creava suggestivi giochi di ombre sul volto dell'Incubo, accentuandone i tratti del viso delicati, ma non femminei e sfuggenti, sottolineando la curva seducente delle labbra, allungando in ombre sinuose le ciglia sulle guance e accendendo il suo sguardo di fiamme fredde, danzati nel mare cristallino delle iridi. Quell'Incubo era quanto di più bello e vicino alla perfezione il Conte avesse mai visto. Pur essendo consapevole del fatto che quello non fosse il suo vero aspetto, ma una maschera, si era ritrovato suo malgrado a scoprire di essere attratto da quella creatura più di quanto volesse ammettere a se stesso. Non era solo fame, era un bisogno viscerale di sentire il calore del suo corpo, il sapore delle sua labbra, il soffio del suo respiro che gli accarezzava l'orecchio, il suo sesso che si ingrossava sotto i suoi tocchi calcolati e sapienti, le sue grida di giubilo e dolore quando lo penetrava con forza. La sensazione di onnipotenza che gli donava il dominarlo e il saperlo completamente sottomesso a lui, al suo volere e ai suoi capricci, come un servo con il suo signore, anche senza bisogno di ricorrere alla Malia. La camicia di Valentine raggiunse quella di raso dell'altro. Il Conte rimase estasiato di fronte alla perfezione delle forme di quel corpo, muscoloso, ma senza esagerazioni, un busto di marmo della statuaria greca accarezzato da farfalle di flebile luce. Valentine iniziò ad accarezzargli la nuca, mentre le sue labbra tornarono a vessare quel pezzetto di pelle estremamente sensibile che aveva appena sotto l'orecchio: ogni volta che lo sfiorava, una scarica di brividi gli faceva contrarre i muscoli in spasmi involontari.
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Incubi Sereni
VampireAren è un reietto, un escluso: è stato cacciato dal Circolo per aver osato innamorarsi, di un Umano, per giunta, rischiando di compromettere la sicurezza del Circolo stesso che da anni protegge e nasconde le creature della notte agli sguardi degli A...