2-Questo mondo

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La Centrale era il centro esatto di Terrot, le sue grandi torri si estendevano altissime quasi fino a toccare l'Arco, come noi abitanti chiamavamo il soffitto di roccia che ricopriva le città. Erano di metallo e vetro a specchio sul quale si riflettevano tutte le luci delle strade assestanti. Ogni volta che mi trovavo sotto le tre grandi torri mi sentivo piccola e insignificante, in uno stato sublime tra l'ammirazione e il terrore. Stella mi prese il braccio e mi allontanò
"Fighissimo da dove si entra? " mi chiese
"Credo che dovremmo seguire la professoressa, di la" risposi indicando una donna alta in tailleur e con un paio di occhiali sul naso adunco. Ci diriggemmo verso l'entrata,  le tre torri erano divise dal centro della città da un cancello molto alto e dorato, esse si trovavano al centro di una specie di isola circolare, con una piazza immensa fatta di alberi e sculture varie. Mentre camminavamo al centro di questa piazza enorme i miei copagni si dimenavano per lo stupore ammirando dall'interno la più bella costruzione del nostro mondo.
"Ei Alycia quando lavorerò qui ti ci porterò tutti i giorni e magari mi degnerai di uno sguardo " disse un compagno dietro di me ad Alycia Dorrew, la più insopportabilmente perfetta ragazza che conoscessi, nonostante fosse una cosa piùttosto triste da dire lui rise
"Neanche tra cento miliardi di anni, Def" rispose lei impettita. Non che fosse antipatica ma era troppo perfetta per essere umana, avevo sospettato fosse un androide finché non si era tagliata con le forbici a scuola. Alycia era il tipo di ragazza che poteva permettersi quelle attenzioni, io invece vagavo nella più totale mediocrità. Non mi ritenevo brutta e neanche bella, c'erano tratti del mio viso che trovavo carini e altri che detestavo. Niente a che vedere con mia sorella Lul, anche se aveva appena 13 anni si vedeva che sarebbe diventata bellissima, con i suoi capelli color dell'oro e gli occhi verde scuro era diversissima da me, dai miei capelli neri, lunghi fino alla vita e dai miei occhi color nocciola. Per non parlare delle lentiggini sul naso, orribili. Insomma niente che possa attirare particolarmente i ragazzi a parte gli sfigati o i maniaci. Non mi importava poi molto alla fine, una con una vita come la mia non poteva mica avere un fidanzato o stupidaggini del genere.
Stare alla Centrale mi faceva un effetto strano, pensare a mio padre che la mattina si recava li a lavoro mi faceva venire un nodo allo stomaco, lo immaginavo tra la folla con gli occhiali sul naso che salutava sorridente,  Jirde Ordern era così,  sempre con un sorriso sulle labbra e gli occhi scintillanti. Me lo ricordavo così a sei anni, mentre mi prendeva in braccio e mi sollevava in alto, mi sembrava di stare su un grattacielo.
"Bene ragazzi questo è l'Empireo, come sapete bene, la piazza dove si trovano le tre torri" mi voltai per osservare meglio il panorama,  mi sopraggiunse la Fertude Fontaine una fontana gigantesca decorata con cavalli e sirene in marmo , sua sorella era custodita nel parco della città nella piazza al centro che portava lo stesso nome della fontana.
"venite adesso ci dirigiamo verso il Secondo Mobile che come ben sapete è la torre dedicata alla distribuzione dell'energia in tutte le città sotterranee " adesso a parlare era stato un uomo con un camice bianco che sembrava un dottore, aveva la pelle scura e i capelli brizzolati. Ci stava portando alla grande torre centrale i cui portoni di metallo erano protetti da grosse guardie vestite di nero e con walkie-toki e manette.
"Tutti di qui per favore e attenti a non toccare niente, le prese elettriche corrono per tutta la torre" detto questo si spostò e dopo aver scambiato quattro parole con le guardie queste aprirono le ante delle porte.
"Questo è l'ingresso" disse, era maestoso, un mucchio di uomini con grembiuli simili al suo correvano di qua e di là con fogli e tablet in mano. Il pavimento era in marmo bianco con venature rosee, il logo della Centrale, un fulmine,  si manifestava ai piedi di due grandi ascensori. Mi voltai e mi stupì di vedere che anche se al di fuori i vetri a specchio coprivano la visuale, dall'interno si vedeva tutto il giardino circostante.
Quando prendemmo l'ascensore in gruppi da cinque, notai che l'interno di quest'ultimo era molto ampio per un ascensore normale. Mi domandai quanti scienziati ed elettricisti vi lavorassero all'interno.
L'ascensore iniziò a muoversi e iniziai a tremare, odiavo l'altezza.
Quando raggiungemmo il primo piano quello che mi apparve fu un labirintico sistema di corridoi molto meno eleganti di come appariva l'ingresso. Guardandomi in giro notai dei fili sulla parete che percorrevano tutti i muri intersecandosi tra loro. Mi domandai dove portassero e come potevano essi contribuire all'esistenza della struttura che teneva in vita tutto il nostro mondo, come leggendomi nel pensiero l'uomo in camice disse
"I fili che vedete attaccati alle pareti non sono altro che condotti con cui l'energia si muove lungo tutto il perimetro della Centrale fino ad arrivare al Motore Massimo da dove viene distribuita in tutta la città. Ovviamente questa struttura è molto più ampia di quanto possa apparire ai vostri occhi, qui lavoriamo l'energia, la generiamo ma la vera magia avviene sottoterra, è lì che si trova il motore massimo. Purtroppo non posso portarvi fin laggiù quindi dovrete accontentarvi di quello che vi mostrerò. Seguitemi. "
Lo seguimmo, e ci condusse in uno spazio enorme pieno di uomini e donne seduti su delle panche a fissare uno schermo.
"In questa sezione del Secondo Mobile gestiamo le luci notturne e l'energia dei neon nelle grandi aziende, nonché tutti i semafori e i servizi delle infrastrutture pubbliche, i nostri operatori sono attivi ed efficienti" Mi guardai intorno, a dire la verità sembravano tutti un po tristi.
Uscii a prendere un po d'aria, c'era una strano tanfo di plastica nuova che riempiva tutto l'ambiente. Vi erano schermi giganti e ologrammazioni quasi in ogni parete, ripetevano formule incomprensibili. 
Mi avvicinai poi ad una specie di mensola, anche da lontano avrei riconosciuto una foto mio padre. L'aggeggio che proiettava le foto era passato a quella di una donna dai lunghi capelli biondi che abbracciava un uomo in segno di amicizia. Rimasi li a fissarla per un po, volevo rivedere la foto di mio padre così rimasi li con le braccia conserte ad aspettare. Alcuni elettricisti passando di li mi gettarono delle occhiate,ma passarono oltre. Nello schermo venivano proiettate, nel frattempo, tante foto digitali di donne e uomini in camice che sorridevano dentro a dei cantieri o semplicemente abbracciavano dei colleghi. Riapparse una fotografia di mio padre, diversa da quella precedente. In questa si trovava in un cantiere, non portava il camice come gli altri suoi colleghi e sorrideva tenendo in mano dei fogli, aveva un sorriso spensierato e fiero che gli gonfiava le guance nello stesso identico modo in cui si gonfiavano le mie quando sorridevo. I capelli neri e scompigliati gli davano un'aria giovane e sbarazzina, gli occhiali ingrandivano i suoi occhi verde muschio. Sotto vi era una piccola scritta in digitale 28 Ottobre 186. Cantiere albo123st. Non ero ancora nata. Mi domandai a cosa si riferissero con albo123st. Quando alzai lo sguardo vidi che il muro sul quale si trovava la bacheca si era illuminato, seguii la striscia di illuminazione lungo tutta la parete finché non mi ritrovai davanti a una porta aperta. A quel punto avevo perso i miei compagni e la traiettoria che avevo seguito si era spenta. La curiosità mi spinse ad entrare. Era una stanza asettica di un colore rosa tenue. Al centro vi era un mobile di metallo e sulla parete una cartina con le coordinate del luogo dove mi trovavo. Da un armadio uscivano diverse scartoffie, lessi alcuni titoli andamento della sfera elettronica, comitato di attuazione Gov. , albo13sz. La mia curiosità si incentró sulla parola albo, cercai di prendere il foglio ma si trovava sotto diversi libri. Poi, lo scatto della porta. Non ebbi il tempo di muovermi ne di nascondermi. Mi voltai lentamente. Un uomo alto e corpulento con un camice bianco mi stava fissando.
"Lei che ci fa qui signorina Ordern?   Noi la credevamo morta"

I segreti della città sotterranea-TerrotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora