4-Segreti

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Per un momento rimasi immobile, troppo confusa per muovere un muscolo. La professoressa si era allontanata, ora era con il resto degli insegnanti e salutava gli alunni che tornavano a casa. Non sapevo se essere sollevata o terrorizzata, non poteva essere una spia del governo se mi aveva coperta. Oppure no? Forse non voleva che la scolaresca sapesse gli affari del governo, e in effetti quell'elettricista era stato molto piú che avventato. Per un attimo pensai di andarmene, scappare prima che se ne accorgesse e correre da Lul per prendere un treno per Mutrai prima che si accendessero le luci blu della sera. Ma qualcosa di istintivo mi diceva di restare, che sarebbe andato tutto bene, forse per non crollare perchè il mio istinto quel giorno aveva fatto cilecca. Forse dovevo davvero andare via e lasciar perdere l'istinto. Mi guardai in giro, mordendomi il labbro per l'incertezza, le nocche delle dita erano diventate bianche a forza di stringere il manico dello zaino. Lei era sparita. Girai i tacchi e scappai. Voltandomi per vedere se mi stessero seguendo. Il cuore a mille.
"Dove sta andando? " la professoressa comparve dinnanzi a me. L'espressione corrucciata si trasformó in un mezzo sorriso. La guardai negli occhi scuri con un espressione interrogativa.
"Non devi avere paura di me Shiori. Sono mesi che sto proteggendo te e tua sorella, vieni con me" detto questo mi voltó le spalle e si diresse verso la scuola. Mio malgrado la seguii.

L'edificio era vuoto ed ogni passo echeggiava tra le pareti. Restammo in silenzio. Non che non ci fosse nulla da dire ma io ero troppo scioccata da quella giornata per fare della semplice conversazione e sospettavo che lei avesse parlato con me solo una volta arrivate nel suo ufficio.
Salimmo una rampa di scale finendo in un'ala della scuola che non avevo mai visitato. Poi la professoressa si fermó difronte ad una porta bianca ed estrasse un mazzo di chiavi dalla sua cartella. Quando la porta fu aperta mi fece segno di precederla, poi mi chiuse la porta alle spalle. La stanza era grande, con un pavimento in mattonelle lucide, una scrivania in vetro troneggiava al centro della stanza e un'enorme finestra mostrava la cittá.
"Siediti" disse. Una sedia nera si trovava difronte la scrivania, posai lo zaino e mi sedetti. Dalla finestra notai che le luci blu stavano sostituendo lentamente quelle del giorno.
"Shiori Orden" disse la donna dirigendosi verso la finestra.
"Inizio con il dire che conoscevo tuo padre, ma non è lui ne la sua morte che mi spinge a proteggerti." Il suo sguardo ora sembrava severo. "In questo mondo ci è impossibile scegliere o essere scelti, viviamo come animali, sorvegliati. Non possiamo scegliere chi amare e i nostri figli ci vengono portati via all'etá di 18 anni per il servizio militare del re. Chi non è idoneo viene ucciso, anche chi lo è troppo. Questo mondo è una lotta di potere. E il Re è il nemico. Lui ci impedisce di ricercare la felicitá e la libertá. Ci impedisce di parlare del nostro passato. L'umanitá ha un passato enorme. Ma adesso non siamo altro che strumenti in mano a un pazzo che si gode la vita nella sua reggia mentre gli altri muoiono per lui." La guardai consapevole dell'infelicitá che attorniava quel mondo. Tutto era in fumzione del re. Nessuno seguiva sogni ma attitudini, tutti avevano un lavoro mal retribuito e i vantaggi erano del governo. Se amavi qualcuno che non faceva parte della tua classe sociale non potevi sposarlo a meno che tu non abandonassi la tua famiglia per sempre e vivessi come un reietto. Tutto era controllato, se non eri nei registri non avevi diritto a niente e i poveri non potevano registrarsi. La bellezza di quella città di vetro non era affatto trasparente ma nascondeva la vera natura di quel mondo.
"Si ma non capisco cosa c'entro io, non so nulla di mio padre, dei suoi ideali, ne perchè venne giustiziato dal governo senza processo. Ero piccola, e non so nemmeno perchè scappo"
Lei si voltó a guardarmi, poggiando le mani sulla scrivania di vetro
"E se io avessi le risposte che cerchi saresti disposta a seguirmi?" Anch'io la guardai, sta volta negli occhi.
"Non ho nessuna garanzia che quello che mi sta dicendo sia vero, io ho una persona da proteggere". Pensai a Lul, al fatto che volevo tornare da lei subito.
"Non ti fidi. Lo capisco. Ti ho osservata ed ero convinta che non fossi pronta, lo sono ancora. Ma adesso sanno che sei viva e devi venire con me."
"Con lei? Io non vengo da nessuna parte. Prima deve convincermi che vuole davvero proteggere me e Lullaby."
"Capisco Shiori ma non hai molto tempo, se sanno che sei viva ci metteranno poco a trovarti, Main Street 67 è ben protetto ma non abbastanza da nasconderti per piú di una settimana". Ero sconvolta, come faceva a sapere persino il luogo dove abitavo?
"Non essere sorpresa Shiori, ti ho detto che ti osservo e il fatto che non ti abbia denunciato al Governo dovrebbe farti capire che non ho cattive intenzioni" Incredibilmente in questo delirio riesco a ragionare ma non riesco ancora a fidarmi.
"Non so sono confusa, io devo parlare con Lul".
"Va bene Shiori, parla con tua sorella, domani vi aspetteró vicino il mio ufficio e verrete con me"
"Ne è certa?"
"Sono l'unica alternativa che avete".

La strada per il ritorno a casa non mi era mai sembrata tanto faticosa e piena di insidie. Sapevo che mi stavano cercando e , anche se Terrot era gigantesca, prima o poi ci avrebbero trovate.
Ogni pattuglia di polizia mi intimidiva, camminavo con il cappuccio alzato e cercavo di coprire il volto il piú possibile mi sentivo come inseguita da un'ombra.
Main street mi sembrava piú minacciosa che mai, si era fatto buio e le luci erano diventate blu, le birrerie erano già stracolme di uomini ubriachi e barcollanti e la strada verso casa mia mi sembrava lontana un miglio.
Quando aprí la porta dell'appartamento, gettai lo zaino in un angolo e cercai Lul.
"Lul non c'è tesoro. Non è tornata da scuola"
Mi cadde il mondo addosso.

I segreti della città sotterranea-TerrotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora