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..
...
...Dove sono?
Il rombo del motore.
Il ruggito dei freni.
E'un autobus? Un treno? Oh, perchè le palpebre sono così pesanti..?
L'urlo entusiasta delle ruote sui binari, il benevolo canto della natura oltre il finestrino.
Perchè sono qui? Cosa è successo? Avanti, ti devi svegliare...
La carezza della luna, la nenia delle foglie, le risate delle stelle, belle e lontane...
Svegliati! Nozomi, svegliati!!
Un sussulto, uno scatto di nervi intorpiditi.
I miei occhi si spalancano su un ambiente tiepido, illuminato da fioca luce. Davanti a me, un muro pallido, giunture di metallo, due sedili blu cobalto, vuoti. Come la mia testa.
Non provo nulla, se non stupore misto a paura. Mi sembra di essere in una bolla d'acqua. Ho le mani intorpidite, le gambe addormentate, le iridi sbarrate.
E' un limbo, un limbo di terrore e smarrimento.
Terrore.
Terrore, paura.
Si, paura, nitida e chiara come potessi toccarla.
Perchè non riconosco questo luogo. Perchè fatico a muovermi.
Perchè niente mi è familiare, neppure il tessuto che mi avvolge.
Soprattutto, perchè quando quello che capisco essere un treno entra in una galleria, e sullo sfondo nero il mio riflesso appare nel finestrino, io non provo niente. Guardo quella ragazza pallida, dagli occhi grandi e i capelli corvini, e mi sento una bambina che ammira una bambola nella vetrina di un negozio. Ne studio i tratti, mi soffermo sui dettagli, ma non mi dice nulla.
Non la riconosco.
Sono io? Non so di esserlo.
Per quanto la sua presenza mi metta a disagio, non smetto di guardarla. E al contempo non guardo in basso, dove dovrebbero esserci il mio torso e le gambe. E' ridicolo, irrazionale, un capriccio infantile, ma non tolgo il berretto che sento fasciarmi la nuca, per vedere se è grigio come quello della ragazza. Non concepisco di esserle simile, non voglio vedermi senza riconoscermi.
E' - siamo? - una donna giovane, probabilmente ventenne. Capelli neri, ondulati, per metà nascosti in una sciarpa dello stesso colore.
Occhi grandi ed incerti, cerulei e lucenti, ingenui ed espressivi. Pelle candida, corpo non slanciato ma proporzionato. Mani piccole e unghie tinte di bianco.
Mi soffermo sui vestiti e scoppio finalmente a ridere, in barba alla paura che mi morde la gola.
"Come ti sei conciata? " Vorrei chiederle; "un caleidoscopio indossa meno colori di te."
Abito rosso fuoco, calze blu notte, guanti giallo canarino, cardigan verde,berretto cenere... non c'è una tinta che si ripeta due volte, o che almeno abbia una parvenza di ordine con le altre. Sembra che sia scivolata su un arcobaleno e abbia preso questo treno senza cambiarsi. Continuo a deriderla, e così lei fa di me.
Finchè non mi rendo conto di non aver neppure controllato se c'è qualcun'altro, in questo scompartimento.
Taccio.
Mi guardo intorno, in silenzio, come una preda braccata. Una vocina infida nella testa mi suggerisce che, ormai, se c'è un cacciatore ne ho già attirato l'attenzione. La scaccio via senza osare ammettere che ha ragione e ascolto, ascolto ogni più piccolo suono. Ma non c'è nulla oltre al fragore del treno ed uno sporadico alito di vento, nella campagna al di là del vetro. Cautamente, mi alzo in piedi. Il mio campo visivo abbraccia tutto il vagone e la mia angoscia trova un appiglio rassicurante: sono davvero sola.
Torno a sedere, sospirando. Il sollievo si propaga come calore dalla punta delle dita a quella dei capelli. Guardo di nuovo, pensierosa, la ragazza nello specchio. Lei ricambia.
Ricambia e poi il treno esce dal ventre della montagna e lei scompare nel nulla, lasciando il posto a prati enormi e un cielo indaco.
Sono di nuovo sola - letteralmente - e posso tentare un approccio razionale a questa assurda situazione. Posso pensare.
Chiudo gli occhi, stringo i denti. La concentrazione comincia a rendere silenzioso il mondo, mi avvolge come vapore caldo. Sono in un guscio, un'armatura rassicurante.
Raccogli le idee; fatti delle domande, trovane le risposte. Devi farcela: questa volta, sei in balia di te stessa.
E tutto il bianco diventa nero.
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Una sciarpa di stelle
General Fiction"E adesso siamo qui, una ragazza dalla sciarpa nera ed un uomo dalla chioma di stelle, un treno che corre, la luna che splende. Se avessi con me il violino, mancherebbe soltanto una bella canzone." E' sola, smarrita, seduta su un treno senza saper...