Michael rimasse paralizzato davanti alla porta d'entrata, davanti a se aveva l'uomo che l'aveva ferito ed umiliato.
Il ragazzo teneva i pugni stretti, e gli occhi erano appena lucidi, non provava paura, solo rancore, e la rabbia repressa non porta mai a cose buone.
L'uomo trasandato, davanti alla porta alzò lentamente il braccio, accarezzando la guancia del più giovane, che rimase immobile, strinse solo la mandibola e nella mente riusciva a ripetersi solo una singola frase:'Non colpirlo, non cadere in basso con lui.'
Mentre dentro la sua mente si ricercavano immagini di tutte le volte in cui era stato ferito da quest uomo, quest'ultimo aprì bocca e respirò lentamente, poi disse:
"Ciao Michael, ti ricordi di me?." E a quel punto il ragazzo non trattene più le sue braccia lungo i fianchi ma colpì il volto del padrino. E mentre da quel volto vecchio, precisamente dal naso, usciva del sangue, Michael non si sentì pentito, si sentì bene, risollevato. Guardava come quell'essere trasandato e con la barba bianca provava a rialzarsi trattenendo una risata amara.
"Non lo so Patrick. Le persone spregevoli sono difficili da dimenticare." A quel punto Michael spinse in dietro Patrick, allontanandolo dalla porta, e poi richiuse la porta, come a lasciarsi ancora dietro il passato.
~•~
"Hey Luke." Steph si avvicinò lentamente al biondo, gli tocco la spalla cercando di svegliarlo. "Luke, rispondimi. Diavolo!" Steph gli tolse la chitarra dalle mani e fu allora che il ragazzo si svegliò dal sonno.
"Steph, che ci fai in camera mia?"
"Da quando camera tua è il parco?"Luke si guardò in torno e notò gli alberi, la non presenta di un tetto, e alcuni bambini che lo guardavano storto. Si fece scappare una piccola risata.
"Beh, meglio al parco che con Hannah. È la seconda volta che mi addormento al parco."
"Peccato, la prima volta non ho avuto il piacere di svegliarti!" La ragazza assunse un tono sarcastico e una faccia buffa, Luke la tirò a se abbracciandola.
"AH DIO NON POTREI VIVERE SENZA LA MIA STEPH." Disse urlando, e a quel punto si sentì solo un bambino cominciare a piangere e urlare che 'MAMMA QUEL TIPO È PAZZO', cose da bambini insomma.
Dopo essere entrati a scuola, straordinariamente puntuali, si salutarono.
Luke aveva matematica alla prima, entrò scocciato nella classe, si sedette all'ultimo banco e aspetto che gli altri entrassero.
Dopo qualche minuto entrò anche il ragazzo dai capelli colorati, stavolta di rosso, e seguito a ruota c'era un ragazzo più basso e gracile: Johnnie.
Luke strinse i pugni sul banco vedendo in due sedersi al banco avanti al suo, d'istinto calciò la sedia di Johnnie facendolo sussultare.
L'ora passò troppo lentamente, e quando la campanella suonò fu un sollievo per il biondo.
Una volta fuori si ritrovò il suo gruppetto di amici al completo: Alex,Ashton, Steph,Harry,Jack e Dylan.
~•~
Michael era in un angolo della sua camera, per terra contro l'unica parete spoglia da poster, dove non c'era nessuna chitarra poggiata in attesa di essere suonata.
Era fermo, a osservare quello parete, come se nella sua mente fosse piena di scritte e di risposte ma che purtroppo sono state scritte in un altra lingua, o in codice o Dio sa come.
Si pizzicava le dita della mano sinistra involontariamente, come ad essere un anti-stress,non sapeva il perché ma era ansioso,sapeva che se si fosse alzato o fatto qualcosa di diverso dal fissare una dannata parete, l'ansia sarebbe aumentata e l'avrebbe portato ad avere un attacco di panico.
Non voleva sentirsi stringere il collo, sentirsi soffocare, sentire il corpo tremare insieme al cuore che batteva troppo velocemente. E le lacrime, Dio se Michael odiava le lacrime.
Qualcosa di estremamente scientifico che accadeva al copro in momenti poco opportuni,erano solo delle gocce di acqua salta che solcavano il viso, come a ricordarti quanto distrutta può essere una persona.
E sempre le stesse si verificano quando si è troppo felici.
"Insomma perché dovrei bagnarmi la faccia se sono felice? Se mi buttassi direttamente un secchio d'acqua intesta?." Forse era una delle frasi più stupide che Michael avesse mai detto a Johnnie,solo che la sua mente era troppo contorta per essere compresa?.
Le sue mani iniziarono a tremare così Micheal respirò profondamente, per due tre volte, ma poi cominciò a piangere, come se il suo subconscio senza farsi sentire gli stava dicendo di non potersi controllare.
Il ragazzo portò una mano al collo, era tutto normale, gli era capitato più volte, ma aveva sempre la costante paura che in quei momenti potesse perderci la vita, strinse gli occhi cercando di calmare le lacrime.
Era più forte, il suo cuore pompava il sangue troppo velocemente, si accasciò a terra e l'unico suono che poté sentire era quello della sua bocca insieme ai suoi polmoni che cercavano di annaspare ossigeno.
Poi delle labbra, delle labbra perforate da un piercing che non gli lasciavano tregua, che lo trascinarono alla realtà,Johnnie?.
Michael non riusciva ad aprire gli occhi, si godeva solo il contatto di quelle labbra mille volte migliore del suo ragazzo che,in quel momento,stava tradendo.
Forse sapeva chi aveva davanti, provava solamente a non ammetterlo.
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Hi Little Emo
FanfictionDalla storia: "Non capisco cosa ci sia di sbagliato in lui" "Salutalo e vedi se parla o prendilo a calci fino a fargli sputare l'anima. È strano,e di gente come lui se ne vede qua" "Ciao piccolo Emo"