I due giorni erano ormai passati e stava arrivando l'ora in cui sarei dovuto uscire con Michael per la festa. Non abbiamo parlato per tutto questo tempo se non qualche suo "ciao" mentre salivo le scale per rientrare a casa e di certo, non fui io la persona che lo salutava.
Presi il telefono che avevo poggiato sul letto appena rifatto e dopo essere entrato su Spotify, cliccai su "We don't talk anymore", facendola partire.We don't talk anymore like we used to do.
Quella frase era rimasta impressa nella mia mente, forse per il significato che rappresentava la mia situazione con Michael, forse perché non era la prima volta che succedeva e forse perché mi ero santamente rotto le balle di stare dietro a una persona simile. E sapete qual'è il problema? Che una volta che provi la felicità, non vuoi più che vada via, e che è la mancanza la cosa peggiore, perché si, quando ti manca qualcuno non riesci davvero a vedere nessuno fuorché quella determinata persona, perché non riesci a passare un solo giorno senza pensare al suo nome, perché è tutto quello che vorresti in quel momento, e perché sai che quella felicità, la potrai raggiungere solamente con lei.
Come cambia il mondo quando la guardi anche da lontano mentre parla con gli amici, e tu cerchi di fare l'indifferente per non far trasparire tutto il Caos che ti nasce nel momento mentre i tuoi stessi amici ti parlano e tu non li senti manco per le balle.
Bello, no?Aprii l'armadio e tirai fuori un paio di jeans skinny ovviamente neri con due strappi nelle ginocchia e una maglietta completamente grigia che avrei dovuto abbinare con la giacca di pelle. Buttai tutto sul letto.
We don't love anymore.
Manco detto.
Decisi di togliere la canzone, cambiandola in Pillow Talk, borbottando un dolce "vaffanculo".
In the place that feel the tears, the place to lose your fears.
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Vestito, profumato e il resto, mi aggiustai per ultimo i capelli con un po di lacca, aspettando il campanello che non stentò a suonare.
Andai ad aprire e, porca puttana, un Michael più bello di così non mi poteva uscire. Un sorriso spuntò sulle mie labbra, mentre il mio sguardo si era già perso nei suoi occhi cristallini. Non aprii bocca fin quando lui non prese la parola.
-Uhm, pronto?-
Un paio di secondi dopo connessi di dover tornare nel mio solito mondo, cosi risposi un piccolo "si", chiudendomi la porta alle spalle. Scesi giù il più in fretta possibile tentando di evitare ogni singola parola da parte sua ed entrai nella sua macchina parcheggiata davanti al portone. Entrò anche lui e parlò immediatamente.
-Hai ancora intenzione di ignorarmi?-
-Se avevi proprio voglia di farmi la romanzina, potevi evitare di invitarmi.-
-E allora perché hai accettato?-
-Di certo non per te.-
E lì finì la conversazione; evidentemente c'era rimasto male della mia risposta, ma d'altro canto chi la fa l'aspetti.
Arrivammo in una casa apparentemente grande, addobbata esternamente con qualche palloncino e ghirlanda e dopo essere scesi dalla macchina, entrammo dentro. A primo impatto sembrò una cosa abbastanza noiosa, fin quando non vidi quasi tutti i miei vecchi amici che non esitarono a saltarmi addosso appena mi viddero; c'erano Cameron, Dylan, Calum, Ashton, Colin e tre o quattro ragazze che stavano parlando di qualche news.-LUCAS, NON CI CREDO!-
urlò Cameron appena mi vide entrare, venendo a darmi una pacca sulla spalla, seguito poi dagli altri.
Fortunatamente Michael non fece domande su ciò che era successo con quei ragazzi e si limitò a salutare tutti con delle manate sulla schiena.La troietta però non c'era, strano.
Ci sedemmo tutti su dei divani messi a semicerchio, con affianco un tavolo stracolmo di roba da bere: sarebbe finita abbastanza male.
-Non ci credo che ci sei anche tu, avevo perso il tuo contatto!"-
borbottò Ashton, guardando Calum e me mentre prese due bicchieri di vodka e me ne porse uno.
Finsi una risata, accennando un sorriso, accavallando una gamba all'altra e portando alle labbra il bicchiere con il liquido il quale odore aveva già preso le mie narici.
Michael rimase seduto accanto a un ragazzo a me sconosciuto, in silenzio mentre guardava la scena.-Beh niente musica?-
Ridacchiai io, guardando gli altri ragazzi che probabilmente divertiti dalla mia domanda, andarono ad accedere le casse.
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Uno, due, tre, quattro.. o forse anche cinque i bicchieri di alcool che finirono nel mio corpo in poco tempo. Iniziavo già ad avere mal di testa, tutto cominciò a girare e la sensazione di libertà iniziava a prendere parte del mio corpo. Stavo cosi bene, il non capire la realtà grazie alla alcool era la cosa più bella del mondo, dimenticare tutta la tristezza per qualche ora, causando di tutto e di più. Ciò che volevo non era proprio dire a Michael tutto ciò che stavo provando in quel periodo, e beh neanche farmi prendere da tre o quattro ragazzi diversi.
Tutti erano oramai ubriachi, tra quelli che si slinguazzavano a vicenda, a quelli che sbattevano a destra e a manca e poi c'era Michael, che non aveva bevuto quasi nulla e stava chiacchierando con un tipo che non capivo neanche chi fosse. Sapete com'è l'alcool, no? Non ti fa ragionare su cosa stai per fare, te lo fa fare e basta.
Mi avvicinai a Michael con un bicchiere mezzo pieno in mano, appoggiando poi una mano sul suo petto, iniziando a ridere di gusto senza un valido motivo. Sentii l'amico di Michael dire "è tutto tuo", andandosene subito dopo e fu proprio lì che persi la testa.-Allora piccolo Michelo, che si fa?-
Mormorai al suo orecchio con una vocina piuttosto strana, infilando poi le dita fra i suoi capelli, accarezzandoglieli lentamente.
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Neighbours || Muke
Fiksi Penggemar"Luke ci sentiranno." sussurrò Michael, sul collo del biondo, lasciandogli poi dei baci delicati. "Chi se ne fotte." rispose lui, lasciandosi scappare qualche gemito. Le sorprese non arrivano quando le aspetti, ma quando non hai più nulla per cui c...