Calore...

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Sconvolta e terribilmente arrabbiata con il mio ex amico – sì perché ha chiuso con me – mi allontano. Dieci passi, forse più, all'indietro per cercare di mantenere più distanza possibile.

«Scappi, Ari?» il mio cuore sembra un cavallo al galoppo, uno di quelli selvaggi e senza la minima intenzione di farsi domare.

«Non scappo, me ne vado che è ben diverso. Non ti riconosco più, ho come l'impressione che tu sia sotto l'effetto di qualche droga.»

Sto tentando goffamente di mantenere la calma, ma è troppo difficile. Non lo riconosco e continuo a chiedermi cosa diamine gli sia accaduto.

«Tu sai che non prendo quello schifo.»

«Bene, allora vuol dire che sei impazzito. Non puoi chiedermi una cosa simile! Ti rendi conto di quello che mi hai detto?»

«Certo! E perché non posso chiederti una cosa così semplice e bella? Sai quante fantasie maiale hai scatenato in me chiedendomi, in passato, come si dà piacere con la bocca?»

Oddio, Cristo Santo, credo di aver bisogno di una mano, non riesco a reagire, né a muovere un solo muscolo. E tutto perché mai mi sarei aspettata di stimolare le sue fantasie più intime. Ho sempre pensato che Kendji mi vedesse come una sorella.

«Io...» ansimo con poco fiato, «vado a fare la doccia. Spero che tu lasci il mio appartamento al più presto. Anzi, no! Devi andartene. Hai tempo fino al mio rientro oggi pomeriggio.»

Gli do le spalle e senza attendere una sua risposta, scappo via.

***

Mercoledì 4 maggio 2016 ore 11:35, pochi secondi e scatterà il nuovo minuto, l'attimo in cui sarò fuori dal mio appartamento. Il momento in cui scomparirò per circa sette ore. Nei giorni dispari sono la babysitter di un bambino dolcissimo. Ha due anni e si chiama Drew. Sua madre è una fissata per la moda e lo veste sempre con bermuda scozzesi, camicia e gilet di lana con quelle odiosissime trecce. Devo ammettere però che Drew è un angelo vestito così, ma io vorrei vederlo anche con qualche tuta o un paio di jeans, insomma sarebbe davvero carino che non indossasse tutte le volte quella sorta di divisa. La famiglia di Drew è economicamente agiata, per non dire che sono ricchi da far schifo, ecco. Almeno questo mi permette di essere retribuita molto bene, pensate che guadagno molto più in questi tre giorni che nei successivi quattro, quando lavoro come cameriera in una pizzeria poco distante da casa.

Guardo la lancetta sul mio Guess... tre, due, uno: è arrivato il momento. Mi avvicino piano alla porta della mia camera, appoggio la mano sulla maniglia, ma prima di aprirla cerco di capire se Kendji è in zona. Non si sentono suoni provenire dalla cucina, fortunatamente. Forse si è addormentato, o è già andato via.

Prendo un lungo respiro , ce la posso fare, ce la sto facendo. Mi basta solo attraversare la sala da pranzo e sarò libera. Ho ancora un'ora prima di cominciare, ho anche saltato l'università a causa di quel cretino.

Meno ansia, Ari.

Piede avanti, un passo, un altro... manca poco. Vedo la porta di casa, sono quasi arrivata. Riesco a sentire il profumo della libertà, l'ossigeno che mi riempie i polmoni.

«E così ora esci senza salutare?»

Kendji...

Non mi volto a guardarlo, potrei vacillare.

«Sì, devo andare al lavoro e non posso tardare.»

«Anche se non mi degni di uno sguardo, ti auguro lo stesso buon lavoro.»

«Addio» rispondo. Ho un nodo che mi stringe la gola, non posso aggiungere altro in questo momento.

Chiudo la porta alle mie spalle e provo a correre via, ma schiaccio il laccio della converse bianca con l'altro piede e cado. Buffo pinguino goffo, ecco cosa sono!

***

Non ho ben capito perché il mio corpo ha reagito così, facendomi correre fino a destinazione. Insomma, a essere sincera, Kendji mi ha turbata e non poco. È inutile ripetere il discorso, tanto la situazione è rimasta la stessa di mezz'ora fa: non mi aspettavo di essere un desiderio per lui. Ovviamente questo coinvolgimento è solo sessuale, ed è già tanto. Scappare è servito solo ad attenuare questo forte martellare che sento nel corpo. Oh... io non so descrivere bene il sesso... l'eccitazione ecco è questa la parole giusta. Di una cosa però sono certa: ho caldo e non perché la temperatura di oggi sia bollente. È un altro tipo di calore che sento. Ma ora basta, devo darmi una regolata e sono certa che il lavoro riuscirà a distrarmi.

Entrata nell'enorme palazzo di casa Stevenson, tiro un profondo respiro e busso. Meravigliosa e perfetta come una fotomodella, la signora Liz, mi accoglie con un sorriso.

«Buonasera, signora Liz.»

«Ciao, Ariana. Sei in anticipo oggi, vieni, Drew sta per tornare dall'asilo.»

«È andato a prenderlo Susan?»

«Sì, certo.»

Susan è la cameriera, io la babysitter e c'è anche il cuoco, cosa credete, si trattano bene!

«Siediti, Ariana», mi indica il sofà dell'enorme soggiorno, «posso offrirti un caffè? Qualcosa di fresco? Mi sembri accaldata.»

Porca puttana, ma allora è così evidente?

«Ehm no, grazie.»

Per come sono nervosa adesso, se prendo un caffè rischio di diventare una pazza nevrotica.

Liz si siede sull'altro sofà, accavalla le gambe con fare signorile, mostrandomi le sue bellissime scarpe rosse. È così femminile. A volte penso che vorrei essere come lei un giorno. Poi mi ricredo, io non sarò mai così.

«Come vanno gli studi?» mi chiede ridestandomi dall'immagine di me in tailleur. Solitamente non pone mai domande simili, è una che pensa all'estetica, alla moda, al nuovo taglio di capelli. Ogni tanto però si ricorda che studio e ho paura... è come se volesse indagare sulla mia vita. Sono spaventata che da un momento all'altro cambi idea sulla mia persona e mi licenzi. Per me sarebbe un danno enorme poiché lavoro principalmente per pagarmi gli studi.

«Ariana? Tutto bene? Sei un po' strana oggi.»

Oh brava hai fatto l'ennesima figuraccia.

Sì, mi scusi, pensavo proprio agli studi.»

La porta di casa si apre accompagnata da un urlo che riempie l'aria troppo seria e pesante. Grazie piccolo Drew, mi hai appena salvata.

«Ari! Ari! Ari!» urla e nello stesso istante il cellulare posto nella tasca dei miei jeans, vibra. Il piccolo si fionda sulle mie gambe e comincia a sbaciucchiarmi la faccia. Ho un solo modo per fermarlo: il girotondo.

«Girotondo?» gli chiedo con un sorriso. Drew si ferma di scatto e urla un sì che fa tremare anche i mobili. Bene, Liz e Susan se ne stanno andando e io, che muoio dalla curiosità, posso leggere il messaggio che mi è appena arrivato sul cellulare.

Drew corre a prendere il suo peluche e io ne approfitto. Il nome che compare sulla schermata mi spegne il sorriso: Kendji. Non vorrei leggerlo, ma devo, magari mi avvisa che se ne sta andando.

Clicco sul touch screen "leggi" e si apre la finestra di What's app:

Vorrei poterti dire che sto andando via, ma non ci tengo proprio a lasciarti senza un buon ricordo di me. Ti aspetto nella tua camera: nudo e pronto per soddisfare ogni tuo desiderio represso.

Bacio :*

Non tornerò mai a casa! Devo tornare... cazzo in che guaio mi caccerò stasera!


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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 08, 2016 ⏰

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