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Il pavimento freddo, sul quale appoggiavo il mio viso martoriato per fortuna mi dava un po' di sollievo. Quel freddo riusciva a addolcirmi quel dolore, che oltre che fisicamente, mi aveva ferito moralmente.

Ma dovevo farmi forza, non dovevo farmi abbattere.

A fatica mi alzai, le guance ferite mi bruciavano, non riuscivo a muovere un solo muscolo della mia faccia perché al minimo avrei urlato dal dolore.

Andai in bagno e guardai la ragazza che dallo specchio mi osservava.
Aveva delle ferite colorate da del sangue incrostato che dalle estremità delle labbra le arrivavano quasi fino alle orecchie disegnando un insano sorriso rosso, se si poteva definire sorriso quello, gli occhi erano anch'essi rossi dal pianto di lacrime di dolore che avevo versato, i capelli erano disordinati e scompigliati, come se avessero lottato fra loro.
Quella ragazza mi guardava incuriosita.
Quella ragazza ero io.

Non riusci a resistere e scoppiai in un pianto disperato.
Ora come avrei fatto a vivere la mia vita, con tutto il volto sfregiato?
Qualcuno si sarebbe mai avvicinato a me?
E cosa più importante, sarei mai scappata da questa prigione a vita?

Ero diventata un mostro.
Il mio sguardo faceva subito capire l'odio che provavo.

Cercando di farmi forza, aprii il rubinetto e con delicatezza cercai di pulirmi le ferite, come se in qualche modo sperassi che con una manciata d'acqua avrebbe riportato il mio viso com'era in origine, ma naturalmente non fu così.
Dopodiché me le disinfettai e cercai in qualche modo di richiudermele con ago e filo.
Tutto ciò mi provocò un enorme dolore e mi sentii quasi come sotto tortura, l'agonia che provavo era indescrivibile.

Dopo aver finito, risistemai le cose dove le avevo trovate e più convinta che mai mi dissi:
"Devo scappare."

The Joker's Daughter | LucyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora