ventidue.

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Perth, Australia. Settembre 2015.

I rapporti con i genitori sono sempre difficili. O, più che altro, vanno di fase in fase, e passano da una all'altra senza che tu nemmeno te ne accorga o che ci si faccia troppo caso. Da bambini siamo tutti innamorati della mamma, del papa, o magari di entrambi. Forse dipende dal genitore al quale ci si sente piú attaccati, o dalle attenzioni, dai regali di Natale, da chi dei due ci insegna ad andare in bicicletta o da chi ci porta in piscina e non si spazientisce quando ci deve asciugare i capelli. Dipende dai momenti passati insieme, e cambia tutto se hai una sorella o un fratello maggiori. Questo Amethyst lo sapeva alla perfezione, sin da bambina, quando era stato suo padre a portarla a vedere i koala nella foresta, mentre sua madre era stata troppo impegnata ad accompagnare sua sorella Indaco... ad un compleanno, forse, a dirla tutta non lo ricordava nemmeno; sapeva solo che suo padre l'aveva ascoltata e accontentata, mentre sua madre l'aveva appena congedata con un gesto quando aveva provato a raccontarle tutto – ed era felice, finché non si era ritrovata a tirare su col naso per non piangere, nascosta sotto al letto.

E da bambini, almeno nella maggior parte dei casi, é tutto piú semplice.

Da adolescenti generalmente i genitori li si odia, anche se é solo uno stupido cliché. É quella strana fase della vita nella quale ci si ribella a tutto e a tutti; che se tua madre ti dice di non truccarti, la quantitá di eyeliner attorno agli occhi raddoppia; o se ti dicono di tornare a casa prima della mezzanotte spegni il cellulare di proposito e torni a casa prima dell'alba, col rossetto sbavato e i capelli distrutti dal troppo ballare, o dal vento, o dal treno che ti é passato tanto vicino da farti vibrare le ossa. Da adolescenti si nascondono le sigarette nel doppiofondo del cassetto della biancheria intima, e se tua madre te le trova puoi sempre provare a dire che non sono le tue, o che non ce le hai messe tu lí. Non ci crede nessuno, tantomeno tua madre, ma nel caso di Amethyst sua madre non le aveva mai creduto. O, almeno, aveva sempre fatto finta che non le importasse. Non aveva detto nulla quando l'aveva trovata a fumarsi uno spinello con Georgia, a diciassette anni. Non aveva fiatato quando la figlia era tornata a casa con una fenice tatuata sul braccio. Si era sempre limitata a guardarla male, a riempire il proprio sguardo di disappunto ma senza dire una parola. Stringeva i denti e basta. Amethyst non l'aveva mai sopportata... in fondo lei voleva solo attirare la sua attenzione, vederla reagire, magari anche solo farsi urlare contro.

Ma in fin dei conti era sempre e solo lei quella che finiva per urlare. E piangere, perché per quanto ci provasse non aveva mai risolto nulla.

Poi la fase di ribellione svanisce. È come se finita l'adolescenza tutto quello per cui ci si era ribellati finisca in un angolo del nostro cervello, nascosto persino a noi stessi, talmente nascosto che nemmeno noi riusciamo più a raggiungerlo. Ed è strano, ma in un certo senso è semplicemente così. Non c'è altra spiegazione, ci si diploma, e per un attimo la ribellione rimane... ma solo abbastanza da permetterci di iscriverci al college dall'altra parte del paese e andare via di casa quasi senza salutare. Ed era proprio quello che aveva fatto Amethyst: si era diplomata col massimo dei voti – nonostante sua madre fosse convinta di avere una scansafatiche per figlia – si era iscritta all'università studiando l'ultima cosa che sua madre avrebbe voluto ma che era anche l'unica che le piaceva davvero, e aveva in un certo senso troncato i ponti. Soprattutto con la madre. Si sentivano a malapena, ma ad Amethyst in fondo andava bene così. Non doveva più urlare per farsi sentire, non doveva più sentire addosso quelle maledette occhiate di rimprovero. I paragoni con la sorella perfetta rimanevano, ma erano di meno, ed erano lontani, non la sfioravano nemmeno.

E c'erano state comunque le festività passate insieme, e Indaco che cercava disperatamente di fare andare tutti d'accordo. C'erano però comunque i commenti acidi della madre, il padre che la guardava rassegnato scuotendo la testa e la più tatuata delle due figlie che serrava la mascella per non esplodere. Quindi Amethyst aveva finito per evitare quelle riunioni di famiglia il più possibile, fingendosi occupata, o malata, o qualsiasi altra cosa le venisse in mente. Aveva funzionato, almeno fino ad un certo punto. Almeno finché non si era momentaneamente trasferita dalla sorella occupata coi preparativi per il matrimonio e che si era completamente dimenticata anche solo di accennarle che i genitori sarebbero passati a trovarla per qualche giorno.

17mila. [zayn malik au]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora