Capitolo I

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Ero infuriata con tutto e tutti. Un fiume di lava infuocata mi fluiva lentamente e ardentemente nel corpo, nel cuore, nella mente. Sentivo che tutto questo fuoco mi avrebbe presa e stritolata cambiandomi in un insieme di rabbia e tristezza e proprio questo non lo volevo. Il calore mi scorreva nelle mani e le rendeva sempre bollenti, pronte all'inizio, a scattare, a toccare, scrivere, lanciare, creare e distruggere. Il mio corpo seguiva le mani e la mente. Pronto all'azione e alla corsa, alla caccia, alla preda, per cercare qualcosa in grado di ricreare quel bell'equilibrio che completa la mia anima, attiva e curiosa. Insomma ero un fascio di luce, con il suo fuoco e la sua vita, che cercava risposte e verità.

Proprio come avrei potuto quella notte se fossi stata con loro.

Se fossi stata con loro sarei potuta intervenire, avvertirli, salvarli, aiutarli, proteggerli come minimo. Invece ero dall'atra parte della città, a una festa, a divertirmi e a sorridere. E dire che un cambiamento così mi aveva profondamente mutata. Non so in cosa ancora, ma prometto che darò il massimo, come ho sempre fatto.

Ero appena uscita dall'appartamento di mia nonna, con il mio piccolo zaino rosso arroccato sulla mia spalla destra. Mi stringevo addosso la mia sciarpa e il cappotto, cercando di imbrigliare ancora il calore della cucina.

Che bello il tenero caldo di casa... una goduria con questo freddo incessante e oggi anche da una nebbiolina persistente. Stamattina ero uscita abbastanza presto perciò mi sarei presa un cappuccino prima della fermata della metrò. Al Italia's andavo sempre con la mia migliore amica Christine, ma oggi era ammalata perciò non sarebbe venuta. Mi siedo tranquillamente nel tavolino vicino alla stufa e ordino un cappuccino caldo fumante tazza extralarge. Non so come possa essere così rinvigorente questo posto, forse perché sono italiani, ma qui riesco a ritrovare me stessa e a rilassarmi totalmente. E' come un abbraccio dopo una giornata umida, della persona che ami di più. Al mio fianco c'è un quotidiano fresco di stampa, si sente ancora l'odore di inchiostro. Mentre cerco di prenderlo Jeffrey, uno dei ragazzi più simpatici che conosco e dipendente qui, mi porge con un sorriso la tazza fumante. Dopo Chris, lui è il mio migliore amico. Si è trasferito dalla California e sebbene le basse temperature, adora la città. Lavora qui per permettersi l'Università e quando non segue le lezioni è sempre qui. Ultimamente lo vedo piuttosto allegro e mi è stato molto vicino in questo periodo, perciò lo adoro. Sorseggio il caffè, sempre meraviglioso e caldo, e il mio occhio cade sui titoli. Oggi sembra tutto piuttosto stabile, ma ai giornali non credo più di molto. Con tutti gli scandali che vengono rivelati sui vari giornalisti non mi fido più molto di quello che è scritto. Alzo lo sguardo un attimo e mi accorgo di una figura piuttosto singolare dietro la grande finestra che dà sulla strada.

Un uomo alto, moro, ma leggermente brizzolato, con una leggera barba, una strana veste blu, con sopra un brillante medaglione che emette una luce verde e un mantello lungo rosso che gli ondeggia vicino ai piedi sta camminando velocemente per le strade, quasi correndo. L'aspetto diverso dell'uomo e lo sguardo pensieroso e determinato mi avevano stregato, non riuscivo a non pensarci. E' magnetico, singolare come la luce nelle tenebre, una perla nel mare, una carezza in una giornata fredda. Perciò lasciando il conto sul tavolo, mi catapulto fuori dal locale, con la sciarpa fluttuante. Esattamente come nei film l'uomo è scomparso e vedo solo un continuo fluire di gente nella bassa nebbiolina. Però quell'uomo era passato. E l'avevo visto.

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