Miroir

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[Tom]

Le passeggiate con Bill e Seth erano l'unica cosa divertente da fare in quello strano mondo, anche se spesso le gambe del piccolo fantasma non riuscivano a stare al passo. Succedeva di continuo, anche quel giorno, e per questo Tom lo fece invecchiare di qualche anno per permettergli di stargli vicino.

"Ce l'avrei fatta anche da solo" affermò Bill mentre metteva un braccio sulle spalle del fratellone (come lui chiamava Tom) e prendendo, al contempo, il guinzaglio di Seth.

"Certo come no, nanetto" scherzò ridacchiando Tom, che poi diede un buffetto sulla guancia dell'ombra.

"Almeno ti ho fatto ridere" esultò Bill alzando un braccio al cielo.

Solitamente le loro camminate finivano sempre al parco, una zona creata di sana pianta dalla mente di Tom con molte fontane che creavano giochi d'acqua multicolore, e un'ampia area dedicata ai cani. Era lì che al ragazzo piaceva perdere la maggior parte della giornata (un'altra cosa che aveva voluto era stato il normale trascorrere delle ore), e non faceva mai caso a tutte le ombre che gli passavano vicino. Tuttavia quel giorno i fantasmi erano stranamente lenti, nel loro moto, e alcuni persino fermi come se qualcuno avesse spinto il pulsante pausa.

"Salve, figlio del mondo esterno" disse improvvisamente una voce sconosciuta, senza alcun apparente padrone.

"Chi sei? - Domandò Tom, chiamando con la mano a sé il cane e Bill, tornato adolescente. - Mostrati!" ordinò scrutando in giro.

La creatura che apparve era una figura umanoide, con due palle verdi come occhi e fumo blu contenuto in un corpo di vetro

"Vorresti vendicarti su chi ti ha imprigionato?" chiese la presenza con un profondo inchino.

"Chi sei?" ribadì Tom mentre tratteneva il cane che stava ringhiando

"Miroir, e voglio aiutarti a tornare a casa" si presentò la bizzarra creatura.

"Tom, questo non mi piace" sussurrò Bill visibilmente impaurito dallo sconosciuto; per la prima volta Tom non lo ascoltò.

"Come fai a sapere che non sono di questo mondo?" domandò il ragazzo stringendo la mano della piccola ombra, per dargli coraggio.

"Sono qui da molto prima che arrivassi tu, e conosco ciò che tormenta il tuo cuore. - Miroir prese le sembianze del vero Bill, quello nel mondo reale. - Mediti vendetta contro questo bastardo, e io posso darti una mano" ripetè di nuovo, sottolineando con particolare enfasi il motivo della sua venuta.

[Bill]

"Ci sarà un gran lavoro da fare, oggi. Non voglio vedervi bighellonare" disse il capo ufficio, Mathias, prima che tutti accendessero il computer.

"Si capo!" risposero tutti incoro, anche Bill che dalla sua postazione accanto alla finestra aveva sempre un piacevole modo per svagare un attimo la mente.

Era divertente stare in un ufficio con altre quattordici persone, divise tra maschi e femmine, perché nonostante la serietà che tutti mettevano nel proprio lavoro l'atmosfera era sempre rilassata e viva. Nonostante tutto quella sarebbe stata una giornata "lenta", se poco prima della pausa pranzo il cellulare di Bill non gli fosse vibrato in tasca, avvertendolo di aver ricevuto un messaggio da Georg.

"Serata Dark stasera, vuoi venire con noi? Ci vediamo davanti al tuo ufficio quando finisci"

"Certo! Ho proprio bisogno di una bella bevuta :) " scrisse velocemente Bill molto contento dell'invito, in effetti non aveva proprio voglia di cucinare quella sera.

All'uscita dal lavoro, poco dopo le 19.00, Bill trovò Georg e Gustav che già lo aspettavano sotto la tettoia; il cielo si era annuvolato, minacciando pioggia, e dei tre solo Gustav aveva portato l'ombrello.

Tokio Hotel - Evil Mirror 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora