[Bill]
Non aveva chiuso occhio per tutta la notte, per la paura che il mostro dello specchio potesse tornare a tormentarlo. Da che ne aveva memoria, Miroir era sempre stata una presenza inquietante nella sua vita. Persino dopo che ebbe conosciuto Tom il suo occhio verde era sempre fisso su di loro, su di lui in particolare. Alla fine era scappato per la disperazione e la paura che Miroir potesse usare il suo corpo per fuggire nel mondo reale, e seminare il panico tra la gente, anche se gli era dispiaciuto moltissimo lasciare intrappolato Tom in quel postaccio (anche se, sapeva, Miroir non avrebbe mai potuto alzare un dito su di lui).
"Mi starai odiando a morte, Tom" pensò rigirandosi per l'ennesima volta nel letto, sulle cui lenzuola c'erano alcune macchie di sangue mischiate alle lacrime che aveva versato durante la notte.
Fu una vera sofferenza, dopo il trillo della sveglia, andare davanti allo specchio e osservare, dopo aver tolto la copertura, gli occhi arrossati e le occhiaie. Mettere qualcosa nello stomaco, senza vomitare, fu ancora peggio. Conscio di tutte le domande che gli avrebbero fatto al lavoro, uscì di casa sperando che l'aria pungente del mattino gli desse un'aria meno febbricitante.
"Stai bene? Hai una faccia" gli domandò Ashley, una delle sue colleghe, appena varcata la soglia; la madre di lei era infermiera perciò era perfettamente normale che la ragazza fosse la prima ad accorgersi che c'era qualcosa che non andava.
"Non ho chiuso occhio, ma sto bene" rispose Bill, non avrebbe mai potuto trovare una scusa accettabile per lo stato in cui era perciò aveva deciso che, almeno questo, poteva raccontarlo.
"Ne sei sicuro? – Insistette la ragazza. – Guarda che, se stai male, ti conviene tornare a casa e riposarti"
"Ashley, te l'assicuro: sto bene, sono solo un po' stanco" ribadì Bill prendendo le mani della ragazza tra le sue, dimenticandosi della fasciatura alla mano che attirò subito l'attenzione di lei che subito gli domandò cosa gli fosse successo.
"Sono caduto. – Affermò subito il ragazzo con la prima scusa che gli era venuta in mente. – Ieri sera, per le scale, sono inciampato e ho istintivamente usato la mano come appoggio".
"E quindi non hai dormito per il dolore" sentenziò Ashley che, alla fine, si arrese anche se promise a Bill che lo avrebbe tenuto d'occhio per tutto il tempo.
Il resto della giornata fu un vero inferno, passato a combattere la sonnolenza e reprimere la voglia di rompere lo specchio del bagno dell'ufficio (tanta era la paura di vedere di nuovo la mano di vetro). Su un fronte almeno aveva il supporto di Ashley e Thomas (un altro collega, fidanzato della ragazza) che, con le loro chiacchiere e la loro apprensione, impedirono alle palpebre di Bill di chiudersi per più di un minuto. Non mangiò nulla per pranzo, nonostante il suo stomaco brontolasse come la risacca in una grotta e il pranzetto della mensa sembrasse delizioso. Il ritorno a casa fu ancora più traumatico, perché il percorso più veloce per rientrare tra le sue quattro mura passava davanti alle vetrine di molti negozi. Una di queste, in particolare, era quella di un antiquariato che aveva esposto, in bella mostra, uno specchio con la cornice d'oro lavorata a volute. Solitamente Bill era abituato a passarci davanti e risistemarsi un po', ma quel giorno non vi vide riflesso il proprio volto bensì quello di Tom. Era proprio lui, e lo stava guardando dritto negli occhi sorridendo maliziosamente
"Ciao, traditore" lo salutò.
"Lasciami in pace" sibilò Bill a denti stretti, cercando di non farsi vedere da nessuno dei passanti, fingendo di star guardando gli oggetti esposti; ogni suo neurone gli stava gridando di scappare, ma se lo avesse fatto qualcuno lo avrebbe di certo creduto per matto. Restava lì solo per la vetrina che lo divideva dallo specchio.
"Goditi le tue ultime ore che ti restano" lo minacciò il ragazzo nello specchio, dietro di lui Billy osservava tutta la scena.
"Ti ho detto che devi lasciarmi stare!" ripetè Bill prima di tirarsi il cappuccio della felpa sulla testa e di allontanarsi a gran velocità dalla vetrina, e dallo specchio, approfittando di un momento in cui non passava nessuno. Percorse il resto del percorso che lo separava da casa con lo sguardo ben fisso sul marciapiede, scontrandosi anche con un paio di passanti. Poi finalmente rientrò nell'appartamento, con il cuore in gola e il fiato corto.
[Tom]
"Ah ah ah! Hai visto come è scappato con la coda tra le gambe? Peccato però, avrei voluto presentarvi a dovere" domandò Tom al suo giovane inquilino, tra una risata e l'altra; erano seduti sul letto della camera del ragazzo, e davanti a loro lo stesso portale che Tom aveva usato per contattare Bill gli stava riproponendo la scena, come un registratore.
"Direi che l'hai spaventato, e non poco" rispose la piccola copia mentre si sedeva a terra, lasciando però intendere che non era poi così d'accordo con quello che il suo creatore aveva appena fatto.
"Sbaglio, o noto un tono di critica nelle tue parole?" chiese Tom al suo inquilino.
"Nessuna critica, sospetto piuttosto: non so perché, ma sento che c'è qualcosa che non quadra in tutto questo".
"Naaaah, rilassati. – Suggerì Tom a Billy, accarezzandogli i capelli. – Ti ho già detto che non c'è nulla di cui tu debba preoccuparti"
"Tu lasciami il beneficio del dubbio" ribatté seriosa la copia giocando con le frange del tappeto.
"Quanto siamo seri. – Osservò Tom, avvicinandosi al fantasma. – Non riesco a capire perché la cosa ti disturbi tanto; eppure ti ho già detto che non ci separeremo mai veramente".
"Non ho paura per quello, ma per ciò che potrebbe capitarti se qualcosa non dovesse andare secondo i piani. – Billy si appoggiò a Tom. – Non voglio che ti faccia del male".
Mosso dalle parole dello spettro, il ragazzo non potè astenersi dall'abbracciarlo e dal dirgli
"Non mi succederà niente, te lo prometto. Neanch'io mi fido ciecamente di Miroir, ma è l'unico che sa come riportarmi a casa e devo fare per forza quello che dice".
"Questo mi solleva un po', ma ti tengo d'occhio" affermò Billy prima di saltare addosso al suo creatore.
Lontano da loro, in un altro punto di quel mondo, Miroir osservava i due e meditava
"Ci siamo quasi, ma devo assolutamente tenere d'occhio quel piccolo fantasma".
[Bill]
"Domani vieni a fare un giro con noi? Ci vediamo davanti all'Hard Rock e passiamo una sana giornata tra uomini"
Gli scrisse Georg la sera stessa, poco dopo le nove; avrebbe potuto inviargli il messaggio anche più tardi perché Bill, già lo sapeva, era sicuro che avrebbe passato un'altra notte insonne (era già stato un miracolo che avesse mangiato).
"Va bene, ditemi l'ora e ci sarò"
Rispose senza esitazione.
"Sono un masochista" si disse dopo aver inviato il messaggio: avrebbe trascorso un'intera giornata passando davanti alle vetrine dei negozi e non solo, davanti agli specchi dei camerini e dei bar. Troppe superfici che potevano riflettere la sua immagine, troppe possibilità per Tom di prenderlo alla sprovvista. Qualche minuto più tardi arrivò un altro messaggio di Georg
"Alle 10.00".
Avrebbe ancora potuto disdire tutto, inventandosi una qualunque scusa o un qualsiasi impegno, e invece
"A domani allora "
Fu la sua risposta.
"Un vero e proprio masochista, ci manca solo che mi faccia sculacciare e ho fatto bingo" si ripetè ridendo, ma solo per non piangere di nuovo.
Nota autrice: un piccolo capitolo prima di quello grosso. Intanto grazie per i bei commenti che mi avete lasciato, sono davvero felice che vi stia piacendo. Alla prossima xD
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Tokio Hotel - Evil Mirror 2
Fanfiction[sequel di Evil mirror]. Da quando è stato imprigionato nel mondo dello specchio, l'unico pensiero che occupa la mente di Tom è la vendetta contro Bill. Nulla può distrarlo del tutto da questo chiodo fisso, non gli svaghi che si è creato né la compa...