Ho sonno.
E' l'unica cosa a cui penso quando mi sveglio. Due semplici parole che descrivono la mia intera vita.
Rimango altri 5 minuti ferma nel letto, con gli occhi chiusi, ma subito mi accorgo di una cosa: non mi sono svegliata per il suono della sveglia, che non c'è proprio stato.
Spalanco gli occhi e mi metto a sedere. Prendo il cellulare e guardo l'orario.
SONO LE 11:07!! Jonah sarà qui alle 12:30. Esco di corsa dal letto e corro in bagno per lavarmi. Quando mi sono lavata la faccia, mi pongo la domanda più importante: Come ho fatto a dormire fino a quest'ora? Non mi ha svegliata la sveglia, ma non ci hanno pensato neanche i due mattinieri che vivono in questa casa. Sarà successo qualcosa?
Poco importa, me lo diranno dopo. Ora penso solo a prepararmi.
Tiro fuori dall'armadio dei pantaloni neri strappati e una camicia da infilarci dentro. Mi faccio la piastra e prendo i ciuffi davanti e li pinzo con una spilla.
Jonah suona il campanello di casa e io scendo di corsa. Apro la porta e rimango a bocca aperta. Ha i capelli perfettamente spettinati ed indossa una semplice camicia bianca su dei pantaloni neri. Cavolo, siamo vestiti uguali.
—Ciao— dice sorridente
—Ciao— rispondo incantata dai suoi occhi
—Andiamo?— chiede
—Si—
Esco e chiudo la porta.
Camminiamo molto vicini e io cerco di concentrami a non camminare a zig zag, cosa che faccio involontariamente quando sono stanca o quando penso ad altro.
Jonah ride.
—Che c'è?— chiedo
—Sembri tesa—
—Ehm, beh...— cerco una scusa, ma non mi viene in mente niente, così cambio argomento —Dove mi porti?—
—Sorpresa— risponde sorridente
Camminiamo in silenzio un altro po', fino ad arrivare ad un magazzino. Apre la porta e mi invita ad entrare. Dentro è abbastanza buio, ma si riesce a vedere grazie alla luce che passa dalle piccole finestre nella parte alta delle pareti.
—Perché siamo qui?— chiedo
—Adesso lo vedrai— risponde per poi mettersi di fronte ad una parete vuota.
Mi avvicino e lui chiude gli occhi. Unisce le mani davanti a se e piano piano le apre, facendo formare una sfera di luce azzurra. Poi apre gli occhi e la lancia contro il muro come se fosse il lanciatore di una partita di baseball.
Il muro di illumina di azzurro e la luce si ritira facendo rimanere solo un portale ovale nel centro della parete.
Mago, penso.
Rido e Jonah mi porge la mano. Gliela stringo e ci buttiamo dentro il portale. Per un momento mi sento mancare il respiro, ma subito dopo sento di nuovo il pavimento sotto i piedi.
Apro gli occhi e davanti a me vedo il Big Ben.
—Siamo a Londra?— chiedo
—Si— risponde ridendo
—Si!— urlo saltando
Mi giro di scatto. Lo penso per il polso e comincio a correre. Attraversiamo di corsa il ponte e una volta dall'altra parte lo trascino fino al London Eye.
Per la prima volta da quando vivo a Londra, vedo che c'è poca fila, così mi infilo e aspetto.
—Vuoi andare sulla ruota panoramica?— chiede Jonah sarcastico.
A differenza di Peter, il suo sarcasmo non è cattivo.
Ma perché lo sto paragonando a Peter?
Annuisco distratta e faccio qualche passo, perché la fila si sta spostando.
In pochi minuti salgono tutti e quando è il nostro turno, chiedo se possiamo salire solo noi in quella capsula. La ragazza risponde di si e noi saliamo.
La ruota parte e io mi siedo.
—Allora, dimmi qualcosa di te— propone
—Okay, ahm... Ho un fratello, che non vedo da quando ho 6 anni, ho creduto morti i miei genitori per 15 anni e ho vissuto la mia vita in una quindicina di case diverse. Niente di interessante—
Jonah ride. —Questo me lo ha già raccontato Helena. Intendevo qualcosa tipo il colore preferito—
—Blu— rispondo —Il tuo?—
—Rosso—
—Come mai ci tenevi a uscire con me?— chiedo nervosa
—Perché sembri una persona interessante— risponde —E perché sei molto bella—
Giro di scatto la testa verso di lui.
—Sul serio?— chiedo
—Si—
—Wow. Non me lo aveva mai detto nessuno— confesso
—Allora non hai mai conosciuto le persone giuste—
—E tu lo saresti?— chiedo guardandolo negli occhi
—Dipende da come la pensi tu—
Annuisco e mi alzo, andando verso il vetro. Mi raggiunge subito.
—Perché Nicole mi ha mostrato il vostro mondo? Se i miei genitori volevano farmelo conoscere potevano restare con me e dirmi la verità da subito, come hanno fatto i genitori di Nicole con lei. O se volevano farmi vivere da umana, perché decidere di confessare tutto?—
Dopo qualche secondo di silenzio, risponde.
—Credo che tu abbia capito che sono un mago, giusto?— chiede
—Si perché?—
—Ho uno strano presentimento—
—Di che tipo?—
—Un brutto presentimento—
Lo guardo bene e rimango colpita dal suo sguardo preoccupato.
La ruota si ferma, e il portone si apre. Scendiamo e andiamo a prendere un hot dog in un chiosco lì vicino.
Per il resto della giornata passeggiamo e parliamo, ma non tiriamo più fuori l'argomento. Siamo entrambi dell'idea che sia meglio non rovinare il momento.
Mi riaccompagna a casa quando ormai è sera. Sulla soglia di casa mi da un bacio sulla guancia e se ne va.
Entro e trovo Peter seduto sul divano.
—Era ora!— dice, per poi urlare, probabilmente a mia cugina —La novellina è tornata!—
Lo guardo male —Ma che problemi hai? Perché devi rovinarmi l'unica bella giornata che ho avuto da quando sono qui?—
Diventa subito cupo, si alza e va al piano di sopra senza dire un parola. Devo considerare l'idea di averlo offeso? Nah, è pur sempre Peter.
Vado in cucina e mi preparo un bicchiere d'acqua.
Mi torna in mente il brutto presentimento di cui parlava Jonah. Questo basterà a non farmi dormire per un po'.
Sto per andare di sopra, quando la porta di ingresso si apre.
Entrano due donne e un uomo, impegnati in una conversazione. Appena mi vedono si bloccano. Una delle due donne è a bocca aperta.
— Meggie? — chiede
— Mamma? —

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La città segreta
ФэнтезиE se arrivasse tua cugina che non vedi da tempo a dirti che sei diversa? Se ti mostra un nuovo mondo? Cosa faresti se diventassi la fonte di tutti i problemi? ••• "[...] Esco dal bagno e sento gli occhi di tutti puntati su di me. Alzo lo sguardo e...