•Capitolo 2•

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Ma come poteva essere? Merlino era la persona più gentile, onesta, premurosa e leale che avesse mai conosciuto; era stato costretto a servirlo, ma nessuno l'aveva costretto a sopportarlo e diventare suo amico. Merlino era l'unico vero amico che avesse mai avuto, insieme ad alcuni dei Cavalieri di Camelot; ora voleva solo trovarlo, chiarire la situazione e portarlo a casa sano e salvo. Casa...cos'era "casa" per Merlino? Ormai non aveva più Gaius -ed Artù era convinto che non fosse stato lui ad ucciderlo, nonostante fosse stato l'ultimo a vederlo, probabilmente- e tornare nel suo piccolo villaggio avrebbe significato sentirsi inutile o sentire la mancanza della corte. Una fitta allo stomaco ed un improvviso aumento di sudorazione fecero portare il giovane Pendragon alla realtà, una guardia stava richiamando la sua attenzione.
«Torni nelle sue stanze, verrà avvisato al più presto della situazione. Una guardia la scorterà volentieri.» gli disse, senza dare peso ad Artù che continuava a ripetere «Ma Merlino non è pericoloso. Io lo so. Merlino non è pericoloso.»
Una delle tante guardie lo spinse leggermente verso le sue stanze, scusandosi per i modi inappropriati ma necessari. Al posto di farsi scortare, si chiuse letteralmente dentro alle sue stanze, senza rendersi contro che c'era ancora Gwen che stava rassettando le sue coperte. La ragazza borbottava parole che trasmettevano preoccupazione: anche lei era preoccupata, chiaramente. Non aveva mai nascosto ad Arthur la sua attrazione iniziale nei confronti del moro. Quando la ragazza si accorse della presenza del giovane, fece nuovamente una riverenza e fece per uscire, quando il ragazzo la fermò trattenendola per il braccio. «Potresti restare qui? Non posso uscire e non voglio stare da solo.»
Lei annuì e si sedette. «Morgana oggi è in visita in un regno qui vicino, ciò vuol dire che non devo fare nulla fino al suo ritorno.»
Le sue mani continuavano a tormentare il bordo del grembiule; era chiaramente una situazione imbarazzante per entrambi. Non si poteva negare. Oltre a qualche parola ogni tanto, non si dissero nulla e non appena fu l'ora di pranzo, Gwen scappò nelle cucine con la scusa del pasto. Arthur, invece, si allenò con la spada, come se ci fosse anche solo un minimo margine di miglioramento, per lui, il miglior cavaliere di Camelot e dintorni. Senza dubbio, la giornata passò molto lentamente, e fu così tanto noiosa che l'avvenimento più interessante fu il ritorno di Morgana. La giovane, la sua assistente ed il futuro Re di Camelot si riunirono, dopo la cena, nelle stanze della prima e parlarono del loro amico perduto. Su una cosa concordavano: Merlino era innocente, sicuramente. Probabilmente Gaius era morto per un incidente o una delle sue pozioni era venuta male; avrebbero fatto analizzare volentieri il corpo per dissipare ogni dubbio, ma l'unico uomo in grado di farlo era lo stesso Gaius.
Artù era stanco, affaticato dagli avvenimnti e dalla preoccupazione inevitbile, eppure non si era dato per vinto: avrebbe trovato il suo amico ad ogni costo, e lo avrebbe riportato a Camelot. Come avrebbe fatto senza di lui, se no? Tornò dunque in camera sua, pensieroso. Sapeva che a quell'ora della notte non sarebbe stato sicuro per lui ne per chiunque altro uscire, quindi fece tutto ciò che poteva: preparare provviste, armi, denaro e tutto ciò che un viaggio senza meta ne data di ritorno richiedeva. Aspettò pazientemente vicino alla finestra che le primi luci illuminassero le sue stanza: poi, di soppiatto, uscì. Salutò la sorella e Ginevra, prima di partire alla ricerca del suo leale amico, sperando di rivedere Camelot il prima possibile. Scese nelle stalle e quando si ritrovò incapace di autogestirsi, capì quanto necessario fosse il suo amico, quanto ne avesse bisogno; ci mise qualche istante, ma alla fine trovò il suo cavallo. Una volta sellato, ci salì sopra, prese le redini e le tenne ferme con la mano sinistra per tenere fermo l'animale. Una volta preso il comando, lo spronò ed uscirono. Una volta arrivato nella piazza centrale, si rese conto di quanto stesse iniziando a sorgere in fretta il sole e a cme i suoi sudditi fossero già pronti ad adempire ai loro doveri: stavano allestendo i banchetti, stanchi ma determinati, proprio come il loro pricipe. Cercando di non incrociare alcuno sguardo, partì alla volta del bosco.
"Sto arrivando, amico" pensò fra se e se, una volta sorpassate anche le abitazioni periferiche.

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