•Capitolo 1•

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Gaius uscì dalla casa della ragazza, sperando di non doverle chiedere ulteriori spiegazioni. Tornò nelle sue stanze, dove trovò il giovane mago che mangiava il pranzo tra borbottii e stropicciate di occhi, probabilmente per trattenere le lacrime. Gli si sedette accanto, posandogli una mano sulla spalla. «So cos'è successo ieri sera, Merlino. Non devi nascondere i tuoi sentimenti da me.»
Merlino si voltò di scatto, c'era terrore nei suoi occhi; smise di mangiare. « TU COSA?!» gli urlò contro, alzandosi dalla sedia. Il vecchio medico di corte fece lo stesso, avvicinandosi a lui e cercando di calmarlo. «Non ti preoccupare, figliolo. Ginevra prova qualcosa per il principe ma ciò non vuol dire nulla; sono sicuro che troverai la tua donna, presto.»
L'assistente personale del principe balbettò due parole o due della serie «Hai ragione, succederà presto.» e poi scomparve in camera sua. Il vecchio sparecchiò la tavola e tornò ai suoi studi medici ma nella sua mente c'era solo l'amore non corrisposto del suo giovane amico nei confronti  della figlia del fabbro. Quando, più tardi, controllò il giovane, lo trovò dormiente. Sorrise, poi tornò al suo lavoro.
Per l'ora di cena, trovò la stanza vuota ma com'era possibile? Era sicuro che Merlino non fosse uscito dalla porta: c'era stato davanti tutto il tempo! Uscì di fretta, correndo verso casa di Gwennifer, per la seconda volta in un giorno. Entrò senza nemmeno bussare e trovò la giovane intenta a parlare con il principe, il quale si alzò dalla sedia, preoccupato. «Gaius? Che ci fa qui?»  gli chiese, facendogli segno di sedersi e bere un bicchier d'acqua: aveva il fiatone e sembrava in procinto di avere un attacco di cuore. Dopo aver bevuto più di un bicchiere, riprese fiato e formulò una frase di senso compiuto: «Merlin è scappato. Credo che centriate voi due.»
I due giovani si guardano, sperando che l'amico stesse bene. «Non avrei dovuto...» si incolpò la giovane dalla pelle ambrata. Il futuro re di Camelot le mise una mano sulla schiena, accarezzandogliela. «Gwen, no.» le disse, prima di guardare il vecchio amico di suo padre negli occhi. Prese la spada ed uscì dalla casa, andando sopra al cavallo di sua proprietà. «Vado a cercarlo nel bosco.» e detto ciò, spronò il cavallo e partì alla volta dei limiti di Camelot.

Il cielo era buio, nemmeno la luna voleva risplendere, quella sera. Erano ore, o così gli sembrava, che Artù stava girovagando per la foresta alla ricerca di quell'idiota del suo servo. «MERLINO!» urlò a pieni polmoni «QUANDO TORNERAI INDIETRO, AVRAI UN SACCO DI ROBA DA PULIRE!» Il giovane, in cuor suo, sperava solo che l'amico non si fosse fatto male e che stesse bene. Non gli avrebbe mai fatto pulire veramente tutta la sua roba, per prima cosa l'avrebbe abbracciato. «Sono stato uno stupido a trattarlo così male.» si disse. Ormai allo stremo delle sue forze, Arthur Pendragon fece dietrofront e tornò a casa: se fosse rimasto anche solo qualche minuto di più al buio, quasi sicuramente dei briganti l'avrebbero attaccato. Entrò nelle sue stanze, con gli occhi lucidi e si buttò sul letto; si addormentò solo quando ormai non riusciva a più a tenere gli occhi aperti.
La mattina dopo si alzò, malgrado fosse ancora stanco e trovò Ginevra intenta a ripulire le sue stanze. La ragazza gli sorrise, dopo aver appoggiato il piatto sul tavolo; prosciutto, pane e formaggio non sarebbero mai stati mangiati dal futuro Re di Camelot, il suo stomaco era chiuso.
«Buongiorno.» gli disse, dopo aver fatto una riverenza. Lui la congedò senza dirle niente, voleva stare solo. Rimase in completa solitudine finché la giovane assistente di Morgana non tornò nelle stanze del giovane, dopo una corsa estenuante e col fiatone. Arthur si alzò  in piedi, percepiva che c'era qualcosa che andava male: lei riuscì solo a sussurrare: «...Merlino...»
Così, il biondo figlio di Uther uscì dalle sue stanze cercando di non correre ed andò, per istinto, verso le stanze del suo amico. La porta di legno era spalancata, le guardie riempivano il corridoio; senza entrare, capì, ma la vista del cadavere a terra non migliorò il suo umore. Gaius era morto e le guardie avevano visto Merlino scappare, quella mattina.
Ora lo stavano cercando per ucciderlo in pubblica esecuzione.
Merlino era un assassino.

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