Capitolo 12

668 45 0
                                    

Stavo singhiozzando da mezzora e non riuscivo in nessun modo a fermare le mie lacrime. Matteo mi guardava in modo disperato, non sapeva cosa fare e neanche io. Volevo a tutti i costi far cessare quel pianto straziante che da settimane mi accompagnava ma non sapevo come fare. Ero seduta sul divano e di fronte a me Matteo. Era bello da togliere il fiato e in questi mesi mi era mancato più di ogni altra cosa. Tonmy non voleva che mi avicinassi in nessun modo a lui ne ad altri ragazzi e per non scatenare la sua ira avevo obbedito. Pensandoci adesso però, mi chiedo come mai lui non avesse tentato neanche una volta ad avvicinarsi anziché limitarsi solo a farmi un cenno di saluto. Inizialmentw avevo pensato al bacio che ci eravamo scambiati e quindi motivo di imbarazzo poteva essere solo quello ma dopo un po di tempo credevo che sarebbe stato diverso, insomma, io avevo Tommy e lui la bionda ossigenata quindi..
"Ok adesso basta!" Matteo si alzò in piedi e si mise poi in ginocchio davanti a me. Aveva le sue grandi mani poggiate sulle mie esili spalle e i suoi occhi che cercavano il mio sguardo. Sussultai al suo tocco, non volevo che mi toccassero. Oltre ad avere paura non volevo che vedessero quanto ne stavo risentendo anche fisicamente di tutto quello che mi stava succedendo. Mossi le braccia in modo da fargli togliere le sue mani da sopra di me ma rimase impassibile e anche quando iniziai ad urlare le lasciò sempre li. Sembravo una pazza isterica e mene rendevo conto ma non sopportavo niente. "Dobbiamo parlare Jo adesso! Tu devi ascoltarmi."  negai con il capo una due tre volte finché non divenne un movimento continuo. Ero pazza, per colpa sua ero diventata una pazza che nessuno avrebbe più voluto e che nessuno avrebbe più capito. Iniziai ad urlargli contro di andarsene ma non lo fece. Rimase li finché non mi calmai, mi tenne stretta tra le sue braccia mentre ripeteva che sarebbe andato tutto bene. Volevo credergli davvero, ma non riuscivo a farlo. Ero devastata e non cera niente che potesse aiutarmi.
Mi addormentai un ora dopo, ero stanca. Il pianto e le urla mi avevano tolto quel poco di energia che ero riuscita ad accumulare nella giornata.

"Devi fare come ti dico." una voce, la sua voce. "Devi stare lontana da lui, o ti amazzo." non lo vedevo sentivo solo la sua voce che era alterata. Percepivo l'odore dell'alcool, era molto vicino ma io non lo vedevo. Non riuscivo a rispondere, la mia gola era secca prosciugata e io ero immobile ancora una volta succube di lui. "Tu sei mia. Non sei di nessun altro." negavo con la testa ma non ero sicura che lui mi vedesse,  del resto non vedevo neanche io. Poi non disse più nulla, sentì solo un dolore lancinate nel petto e l'odore forte della pelle che bruciava. 
Mi svegliai in preda al panico e mi accorsi che il dolore che sentivo era reale. Non era stato un incubo ne un sogno, era tutto vero e io per l'ennesima volta ero stata annientata.
Gridai aiuto più e più volte e una Claire spaventatissima apparve di fronte a me. Chiamò subito il 118 e da quel momento in poi non ricordo più nulla.

SopravissutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora