Capitolo Due: "La promessa"

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~Cinque anni dopo~
~Nathan's p.o.v.~

Mi svegliai, come sempre, nello stesso letto, con le stesse lenzuola sporche e con il pianto di neonati che mi assillava. Mi alzai dal letto e mi diressi verso il giardino. "Nath! Ben svegliato, come stai oggi?" Mi chiese Fortuné, sorridendomi. Lo salutai con un semplice cenno con la mano. In quegli ultimi mesi, mia sorella veniva spesso visitata da una coppia di neo-sposati, che la volevano adottare. Ciò  mi faceva diventare freddo all'interno; non potevo sopportare la vita dentro quell'istituto da solo. Certo, avevo Fortuné e la mia migliore amica, Louise. Quest'ultima aveva una cotta per me, e me lo disse mesi fa, ma io la rifiutai. Perdere mia sorella sarebbe stato un inferno, la mia vera famiglia era lei. Vidi il ragazzo accanto me osservarmi molto attentamente, con le sopracciglia corrucciate. Arrossii senza volerlo, e decisi così di spostarmi verso la
recinzione che mi teneva "prigioniero" e le tirai un calcio. Quella notte avevo tentato di superarla, e di scappare. Se ci fossi riuscito, sarei stato veramente libero. Durante il mio tentativo, però, qualcuno ha chiamato le suore, e mi hanno punito. Ho odiato quella recinzione sin dal primo momento in cui sono entrato in quel posto. "Nathan, Amõs ha detto la sua prima parola!" Disse mia sorella, correndo con in braccio un bambino di appena un anno. "Gnathan!" Disse il bambino. Lo guardai stupefatto, e lo presi in braccio. Amõs era uno degli ultimi bambini trovati dietro la recinzione. Mi accorsi della sua presenza mentre ero su un albero a osservare il panorama. Vidi una figura femminile che si accovacció, e non facendosi vedere da nessuno, poggiò un fagottino per terra. Quando vidi che stava per andarsene, saltai giù e la chiamai. "Signora! Cosa sta facendo?" Chiesi. La vidi girarsi ed assumere uno sguardo imbarazzato, come chi è colto nel fare qualcosa d'illegale. Mi fece un sorriso sghembo. "Piccolo, per favore, non chiamare le suore..." disse, con tono implorante. "Almeno fallo quando io me ne sarò andata. Il padre del bambino mi ha abbandonata dopo avermi messa incinta, e sono rimasta sola e povera. Prenditi tu cura di lui, penso che tu sia un bambino buono, lo vedo nei tuoi occhi. Io morirò presto, e lui lo farà con me se non lo lascio nelle vostre mani. Di' alle suore che si chiama Amõs. Addio, figlio mio." Disse la donna, piangendo. Dopo aver dato un bacio sulla testa al proprio bambino, scappò. Quando aprì gli occhi, notai che erano verdi smeraldo, e me ne innamorai. Instaurai un rapporto fraterno con Amõs, e lo amai fin da subito. "Nathan, svegliati! Fortu ti sta chiamando da un sacco di tempo!" Dopo aver ripreso conoscenza, grazie a mia sorella, notai il viso preoccupato di Fortuné che mi osservava. Mi spaventai e decisi di corrergli incontro. "Cosa succede?" Chiesi, con un tono tra il freddo ed il preoccupato. "Nath, voglio essere onesto con te. Stanotte... ho chiamato io le suore." Il mio atteggiamento con lui mutò. "Tu? E perché? Sarei stato finalmente libero!" A questo lui rispose con un semplice:"Scusami, ma l'ho fatto per il tuo bene, non volevo che ti facessi male." Cambiò argomento, come se non fosse successo niente. "Volevo dirti, Nath... Domani è il mio compleanno e vorrei che tu lo festeggiassi con me..." Ero ancora molto arrabbiato, e sbottai. "Beh, ormai sei maggiorenne, puoi festeggiarlo anche da solo!" Mi pentii subito delle mie stesse parole. Fortunè scoppiò a piangere, e se ne andò via correndo. "Complimenti, idiota! Ora il mio ragazzo sta male!" Disse Cathrine, una ragazza innamorata di lui. "Fortuné non è il tuo fidanzato, lui non ti ama per niente!" Dissi, diventando di colpo nervoso. Non accettavo il fatto che un'oca come Cathrine volesse fidanzarsi con lui. Per Fortuné  ci voleva una ragazza bella e dolce. Lei mi rispose acidamente. "Non è vero! Quando uscirò da qui lo sposerò, vedrai!" Lasciai perdere la ragazza e mi diressi nella stanza di Fortuné. Lo vidi accovacciato sul letto, che stava singhiozzando."Fortu... scusami, non volevo ferirti..." indicó la porta e mi rispose: "Visto che non ti importa sapere che domani è il mio ultimo giorno qui in orfanotrofio, e non ti importa di passarlo con me, puoi uscire direttamente da quella porta." Sbiancai. "Cosa!? Fortuné, non puoi abbandonarmi e lasciarmi qui da solo! Mia sorella sta per essere adottata, e tu te ne andrai tra poco. Morirò qui, da solo, non puoi farmi questo..." ormai ero io quello singhiozzante. Mi sentii sollevare ed abbracciare. Il suo odore di rose mi pervase le narici, e sentii il mio collo farsi umido. "Fratellino, dormi con me stanotte, per favore..." mi chiese, implorante. Io annuii e poi lo aiutai amaramente a fare le valigie. Ad un certo punto, estrasse da un suo libro una catenella d'oro, e me la porse. C'era attaccato un ciondolo: un fiore d'oro, con delle sfumature che andavano sul grigio e sul bianco e che si distinguevano da tutto il resto.
"Ce l'avevo al collo quando fui trovato qui. Dietro, se noti, c'è una dedica in francese, ma ne ho mai capito il significato. Spero che il giorno in cui ti adotteranno ti spiegheranno il senso di queste parole. Ora è tua." Me la mise al collo, ed io la nascosi dentro la maglietta. Avevo così una parte di lui con me. Il mattino seguente accadde tutto in fretta. Fecero ritirare Fortuné prima del previsto, ma fece in tempo a dirmi delle ultime parole. "Ti prometto che quando avrò i soldi, ti adotterò, e saremo per sempre due fratelli uniti, se non ti adotterà qualcuno prima di me. Tu invece, promettimi che non farai danni e che ti prenderai cura di te stesso. Promettimelo!" Guardai per l'ultima volta i suoi capelli color platino e i suoi occhi grigi. Lo abbracciai e gli diedi un bacio sulla guancia. Sorridendo, risposi: "Te lo prometto." Tutto nei giorni seguenti andò di male in peggio. Dei ladri entrarono dentro l'istituto, e non solo rubarono tutti fondi del posto, ma presero con loro dei bambini, tra cui Sarah. La polizia scoprì anche che una delle suore era stata uccisa nella rapina. Era Suor Antoine. La mia "nonna" e la salvatrice di molti bambini. Piansi per giorni, e non mangiai finché non finii pallido e malnutrito in infermeria.

~Tre anni dopo~
La mia lettura quotidiana, in una giornata afosa d'estate, venne interrotta da suor Levierèe, che mi disse che una famiglia voleva vedermi. Negli ultimi anni ero cresciuto molto in altezza, attirando l'attenzione di molte ragazze. Il mio fratellino Amõs, di soli cinque anni, venne correndo da me. "Fratellone, dove vai?" Mi chiese, spaventato. "Devo conoscere delle persone, non preoccuparti, torno subito." dissi, accarezzandogli la piccola guancia paffuta. Appena arrivai nella stanza degli incontri, vidi una donna giovane ed un uomo sulla trentina che mi osservavano. "Ciao! Tu devi essere Nathan, vero?" Annuii, e mi sedetti su una sedia con uno sguardo serio, e chiesi:"Andate dritti al punto, sono quattordici anni che sto sulle spine ed attendo. Cosa volete?" Si guardarono e si sorrisero, poi si girarono verso di me, e dissero all'unisono: "Vorremmo adottarti!"

*Spazio Autrici*
Hello a tutti! In questo capitolo sono successe tantissime cose, ed è stato un capitolo molto difficile anche per noi. Speriamo che questo prequel vi piaccia. Per chi avesse letto da poco questa storia, senza sapere che c'è una storia da leggere prima, leggetela, almeno non vi confondiamo le idee. Byee!

The Same Wolf, Alone Again.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora