Capitolo 21

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Sandro Botticelli non riusciva a lasciare che la felicità per quella giornata spazzasse via i suoi dubbi. Era stato fin troppo facile, così tanto da convincerlo che Piero Vespucci avesse in mente qualche cosa. Certo, forse semplicemente si fidava di lui, in fin dei conti gli era sempre stato così affezionato da considerarlo quasi un famigliare, qualcuno a cui poter serenamente affidare il tesoro più prezioso. O forse, molto più probabilmente, l'eco delle riunioni che si tenevano nella villa di Careggi era giunta fino anche alle sue di orecchie e Simonetta era l'unica carta di cui disponeva per cercare di entrare nella cerchia dei Medici. L'unica per entrambi e poco contavano in questa occasione i sentimenti che provava per lei, non riusciva a non sentirsi in colpa.

Ma poi Simonetta era uscita dal portone principale del palazzo e tutte le contraddizioni che lo stavano lacerando era scomparse, come soffiate via da quello stesso vento che le spettinava i capelli. Non la stava usando per riuscire ad entrare a Careggi dalla porta principale, Careggi era solo un espediente per poter passare del tempo con lei. Mentre le si avvicinava per aiutarla a salire sulla carrozza le era sembrata triste, gli occhi grigi velati da quella malinconia che spesso le aveva visto cadere addosso come neve pesante.

"Siete pronta, Madonna?" le aveva allora detto facendo un inchino volutamente esagerato per farla ridere.

"Lo sono, Sandro. Lo sono" gli aveva risposto lei poggiandosi alla sua mano per salire sulla carrozza mentre sorrideva. La tempesta sembrava già aver lasciato i suoi occhi.

Il tragitto era stato quanto piacevole. Simonetta Vespucci era felice di lasciarsi alle spalle Firenze ma le sue mani nervose tradivano l'ansia che scuoteva il suo cuore.

"Credete che lui ci sarà?" gli aveva chiesto all'improvviso stringendo forte tra le mani la pesante stoffa del suo vestito.

"Non ho motivo di dubitarne. Ho avuto modo di incontrarlo nei giorni passati e ho accennato alla nostra presenza a Careggi". Le avrebbe voluto dire che era sicuro che Giuliano sarebbe stato lì solo per lei, ma non ce n'era bisogno. Lo sapevano entrambi.

"Questa villa è la dimora preferita di Lorenzo. E' qui che è nato e ancora adesso ama trascorrervi tutto il suo tempo libero. Guardate, siamo quasi arrivati" aveva aggiunto Botticelli poco dopo.

In fondo al sentiero che stavano percorrendo si ergeva un edificio che al primo colpo d'occhio ricordava più una piccola fortezza che una villa di campagna nonostante le forme armoniose.

"Non lasciatevi ingannare dall'aspetto esterno, Careggi è tanto sontuosa al suo interno quanto austera nella facciata, un po' come Lorenzo" aveva detto Sandro senza riuscire a staccare gli occhi dall'edificio.

"Credevo fosse la vostra prima visita"

"Ufficialmente non sono mai stato qui" le aveva risposto "ma con qualche moneta in tasca si trova sempre il modo di farsi aprire le porte delle cucine. Temevo che i miei soli talenti non fossero sufficienti per poter entrare dalla porta principale". Cercava di chiederle scusa per averla usata come lasciapassare, ma Simonetta aveva volutamente non cogliere il senso celato delle sue parole. Era sicura che il talento dell'amico valesse un invito ufficiale.

I cavalli aveva rallentato piano fino a fermarsi senza sollevare terra, quasi che il cocchiere avesse timore di sporcare la candida giubba che indossava il servitore che presidiava l'ingresso. Da dentro la casa si sentiva provenire un suono d'arpa, una melodia dolce e allo stesso tempo ipnotica, tanto che sarebbe bastato chiudere gli occhi e seguire le note per trovare la strada.

La venere di FirenzeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora