Fuori, una fitta nebbia avvolgeva ancora i contorni degli alberi spogli. Era appena l'alba, Simonetta era sveglia da molto ma era rimasta immobile nel letto sotto le pesanti coperte ad ascoltare il respiro pesante di Marco. Aveva paura di svegliarlo, aveva paura di veder cominciare quella nuova vita che l'attendeva. Sarebbero partiti subito dopo la messa del mattino.
Poco dopo Marco aveva cominciato ad agitarsi nel sonno. Simonetta, accanto a lui, stava osservando con attenzione il volto del ragazzo che ora era suo marito. Aveva i lineamenti marcati, delle labbra carnose ma pallide che contrastavano in maniera stridente con la carnagione olivastra e i folti capelli castani. Lo avrebbe amato? Si poteva davvero innamorarsi di qualcuno senza averlo prima conosciuto?
"Simonetta, sei qui...". Marco aveva aperto gli occhi e si era quasi stupito nel vedere la moglie accanto a lui. L'aveva stretta fra le braccia. La stanza era ancora avvolta dal calore degli ultimi ceppi di legna che lentamente andavano spegnendosi nel camino, ma Simonetta aveva freddo e il corpo caldo di Marco era stato quasi un sollievo. Senza aggiungere altro il ragazzo aveva cominciato ad accarezzarle dolcemente i capelli.
"Sai, in tutti questi mesi ho cercato di ricordare il tuo volto senza riuscirci. Ricordavo solo il colore grigio dei tuoi occhi e il modo con cui mi avevi guardato" le stava dicendo quasi sussurrando le parole, "non volevo spaventarti e spero non sia troppo tardi per chiederti scusa". Le aveva poi raccontato di come non fosse stato un suo desiderio contrarre matrimonio, era troppo giovane e detestava l'idea di essere usato come una pedina dal padre nel gioco delle sue ambizioni.
"Ma quando ti ho incontrata per la prima volta ho pensato che mai avrei potuto avere in sposa una donna più bella di te". Simonetta era rimasta senza fiato e timidamente si era stretta di più a Marco.
"Fino all'ultimo momento ho avuto paura" le aveva infine detto. Simonetta con timore gli aveva chiesto quali fossero stati i suoi dubbi pur temendo una risposta che non sapeva immaginare.
"Ho temuto la tua bellezza, l'ambizione di mio padre, la vita che avremo insieme a Firenze". Con una strana enfasi aveva sottolineato l'ultima parola e poi aveva continuato: "Firenze è un covo di vipere che dormono all'ombra dei Medici e temo che il loro veleno arrivi fino a te". Simonetta si era improvvisamente ricordata di Alastor e un'ombra aveva velato i suoi occhi.
"Non preoccuparti, so del dono che dovrai consegnare a Lorenzo". Marco aveva letto nel modo giusto l'ombra sul suo viso e le aveva detto di non lasciarsi intimidire da quello che avrebbe visto, dal lusso della casa e dallo splendore delle vite dei Medici che si nutrivano di apparenza, consapevoli del loro fascino e del loro potere.
I due giovani erano così vicini che la distanza tra loro, sembrava essersi improvvisamente annullata. Forse una nuova vita era davvero possibile stava pensando Simonetta e niente le importava di Firenze e dei Medici. Avrebbe svolto il compito che le era stato assegnato e poi avrebbe imparato ad amare suo marito.
Poi qualcuno aveva bussato piano alla loro porta.
"Apro io, rimani qui" aveva detto Marco dandole un bacio. Con una coperta addosso aveva aperto la porta ed era rimasto senza fiato: si era trovato di fronte una ragazza in tutto e per tutto identica alla moglie ma dai capelli color dell'ebano.
"Ho portato la colazione come mi è stato comandato". Dopo un rapido inchino Brigida era entrata nella stanza senza chiedere permesso mentre Marco la fissava ancora incredulo. La ragazza aveva posato il vassoio sul tavolino e aveva aperto le pesanti cortine della finestra per lasciar entrare la luce del mattino. Poi si era voltata verso il letto in cerca di Simonetta che, con i capelli arruffati, le aveva rivolto un sorriso. Sollevata Brigida aveva subito lasciando la stanza degli sposi ricordando loro che l'Appiani li attendeva da lì a poco nella sala delle udienze per salutarli prima della partenza.
"Chi è quella ragazza?" aveva chiesto Marco una volta rimasti soli.
"Brigida, la figlia della mia balia. Verrà a Firenze con noi" gli aveva risposto lei senza aggiungere che per lei Brigida era più una sorella che una serva. Marco era rimasto in silenzio per tutta la durata della colazione, si era vestito ed aveva lasciato la stanza lasciando Simonetta sola a fissare il suo piatto ancora pieno.
...
Nella sala delle udienze ad attenderla aveva trovato il signore di Piombino, Battistina, i suoi genitori e Piero Vespucci che oltre al suo miglior farsetto sfoggiava un sorriso smagliante. Era l'unico a sembrar felice in quella stanza. Poco dopo era arrivato anche Marco. Ai due giovani erano state rivolte parole di augurio, di prosperità secondo le usanze. Simonetta aveva ringraziato con un leggero inchino mentre le lacrime le rigavano il viso mentre l'Appiani la guardava con desiderio, mentre Battistina si asciugava le lacrime, mentre i suoi genitori si chiedevano se avrebbero sentito la mancanza di questa figlia che lasciava la loro casa ancora così giovane e inesperta del mondo che l'attendeva.
"E' tempo di andare". Piero Vespucci aveva decretato la fine di quel momento di commiato. La carrozza era già pronta a partire.
Anche Alastor era pronto per il viaggio. Come ulteriore dono per Lorenzo de'Medici, l'Appiani aveva fatto ricamare una splendida gualdrappa di un tessuto di un blu così profondo da ricordare il colore del manto della Vergine che Simonetta aveva visto tante volte dipinta, colore che si esaltava nel contrasto con i fili dorati con cui erano stati realizzati i gigli e col nero del manto dell'animale. Sarebbe stato Marco a cavalcarlo fino a Firenze.
Poche ore di viaggio e sarebbero stati all'ombra della cupola del Brunelleschi.
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La venere di Firenze
Narrativa StoricaSimonetta Vespucci. La donna più bella di Firenze, amata da artisti, da scrittori, da uomini potenti. Innamorata di Giuliano de' Medici, resa immortale da Sandro Botticelli. Questa è la sua storia, la storia di un amore tale da bruciarle l'anima fin...