Capitolo 29

566 29 8
                                    

La chiesa di Ognissanti rimbombava del rumore del suo stesso silenzio. Era mattina presto e dopo la messa della prima ora non era rimasto più nessuno. Era il momento della giornata preferito da Domenico Ghirlandaio per lavorare agli affreschi della cappella Vespucci, quando la città sembrava ancora sospesa tra i sogni e la vita stentava a cominciare.

Brigida era con lui, come ogni giorno , pronta a posare. Indossava un abito color crema con una cintura bianca stretta sotto il seno. Aveva le spalle coperte da un mantello dello stesso colore dell'abito, ornato da stoffa damascata verde scuro all'interno e sul capo portava un velo leggero che cadeva sui suoi capelli color dell'ebano lasciati sciolti in morbide onde. I suoi occhi grigi, che non erano mai stati più luminosi, facevano tremare la mano di Ghirlandaio mentre il suo cuore sospirava per quell'amore tanto inaspettato quanto fragile.

"Ti prego, Brigida, cominciamo. Allarga le braccia e inclina leggermente il corpo. Immagina che siano gli angeli a tenere sollevato il tuo mantello, non sentirne il peso. Tieni gli occhi socchiusi, verso il basso, rivolti a degli astanti immaginari inginocchiati sotto di te". Sorrideva, sorrideva sempre dipingendola. Sarebbero potuti restare così per l'eternità. Il vuoto e il silenzio della chiesa di Ognissanti sembravano sottolineare l'armonia che li legava e sussultavano ad ogni rintocco delle campane come se il tempo stesse scorrendo per loro troppo veloce.

"Sono sicuro che sarà magnifico". La voce di Sandro li aveva fatti sobbalzare. Passava dalla chiesa spesso per salutarli, non sapevano che era stato Piero Vespucci a chiedergli di tenere d'occhio l'andamento dei lavori e di capire se Brigida avesse intenzione di tornare dai Medici. Gli sarebbe certo stata più utile come amante di Giuliano de'Medici che come innamorata di un pittore squattrinato per quanto talentuoso fosse. E per non destare sospetti era stato lo stesso Piero a insistere che Simonetta si recasse a trovare i due giovani. Le due sorelle si erano subito abbracciate.

"Sei bellissima Brigida" le aveva detto Simonetta guardandola e facendola girare su sé stessa.

"Tu invece sei pallida, sorella. Lo sei ogni giorno di più" le aveva risposto Brigida sottovoce mentre le dava un bacio come a non volersi far sentire dai due uomini. La conosceva così bene da sapere che non sarebbe stata contenta di attirare su di sé delle preoccupazioni.

"E' la noia, lo sai bene. Anche Marco si è rassegnato". Glielo aveva detto così, certa che sua sorella sapesse a cosa si stava riferendo in realtà.

Poi le campane, all'improvviso, avevano preso a suonare a festa e non solo in Ognissanti. Sembrava che tutta la città fosse esplosa in un boato assordante di festa. Non ci era voluto molto per capirne il motivo: Giuliano de' Medici aveva appena varcato le mura di Firenze.

...

Quando le campane avevano preso a suonare il cuore di Lucrezia Tornabuoni aveva ricominciato finalmente a battere: Giuliano, il suo figlio prediletto, era tornato.

Si era affacciata alla finestra della sua stanza, lasciando cadere il corpetto che stava ricamando. Lo voleva vedere arrivare a cavallo a casa, era stato lontano per troppo tempo. In quei lunghi mesi di lontananza si era spesso pentita di aver preso, d'accordo con Lorenzo, la decisione di allontanarlo da Firenze. Lo aveva fatto per il suo bene, per lasciare che la fiamma del desiderio di potere che aveva letto in lui si spegnesse da sola senza bisogno di intervenire, per far si che dimenticasse Simonetta Vespucci magari trovando una moglie che consolasse il suo cuore. Ma le lettere che le giungevano dai suoi informatori le raccontavano di un Giuliano sempre più cupo, dedito al vino e alle donne di taverna, lontano dal ragazzo solare che lei aveva cresciuto. Allontanarlo era stato un errore e nell'ansia di riabbracciarlo non riusciva a non domandarsi come Lorenzo lo avrebbe accolto, tanto che, contravvenendo alle regole imposte dal suo ruolo, aveva deciso di scendere in cortile per essere la prima a benedire con un bacio il suo ritorno.

La venere di FirenzeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora