Prologo

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"Avevo bisogno di sfogarmi, anche se era tardi, non mi importava. 

Ero depressa dall'inizio dell'estate e avevo tanta voglia di morire. Ero autolesionista, mia madre lo ha scoperto la prima volta che sono finita in pronto soccorso. 

Voleva mandarmi dallo psicologo, e addirittura in un ospedale psichiatrico, pensava che io fossi matta, ma io ero sicura di non esserlo, erano gli altri che non mi capivano. Nonostante avessi qualche amico, mi sentivo tremendamente sola, abbandonata da tutti al mio crudele destino, come se nessuno potesse capirmi e ascoltarmi veramente, non sentirmi "blaterare" dei miei problemi. Io sapevo che ero una persona diversa dalle altre, ma non matta, oppure lo stavo lentamente diventando, senza accorgermene. 

Io semplicemente cercavo la via più veloce per non soffrire. Non so da cosa era iniziato tutto questo, ma non vedevo più i lati positivi della vita di una volta, quella piena di amici che mi aiutavano... Poi mi era bastato ingrassare di qualche chilo per due insulsi mesi, mettermi gli occhiali e la mia vita era diventata un inferno. Trovavo tutto ciò una tortura. 

La sopravvivenza era una lotta nella tempesta di fuoco, quella non era vita, era ossessione. E intanto morivo dentro ogni giorno, non solo esteriormente. 

C'era stato un periodo in cui ero diventata anoressica addirittura, ma ora ho oltrepassato tutto, spero. 

Quello era un lento suicidio, e crollavo di nuovo. In quello stato, il mio lento suicidio era chiamato vita da chi se lo stava godendo, ma noi altri depressi, bulimici, anoressici, matti... no, noi eravamo là, in un angolo, mentre morivamo lentamente. 

Viviamo in una società che ci ammazza ogni giorno, ma nessuno se ne accorge, e ad un certo punto avevo smesso di sperare, di sorridere e di fidarmi di qualcuno. Il dolore era troppo forte ed avevo smesso di provarci. Sbaglio o ero io quella bimba che affermava che non avrebbe mai fumato, bevuto o fatto qualsiasi altra cazzata? Sbaglio o sono diventata quel mostro che da piccola ho sempre odiato? Ogni volta che passavo davanti allo specchio, ignoravo la mia figura per la vergogna, arrivavo addirittura ad abbassarmi pur di non guardare il mio riflesso.

Volevo solo andare via da tutto quello schifo, partire e non tornare mai più. Avevo sempre tanti pensieri, tante incertezze, tanti dubbi... Andrà tutto bene mi dicevano sempre tutti, facevo finta di crederci ogni volta. Non capivo mai quella paura per gli sconosciuti, quelli che mi hanno deluso li conoscevo tutti. 

Noi adolescenti siamo strani. Siamo più fragili di un bambino ma più forti di un adulto. Sono gli anni più duri, ma dicono che sono i migliori." 

E fu così che iniziai a raccontare la mia storia a qualcuno che sapevo mi avrebbe capita, nonostante ci conoscessimo da poco, nonostante i nostri errori.

"Da ora sarà così...mi ami? Conquistami. Mi odi? 'Sti cazzi. Ti manco? Fa qualcosa. Mi vuoi? Dimostramelo. Te ne vai? Non tornare. Non sto più dietro a nessuno, solo alle persone di cui mi fido! Mi hai vista piangere per te? Bene, ora siediti e guardami sorridere per qualcun altro." 

Presi in considerazione il suo consiglio, perché mi serviva solamente qualcosa che mi spronasse a cambiare, a diventare veramente quella ragazza fredda che nel corso della mia adolescenza avevo sempre cercato di imitare. E mi avevano più che motivata, inoltre ad avermi pubblicamente umiliata. Ora volevo impegnarmi, la vendetta è un piatto che si serve freddo.

Suicide Girl-JelenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora