Capitolo 4

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Nulla gli era mai sembrato tanto difficile quanto bussare a quella porta.

Alzò lentamente il pugno serrato, tremando impercettibilmente.

Per la prima volta, aveva paura di affrontare una missione.
Sì, perché quella non sarebbe stata come le tante altre da lui concluse con successo.
Non avrebbe dovuto dare la caccia ad un nukenin, proteggere una persona importante da chissà quali minacce, affrontare viaggi interminabili in terre sconosciute.

Ciò che era costretto ad affrontare, era ben peggio dell'uccidere un nemico. 

Finalmente si decidette a colpire la superficie bianca e leggermente ruvida, sebbene con poca convinzione.

«Avanti.»

Non era la voce di Ayumi.
Non riusciva a spiegarsi il motivo, ma gli era penetrata a fondo nella mente e l'avrebbe riconosciuta anche tra il vociare della gente per le strade di Konoha, particolarmente affollate in quel periodo dell'anno.
Respirando a fondo e cercando di mantenere la calma, aprì lentamente la porta scorrevole.

«Oh, è lei Kakashi.»

Un'infermiera piuttosto giovane, con i capelli castani raccolti in uno shignon ordinato e la divisa pressoché immacolata, stava medicando le ferite della ragazza, che giaceva ancora addormentata.

L'Hatake era piuttosto conosciuto all'ospedale del villaggio, così come in praticamente ogni angolo del Paese del Fuoco. Nonostante avesse solo diciassette anni, era uno shinobi dalle grandi capacità.

«Come sta?» chiese immediatamente.
Era sinceramente preoccupato per lei. Dopo tutto, era un elemento chiave per il compimento della missione.

«Si sta riprendendo.» si limitò a rispondere la donna, con una certa freddezza. Una volta finito il suo lavoro se ne andò, con fare quasi offeso.

Il ninja prese una sedia e la sistemò accanto al letto di Ayumi, per poi sedervisi; esattamente come la sera prima, le prese la mano.
Spostò lo sguardo sulle sue esili forme, nascoste dalle lenzuola e dalla coperta che lui stesso le aveva adagiato sulle gambe.

Quella notte era stato bruscamente svegliato da due membri della squadra speciale che, con tanto di divisa e maschera, si erano materializzati alle sue spalle, per una convocazione d'emergenza.
Era stato costretto a lasciare la stanza e recarsi immediatamente all'ufficio del Terzo Hokage.

Aveva da subito avuto una brutta sensazione al riguardo; non poteva certo trattarsi di buone notizie.

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«Kakashi, penso tu sappia meglio di me quanto la missione fosse importante. Si può sapere cosa ti è successo?» gli aveva chiesto, prendendo una profonda boccata dalla sua pipa.

«La prego di perdonarmi. La vita della ragazza era in pericolo. E sospetto che c'entri l'obiettivo.»

«Sospetti?» lo interruppe bruscamente «Qui servono certezze, Kakashi. Non puoi interrompere la missione per un sospetto. Comunque, chiederò ad Inoichi di cercare di scoprire qualcosa in più su di lei, per sicurezza.»

«Non può farlo!» Aveva alzato la voce senza rendersene conto «Signore, la prego ripensarci. Le tecniche di Inoichi sono molto invasive... Ayumi è già stata traumatizzata una volta!»

«Ayumi?» L'Hokage era sconcertato «Ascoltami bene. Non possiamo permetterci di rischiare un attacco interno a così poco tempo dalla fine della guerra. Per quanto questa Ayumi possa sembrare innocua ed indifesa, non sappiamo quale sia il vero motivo per cui fosse in pericolo di vita. Per il bene del villaggio-»

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