Capitolo 12

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Questo simbolo segnerà l'inizio e la fine dei Flashback da questo capitolo in poi.

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«Ci perdoni, Hokage-Sama. Abbiamo fatto del nostro meglio, ma...»

«Non ti preoccupare. Sapevo che non sarebbe stato facile.» Inspirò profondamente, cercando di pensare con lucidità «Il villaggio è in grave pericolo. Allerta le guardie. Non possiamo farci trovare impreparati.»

Alzò la testa tanto bastava per incrociare lo sguardo del Sarutobi. Mai era stato tanto serio.

«Hokage-Sama... Con chi abbiamo a che fare, esattamente?»

Socchiuse gli occhi, appoggiando il mento sul dorso delle mani.
Gli tremò la voce, quasi impercettibilmente «Trovate Kakashi. È l'unico che può impedire che la guerra torni a devastare il nostro mondo.»

L'Anbu decise di non insistere. Il Terzo era visibilmente preoccupato, e come biasimarlo; Konoha non avrebbe retto altre battaglie, le famiglie non potevano permettersi ulteriori perdite.

«Agli ordini.»

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Strinse tra le dita il piccolo fiore, un petalo scarlatto fluttuò per un momento nell'aria gelida, per poi cadere lentamente sul terreno ghiacciato.

Una lacrima sfuggì al suo controllo, ma la lasciò andare. Ormai non aveva più importanza.
L'aveva persa, ed era stata tutta colpa sua.
Le aveva promesso che non avrebbe più sofferto, che tutto sarebbe sempre andato nel verso giusto. E, invece, era stato proprio lui la causa del suo dolore.


«Sai, Kakashi... Per il mio clan, le camelie bianche sono sempre state simbolo di purezza e fecondità. Ad ogni figlia femmina ne viene tatuata una tra le scapole, come buon auspicio.» Scostò i lunghi capelli biondi, tenendo lo sguardo basso «Ma a me... L'hanno tatuata rossa. Immagino tu non sappia che cosa significa.»

Non rispose. Ma aveva intuito. Lei era diversa. Proprio come lui.

«Guarda tu stesso.» sussurrò, con voce tremante, porgendogli la schiena.

Allungò lentamente la mano, per poi abbassare delicatamente la stoffa sgualcita della felpa grigia, decisamente troppo grande per quel corpo esile. Sussultò, non appena vide quel simbolo.

«Perché non mi hai lasciata morire, Kakashi? Perché hai deciso di salvarmi, mettendo a repentaglio la tua vita? Sei un folle!» 

Si ritrovò ad urlargli contro con tutto il fiato che aveva in corpo, proprio come quella notte sotto al grande albero. Si portò le mani al viso, lasciando che le lacrime scorressero, sfogando le sue paure.

E, proprio come quella notte, l'Hatake la strinse a sé con dolcezza, lasciando che si aggrappasse al suo petto, cercando di farla sentire al sicuro.

«Perché?» 

Si rialzò lentamente, stringendo il fiore tanto da ridurlo in poltiglia. Doveva trovarla, tenere fede alla parola data. 

A qualsiasi costo.

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«E così... Alla fine sei riuscito a trovarmi.»

Sogghignò, squadrando la ragazza con occhi colmi di disprezzo. 

«Non è stato per niente difficile. Quel ninja ha fatto esattamente ciò che volevo. Ora che Konoha è a conoscenza del nostro ritorno, sarà ancora più divertente sterminare ogni suo abitante.»

«Sei disgustoso!» urlò, con le lacrime agli occhi.

«Sorellina, attenta a come parli...» Le prese il mento con due dita, fissando lo sguardo blu scuro in quello ghiacciato di lei «Dopo tutto, nelle nostre vene scorre lo stesso sangue.» 

La lasciò finalmente andare, con un sorriso beffardo stampato sul volto.

«Avremo pur lo stesso sangue, Kuma... Ma non sei mio fratello. Non dopo aver fatto tutto questo. Il nostro Clan-» 

Il sibilo di un kunai, piantato a pochi millimetri dalla sua testa, la fece sussultare.

«Il nostro clan? Sei davvero ingenua! Dopo tutto quello che ci hanno fatto passare, come puoi definirli "l nostro clan?» ringhiò.

«Lo hanno fatto per il bene del villaggio! Come fai a non capirlo?»

«Tu non sai proprio niente, Ayumi. Ti ostini a difenderli, ma non sei altro che una sciocca. Tutti ti temono, ti hanno rinchiusa e torturata... Eppure stai dalla loro parte. Anche tu, come loro, non meriti altro che essere punita!» 

Lanciò un altro kunai, che le strappò le bende, ormai fradice di sangue. 

Ghignò «E ti dirò di più. Sarai proprio tu a causare la morte del Villaggio della Foglia.»

Impallidì, alla vista di una piccola pergamena ingiallita dalle decorazioni scarlatte, che il ragazzo teneva saldamente nella mano sinistra. 

«Dove l'hai-» Il respiro le si fece affannoso «No!» 

Si dimenò con tutte le sue forze, tanto che le catene le lacerarono i polsi.

Lui rise, vedendo il terrore dipinto negli occhi della ragazza.

«Preparati, Konoha. Sto venendo a prenderti.»

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