2015
Tic-tac tic-tac tic-tac.
Il suono dell'orologio rimbombava in tutta la stanza.
Austin era sotto la doccia, ma nonostante questo il suono non diminuiva; si strofinava con forza tutto il corpo, come per cancellare antichi ricordi marchiati nella sua pelle, facendo però comparire solo delle chiazze rosse.
Erano passati quattro anni da quel terribile giorno di pioggia e Austin aveva preso una decisione sofferta: dalla sua bocca non sarebbe più uscito niente. Le parole, per lui, non avevano più nessun senso.
"A Che cosa serviva parlare se poi nessuno lo ascoltava per davvero?" pensò tristemente; del fratello non aveva più traccia, sua madre era morta e suo padre anche. Era solo e nessuno di tutti quelli che gli avevano giurato amicizia era davvero rimasto nel momento del bisogno.
Sebbene le persone continuassero ad incoraggiarlo a parlare, a esprimersi in qualsiasi modo, Si rifiutava. E nonostante essi gli ripetessero che per qualsiasi cosa loro ci sarebbero stati, lui era sicuro che stessero mentendo: erano dei bugiardi. Nessuno si era fatto vivo quando aveva avuto davvero bisogno di aiuto.
Per il suo silenzio, era stato obbligato a seguire uno psichiatra, il Dr. Johnson. Ogni giorno doveva fare una seduta di 1 ora, dove l'unico a parlare era lui.
Diceva che Austin era malato, con forti squilibri mentali dettati dalle sue esperienze passate: gli era stata diagnosticata la depressione cronica.
Lui non credeva a quelle parole.
Il Dr. Jhonson gli faceva paura e, anche se sembrava davvero buono, non si fidava. Non si fidava più di nessuno ormai.
In quei anni tormentati, era stato gettato da una casa all'altra, come fosse una bambola di pezza.
Aveva conosciuto molte persone, alcune più buone di altre, ma alla fine aveva ricevuto lo stesso trattamento da ognuno di loro: essere cacciato, considerato pazzo e impossibile. Alcuni avevano asserito persino che l'unico posto adatto ad una persona malata come lui, era un luogo isolato.
Ma a lui, del pensiero altrui, non importava più.
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Close Your Eyes
General FictionEra buio, il pavimento freddo e umido, la porta dipinta di rossa mi guardava, udiva e dava ascolto alle mie sofferenze. Il mio viso venne alzato aggressivamente mentre scrutavo la bianca barba di cui tanto avevo paura. Le sue urla e il suo corpo si...