- IL SIGNOR ZERO SI ACCOMODI ALL’INTERNO DELL’AULA GRAZIE GLI ALTRI RESTINO FUORI.
Presi coraggio e misi la mano sulla maniglia d’orata e feci un po’ di forza per girarla ed entrai lasciando
questa volta la porta leggermente aperta, sperando di poter far sbirciare i miei amici, ma uno dei tizi
mascherati disse immediatamente:
- Zero, chiudi la porta gli altri studenti non devono vedere.
Feci uno strano ghigno di sofferenza, girai le spalle agli esaminatori dirigendomi verso la porta, ma prima di
chiuderla dissi ai miei compagni che erano ammassati come sacchi di farina contro la porta ad origliare e
sbirciare di perdonarmi di dover chiudere la porta e gli chiesi di darmi un imbocca al lupo, chiusi la porta e
voltandomi vidi che la stanza stava cambiando colore da quel bianco accecante divenne sempre più scura
fino a diventare nera non si riusciva a vedere nulla, neanche le mie stesse mani, feci qualche passo avanti
cercando di ricordarmi la posizione degli oggetti presenti nell’aula, mi fermai solo quando sentii la voce che
mi disse stai fermo Zero, mi bloccai, la paura si stava facendo sentire, l’ansia dell’ignoto, non sapevo cosa
stava per succedermi nessuno aveva mai accennato che avrei fatto l’esame di idoneità a luci spente, mi
guardavo attorno frettolosamente, istericamente, poi sentii:
- Allora Zero, ora vedremo attraverso degli stimoli continui cosa succederà e a quale elemento
appartieni, nulla di preoccupante, ti chiediamo solo una cortesia non agire frettolosamente ascolta
le parole che ti arrivano da dentro e segui quello che ascolti solo così potremmo giudicare se puoi
far parte di questo mondo.
La persona che parlava si interruppe e una grande luce mi colpi restai cieco per qualche minuto, mi strofinai
gli occhi e quello che vidi mi lasciò a bocca aperta, al posto della stanza visi un grande terreno diviso in
quattro zone, la prima zona era un bel prato verde rigoglioso come quello dell’ingresso dell’accademia
molto tranquillo, la seconda zona era piena di alberi spogli il terreno era ricoperto di fogliame che
svolazzava delicatamente creando un arcobaleno di colori tra il giallo al marrone al verde, ma la cosa che mi
colpii di questa zona fu la tempistica ogni due tre secondi si alternavano folate di vento che spazzavano via
le foglie creando dei cicloni impervi e paurosi, la terza zona era un’oasi rigogliosa con vegetazione verde
con palme altissime che sembravano che toccassero il cielo tutto circondato da una grandissima distesa
d’acqua cristallina di un azzurro simili alle cartoline che mi inviavano i miei parenti quando andavano in
vacanza all’estero, l’ultima zona era quella più preoccupante infatti era arida circondata da terreno secco e
bruciato bastava soltanto guardarlo che sudavi, guardai bene e vidi la classica distorsione dell’aria calda.
Restai immobile ma la tentazione di poter visitare quei luoghi era moltissima ma sembrava che le mie
gambe non volessero collaborare quindi restai li immobile scrutando sempre più attentamente quelle
strane quattro zone, all’improvviso una voce mi disse di prepararmi al peggio che la prova stava per iniziare.
Ad un tratto un colpo di vento mi colpi facendomi rotolare contro una roccia, continuava a colpirmi
intensamente non riuscivo ad alzarmi, cercai di strisciare dietro la roccia per avere un minimo di riparo da
quelle fortissime raffiche di vento, mi nascosi dietro la roccia per poter ragionare su come poter uscire da
quell’impiccio in cui mi ero cacciato cominciai a pensare riuscivo solo a sentire la mia stessa voce che
diceva:
- Ragiona Virgil , ragiona se stessi giocando cosa faresti? Ragiona.
Solo successivamente riuscii a capire come dovevo comportarmi mi alzai e misi le spalle contro quelle folate
di vento per poter contrastare le raffiche di vento che mi colpivano la faccia, mi spostavo utilizzando le
raffiche di vento fino a quando non trovai un luogo ben coperto da alberi, boscaglia e rocce.
Sentii una voce familiare era quella del tizio con il volto coperto e disse:
- Okay, Zero abbiamo capito che il tuo elemento non è l’aria oppure l’avresti controllata, neanche gli
altri elementi collegati con quello dell’aria, Iniziamo con la seconda tappa del test.
Questa volta fu catturato dalle radici delle piante, rami di alberi che mi colpivano non riuscivo a capire nulla
anche questa volta la voce fuori campo mi disse:
- Okay, Zero abbiamo capito che il tuo elemento non è la terra oppure avresti comandato loro di
ritornare alla terra, e come prima neanche gli elementi collegati a essa, Iniziamo con la terza tappa
del test.
Questa volta capii in anticipo cosa stava per succedere perché sentii una voce dentro di me che mi disse
non preoccuparti chiudi gli occhi, feci come quelle voce mi comandò e nel momento che chiusi gli occhi una
strana sagoma simile a quella di un grande uccello mi disse:
- Io sono Bennù, non preoccuparti ti aiuterò io quello che ti colpirà sarà una grande ondata di aria
calda nel momento che la percepirai apri gli occhi e stendi le mani contro l’ondata di aria in quel
modo riuscirai a controllare l’aria intorno a te, subito dopo concentra la tua rabbia su una mano e
aprila e immagina il calore su di essa in quel momento dirigi il raggio contro un albero e il test sarà
finito, però ricorda aspetta che l’ondata di aria calda sia finita oppure non riuscirai a portare a
termine il test, anche perché la fase successiva a questa ti indebolirà molto in quanto si tratterà di
grandissime onde di acqua e non potrai nasconderti se non riuscirai a controllarle, sta pronto arriva.
Feci quello che mi disse Bennù ma dopo di che non ricordai nulla mi ritrovai al centro della stanza bianca
con i tizi incappucciati intorno a me dicendomi complimenti hai superato la tua prova ora vai nella tua
stanza e riposati dopo di che chiamarono Stesy che entrò nell’aula con altre quattro persone con una
barella e mi portarono nella mia stanza, durante il tragitto Stesy disse:
- Complimenti Virgil c’è l’hai fatta a superare la prova ne ero sicura.
Dicendomi questo mi diede un pezzo di pizza continuando a parlare:
- Mangia la pizza!
Io le risposi:
- Quale elemento sono? E soprattutto Virgil non c’è più ora mi chiamo Zero.
Lei rispose con un segno della testa mi lascio in stanza e usci da essa.
Poggiai la testa sul cuscino guardai il grande orologio e vidi che erano le sedici e cinquantatré, subito dopo
mi addormentai aspettando il mio amico Leo ma che adesso si chiama Tiz.