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«Sembrano essere cresciuti tutti... riguardo le vecchie foto e Clary si è tagliata i capelli, Ale ha il brillantino al naso, Lucy è più longilinea, Francy ha gli occhi di chi ne ha viste tante, e poi ci sono io... tutto di me è rimasto uguale negli anni: gli occhi piccoli, le labbra carnose, il viso ovale, i capelli ricci, il fisico... niente è cambiato, se non la mia stabilità mentale a quanto pare.» lo dissi con un pizzico di autoironia, e accennai ad un mezzo sorriso alzando leggermente gli angoli della bocca, poi ripresi: «Mi immedesimo troppo nelle situazioni, vedo la mia vita come un film, in cui vorrei che le persone recitassero semplicemente la loro battuta,come da copione, e che tutto vada come deve andare, ma ci sono giorni in cui le battute sono inaspettate, e i personaggi cambiano senza che io sia stata avvertita. Solitamente sono abituata all'imprevisto, al "buona la prima", ma altre volte vorrei essere consultata prima di tolgliere dalla scena alcuni personaggi.» Aggrottai la fronte e guardai negli occhi quella donna seduta di fronte a me, cercando di capire se stesse davvero cogliendo quello che le stavo dicendo:«Riesce a capirmi?...Sono così concentrata sul ruolo degli altri, che dimentico di recitare la mia parte e passo da protagonista a spettatrice. Delle volte, però, faccio anche l'aiuto-regista e questo, almeno un po', mi consola...Tornando alle foto, non so di preciso per quale motivo il mio corpo si rifiuti di cambiare ma so che questa cosa mi destabilizza...sono rimasta uguale alla bambina con il grembiulino nella foto, stessa immaginazione, stesso maledetto vizio di illudermi che la vita possa essere meravigliosa come quelle dei film. Nella vita reale se non esci di casa non ti fai un gruppo di amiche alla Sex & the city, se non ti prendi cura di te stessa non puoi permetterti di essere come le modelle di Victoria Secret o come le Jenner-Kardashian, se non studi non puoi risolvere casi alla CSI o curare le persone alla Grey's Anatomy. Nella vita reale, se allontani il tuo partner, non ti prenderà il braccio per avvicinarti a se e poi baciarti, e di certo non correrà alla stazione a fermarti prima che tu prenda quel maledetto treno che ti porterà lontano chissà dove, per sempre.» Una lacrima mi rigó il viso, ma la tolsi con la mano e riposi la foto insieme alle altre, nello scatolone sopra la mensola. La signora Clark finì di appuntare le ultime mie parole e chiuse il quadernetto color crema «Va bene Hanna, per oggi può bastare. La prossima volta però ti voglio vedere nel mio studio» accennai il mio consenso con la testa e mia madre l'accompagnó verso l'uscita.
Mi piace la signora Clark, non è come gli altri e io l'avevo notato al primo incontro, quando, dalla borsa a pois tutti colorati e sparsi, estrasse il suo quadernetto color crema. Gli altri utilizzano un'agenda in pelle nera o comunque di un colore scuro e questo mi rende triste, perché sembra che le cose scritte in quelle agende siano brutte o "scure" come la copertina.
A quanto pare questo non lo dicono nelle scuole per strizzacervelli.
Iniziai a vedere la signora Clark un mese dopo quel giorno, ma prima di lei ce ne furono molti che se ne andarono. Non so se sia realmente possibile ma a quanto pare avevano tutti rifiutato l'incarico, le scuse che utilizzavano erano: "non me la sento, non sono specializzato in questa tipologia di disturbi, non ho mai avuto un paziente affetto dalla sua patologia, non riesco ad andare oltre"...Ah la mia preferita è "sono troppo coinvolta" ahah ridicolo no?! La verità? Avevano paura di me, non si sentivano al sicuro e nemmeno io mi ci sentivo...ma la signora Clark era diversa, lei non aveva paura di me, mi guardava, delle volte tanto intensamente che mi sentivo spogliare e abbracciare dai suoi occhi, come per dirmi di stare tranquilla, che non sono un mostro, che mi capiva e poteva aiutarmi e questo era molto importante per me.

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