CAPITOLO 5.

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Ancora sotto shock e senza dire una parola, mi alzo in piedi e mi abbottono la camicetta, poi mi sistemo la gonna pulendola dai residui di polvere del pavimento. Infine guardo Mark. Ancora non ho capito cosa ci faccia lui qui, ma, in fin dei conti ciò non mi dispiace nemmeno poi tanto. Prima che possa ringraziarlo, lui mi stringe avvolgendomi..le sue potenti e muscolose braccia sono avvinghiate alla mia schiena. Sento il suo odore, forte, di maschio. Alla luce del sole lo guardo meglio. Non è cambiato per niente in questi due anni che non ci siamo visti, se possibile si è fatto ancora più bello. Sembra un angelo sceso dal cielo per salvarmi la vita, o rovinarmela, come si preferisce. I suoi grandi occhi di ghiaccio, con striature verdi nelle quali potrei perdermi per ore, risaltano nella carnagione ambrata e perfettamente abbronzata, nonostante sia inverno inoltrato. La bocca è carnosa e rosea e devo trattenermi dal baciarla. I capelli sono neri e folti , di media lunghezza, perennemente scompigliati , come se si fosse appena alzato dal letto.Il suo fisico è statuario: spalle larghe e possenti, plasmate da anni di nuoto a livello agonistico, addominali scolpiti ma non esagerati e fianchi stretti. Quante volte ho immaginato di rivederlo e di trovarmi a così pochi centimetri da lui. Oh, se solo lui sapesse quante volte.
'Mark...' dico.
'Maggie' risponde lui ridondante.
'Ti devo ringraziare Mark... non so che cosa sarebbe potuto succedermi se tu non fossi corso in mio aiuto...'
'Non devi pensare a ciò che sarebbe potuto accadere. Adesso stai bene ed è questo l'importante', risponde con un tono pacato che mi fa sentire subito più protetta 'Piuttosto, conosci quell'uomo? Se l'è svignata pavidamente, quel bastardo!
'Non ne ho la più pallida idea, non l'ho mai  visto in zona,rispondo 'e comunque... devo proprio scusarmi per l'altra sera, quando me ne sono andata via in quel modo dal locale... sai, non era serata per me e non mi aspettavo proprio che ti avrei rivisto a quella festa.'
'Tranquilla, una reazione del genere era più che comprensibile, faccio sempre un certo effetto alle donne: o mi amano, o mi odiano, oppure entrambe le cose,come nel tuo caso' e sul suo viso ricomparve quel sorriso a metà tra l'ironico e il maligno .
Rido, alzando gli occhi al cielo, 'Sei sempre il solito egocentrico Mark, mi lasci stupefatta'.
'Certo che sì' ,mi rispose ',non sono cambiato di una virgola' .
Mi sarebbe piaciuto continuare a scherzare con lui, ma non avevo tempo: dovevo assolutamente passare da Jenny prima che il suo ufficio chiudesse e lasciarle la copia del manoscritto per la pubblicazione.
'Devo andare, mi spiace, grazie per avermi aiutata prima...' dissi, lo salutai e mi girai diretta verso l'ufficio, sforzandomi di non voltarmi a guardarlo anche se la tentazione era forte.
''Maggie' , mi chiama Mark.
'Ecco lo sapevo, lo sapevo...' ,penso tra me e me. Tiro un sospiro e mi volto verso di lui cercando di mantenere la calma e allontanando da me l'idea di stringerlo in un abbraccio e baciarlo appassionatamente.
'Visto che mi sono fatto venti chilometri a piedi solo per venire fin qui e vederti, accetta almeno questo...' e mi mette in mano un piccolo biglietto prima che possa proferir parola. Poi mi dice di chiamarlo,imitando con le mani una cornetta.
'Va... bene?' sorrido educatamente, trattenendomi dall'insultarlo. Rigiro i tacchi e scompaio dietro l'angolo. Chissà che impressione avevo fatto a Mark, che mi aveva vista per la seconda volta nel giro di nemmeno un mese e in entrambe le volte la nostra era stata una conversazione  distaccata come quella di due persone che sono poco più che conoscenti. Ma che si aspettava dopo tutto? Che mi gettassi ai suoi piedi e lo osannassi come un dio sceso in terra? Che lasciassi Jared per rimettermi con lui? Dopo tutto quello che era successo? Dopo tutto quello che mi aveva fatto?? E poi cos'era quella storia del bigliettino? Che cos'era? Un biglietto da visita? Pensi che ti chiamerò? Davvero? Credi sul serio che basti salvarmi da uno stupratore o 'farsi venti chilometri a piedi solo per vedermi' per mettere a posto le cose? Oh no, ti sbagli di grosso amico. Ecco, stavo ricominciando ad avere pensieri ossessivi su di lui, dovevo smetterla assolutamente o il prossimo libro che avrei scritto sarebbe stato: 'Psicopatologie nelle cliniche americane'.Arrivo davanti alla porta dell'ufficio di Jenny. È stranamente chiusa. Mi siedo nella sala d'aspetto e attendo che qualche segretaria mi dica che posso entrare. Dopo circa una decina di minuti, passati sfogliando le pagine di riviste trash di moda e girovagando per la stanza, una segretaria bionda, occhialuta e dal sorriso sornione mi fa cenno col capo che posso entrare. Apro la porta ma non vedo Jenny. Seduto alla sua scrivania c'è un uomo girato di spalle, il quale si volta lentamente verso di me e con voce infausta mi dice 'signorina Davis, prego, si accomodi'.
Non posso crederci. Il mio nuovo capo è l'uomo dell'ascensore.

Mio come un tempoWhere stories live. Discover now