CAPITOLO 6.

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'Oh Santo Dio!', esclamo sottovoce.
Non posso andarmene, posso solamente sedermi sulla poltroncina a rotelle grigio antracite con il morbido schienale ergonomico, che il mio nuovo capo sta indicando. Mi accomodo, cercando di evitare in ogni modo possibile di incrociare lo sguardo del mio aggressore. Con la punta degli occhi vedo che l'uomo ha ancora il naso tumefatto, segno del forte pugno che Mark gli ha dato poco prima, all'uscita dell'ascensore. Sulla scrivania dove un tempo era presente la foto della figlia di Jenny, ora c'è una targhetta placcata oro con scritto il nome 'Donald Richardson'.
'Signorina Davis, come avrà avuto modo di notare da sé, ora il suo capo sono io. Mi è stato proposto di chiedere trasferimento a New York e di accettare lo scambio di scrivania con la sua ormai ex direttrice, la signorina Peters, la quale ora si trova alla sede di Los Angeles' dice Donald, non distogliendo nemmeno per un secondo lo sguardo da me.
Ora mi ricordo, Jenny aveva accennato un paio di volte ad un possibile trasferimento a Los Angeles, ma sinceramente non pensavo lo avrebbe fatto veramente. E invece così è stato, ed ora mi ritrovo davanti ad un uomo tutt'altro che rassicurante.
'Capisco... ecco a lei come stabilito da contratto il manoscritto del mio secondo libro', dico avvicinando il manoscritto alla poltrona di Donald, stando ben attenta a non toccare nulla su quella scrivania, che mi sembrava viscida quanto il suo proprietario.
'E questo che cosa sarebbe?' Chiede l'uomo aggrottando un sopracciglio
'Come cosa sarebbe... le ho appena detto che è il mio manoscritto, cosa vuole che sia?' Rispondo perplessa...
'Comprendo, comprendo', mi risponde, giocando con una penna.
Sono sempre più stranita. Quell'uomo voleva prendermi in giro o cosa?
'Signorina Davis, io non pubblicherò il suo libro' dice infine guardandomi impassibile
'Cosa??' Sbotto improvvisamente 'ma è scritto nel contratto! Ho firmato sia io che Jennifer, non può non pubblicarmelo.'
'Dimentica forse che io non sono Jennifer',mi risponde in modo sarcastico, 'E forse lei è troppo giovane per capire come funziona il mondo del lavoro'.
'E come funziona il mondo del lavoro?' Chiedo guardandolo preoccupata.
'Nulla si fa per nulla', dice Donald accennando un sorriso malizioso.
'Vale a dire..?' Chiedo sempre più spaventata.
'Oh suvvia Davis, non faccia l'ingenua! Nel senso che io do qualcosa a lei ma lei dà qualcosa a me, mi sembra logico!'
Lo guardo impietrita. Non può averlo detto.
'Lei è pazzo se pensa che accetterò una simile porcata!' Grido alzandomi dalla poltrona e sbattendo le mani contro la scrivania. 'Ciò che mi sta proponendo è altamente immorale, oltre ad essere perseguibile legalmente'.
'Non si agiti signorina, perde fascino quando si arrabbia' mi dice in modo tranquillo, quasi per provocarmi
'Mi agito eccome! Non accetterò mai di venire a letto con lei per pubblicare il mio romanzo. Lei ha idea di quante altre case editrici pagherebbero fior di quattrini pur di pubblicare il sequel del mio libro? Forse non lo sa, a giudicare la sfrontatezza delle sue parole.'
'Temo che l'unica sfrontata qui sia lei Margareth... o forse non gliel'ha detto nessuno? Lei ha sottoscritto un contratto che dura cinque anni con la mia casa editrice e che per tutta la durata del contratto lei non può pubblicare nulla con nessun'altra casa editrice, risponde ridendo Donald.
'Posso pur sempre denunciarla per molestie sessuali', ribatto.
'E chi ti crederebbe, ragazzina? Un uomo nella mia posizione, conosciuto, ricco e a capo di una delle più famose case editrici americane contro una ventunenne che scrive romanzetti rosa che parlano dell'ex fidanzato. Te lo dico io se non ci arrivi: nessuno ti crederebbe.' Risponde ghignando l'uomo.
Ok, sono davvero ingenua, lo ammetto. Ma ho troppa dignità per cedere alle sue sporche avances. Non sono il tipo di ragazza che ama i successi facili: se avessi voluto realizzarmi nella mia vita sfruttando il mio aspetto e svendendomi al primo che passa, lo avrei potuto fare. Ma preferisco di gran lunga scegliere la strada più difficile, così il successo guadagnato, meritato, mi da' più soddisfazione.
'Quindi siamo d'accordo, signorina Davis, la mia segretaria all'uscita le lascerà il mio indirizzo di casa privato; ed io vedrò ciò che potrò fare per lei',
'Non ci siamo intesi, io non accetto questo accordo signore.' Rispondo in tono secco
'Io invece credo che finirà per accettarlo... non ha altra scelta. Le lascio un paio di giorni per rifletterci, al termine dei quali lei passerà in ufficio e mi dirà cosa ha deciso'.
Affranta e senza dire una parola di più, me ne vado sbattendo la porta dietro le mie spalle. Cammino a passo veloce e vengo rincorsa dalla segretaria, che mi affianca per consegnarmi il secondo biglietto da visita della giornata.
È tutto così inverosimile.
Esco finalmente dall'edificio, furiosa e delusa. Quell'individuo era pericoloso e poteva spezzare i miei sogni con un battito di ciglia.' Ma perché devo sempre incontrare degli uomini così meschini? Riflettevo, anche Mark si era rivelato tale, anche se ora, dopo quei brevi incontri, mi sembrava cambiato. Proprio adesso che tutto mi pareva andare per il verso giusto. Cerco di calmarmi, faccio lunghi respiri e inalo a pieni polmoni l'aria frizzante. Mi dirigo verso casa e incomincio a pensare ad un modo per pubblicare il mio libro senza cedere a Donald.

Mio come un tempoWhere stories live. Discover now