CAPITOLO 7.

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Cammino lungo il marciapiede affollato e la fredda aria dicembrina mi scompiglia i capelli, nonostante essi siano tenuti fermi dal mio basco in maglia di lana nera, comprato direttamente a Lione un anno fa, durante una gita di piacere con i miei genitori. Sono ancora in stato di shock per quanto è successo prima e se non riuscirò a parlarne al più presto con qualcuno per sfogarmi, sento di poter scoppiare da un momento all'altro. Penso alle persone che conosco e mi sembrano tutte inappropriate per sostenere questo tipo di discorso: i miei genitori mi consiglierebbero subito di andare alla polizia a sporgere denuncia e se non lo facessi io, lo farebbero loro al posto mio. Bonnie, è la mia migliore amica e con lei posso parlare liberamente di tutto, ma credo non mi sarebbe d'aiuto in questa situazione, diciamo 'particolare', poiché ragiona in modo molto simile al mio, e se non trovo io una soluzione che possa risolvere il problema senza causare troppi danni, non la troverebbe nemmeno lei. Poi c'è Jared... mi conosce bene, mi ama alla follia e farebbe di tutto pur di vedermi felice... ma non posso assolutamente parlarne con lui. So com'è fatto: andrebbe in ansia ancor più di quanto sono io, con la conseguenza di farmi agitare ancora di più. No, è meglio per entrambi se non ne parlo con lui, almeno per adesso, almeno fino a quando non avrò trovato una soluzione a questo problema.
Per me in questo momento servirebbe qualcuno dal sangue freddo, anzi ghiacciato, che non si scoraggi di fronte alle difficoltà e sicuro di sé. Mente lucida, nervi d'acciaio, autocontrollo assoluto.
Si ok, ma dove lo trovo uno così... dovrei farmelo fare su misura! E già che ci sono, potrei chiedere di costruirmelo anche affascinante e ben piazzato fisicamente.
Però, ora che ci penso... no dai Margareth, per favore lui no, tutti ma non quel megalomane. Però lui sarebbe la persona ideale... Si va bene, sarà anche la persona ideale, ma io ho ancora la mia dignità.
Ci penso su qualche minuto, cammino guardandomi la punta delle scarpe e per questo motivo sbatto contro qualche passante che mi sbraita contro inferocito.
Alla fine mi blocco, guardo l'orizzonte con faccia stralunata e tiro fuori il telefono da una tasca, il biglietto da visita di Mark dall'altra, e lo chiamo.
A quel paese la dignità.
'Pronto Maggie?'
'Si pronto! Ciao Mark, sono io, ehm, avrei bisogno di...parlarti... non è che potresti... ' balbetto, come se non riuscissi a mettere insieme due parole di senso compiuto.
'Maggie, tutto a posto?' Mi chiede preoccupato.
Respiro, mi riprendo e ricomincio a parlare come una persona normale: 'Sisi tutto ok tranquillo, non è che avresti dieci minuti del tuo prezioso tempo da dedicarmi? Dovrei parlarti di una cosuccia...'
Mi chiede se è una cosa grave e io gli rispondo negando; ma quale cosa grave? C'è solo in ballo il mio libro, la mia dignità, il mio futuro e la mia vita, tutto a posto, stai sereno, nulla di grave.
'Ok, allora ci vediamo al Lounge bar di 5th Avenue tra mezz'ora, a dopo' rispondo e riattacco.
Arrivo puntuale e Mark è già lì fuori che mi sta aspettando. Mi accoglie dandomi un bacio sulla guancia e aprendomi la porta per permettermi di entrare.
Ci sediamo in un due poltroncine bianche candide vicino alla vetrata. Io ordino un semplice the al mirtillo rosso, Mark sfoglia la lista dei cocktail e, naturalmente, sceglie quello più costoso, a base di lime e champagne.
'Allora, di che volevi parlarmi?' Mi chiede, facendo un cenno al barista per farlo avvicinare e prendere le ordinazioni. Dopo aver ritirato le liste e con esse le ordinazioni, il ragazzo si allontana dal nostro tavolo.
'Ho un problema Mark e non so davvero cosa fare, tu sei l'unico che mi possa dare una mano' gli dico guardandolo afflitta e probabilmente con gli occhi lucidi.
Capendo che la questione è più grave di quello che immaginava, posa una mano sulla mia, e me la accarezza dolcemente in tono di consolazione.
'L'uomo che hai picchiato in ascensore, e che pensavo non avrei più rivisto, in realtà ho scoperto essere il mio nuovo capo. E c'è di più: oltre ad essersi incazzato per il pugno che tu gli hai dato in faccia, non ha alcuna intenzione di pubblicare il mio libro, a meno che io non ricambi in qualche modo'
'Aspetta... vuole che ricambi... seriamente? È come penso che io sia?' Mi chiede incredulo.
'Si Mark! Non ci credevo nemmeno io all'inizio, ma è proprio così. E non posso fare nulla, perché ho firmato un contratto a scadenza che mi preclude la pubblicazione con una qualsiasi altra casa editrice, inoltre non posso nemmeno sporgere denuncia, poiché nessuno crederebbe ad una come me paragonata a lui.' E dicendo queste ultime parole, scoppio a piangere. Per non farmi vedere dagli altri presenti in sala nascondo la testa tra le mani e cerco di coprirmi il volto con i miei folti capelli. Le lacrime scendono copiose rigandomi il viso e sporcandolo di mascara. Vedendomi in quello stato, istintivamente Mark si alza, viene verso di me e con uno scatto mi bacia. Non capisco il senso di quel suo gesto, ma non ho le forze per oppormi e quindi cedo e rispondo al bacio. Quanto mi erano mancate quelle labbra.

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⏰ Last updated: Jan 01, 2017 ⏰

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