Le temperature erano aumentate nelle tre settimane successive, impedendo quasi agli abitanti del posto, di uscire dalle loro abitazioni, che preferivano restare chiusi in casa in compagnia di un ventilatore e, magari, anche di una bibita fresca.
In quel lasso di tempo, Benjamin, si rese conto che forse, aveva giudicato male, almeno per quanto riguardava il lavoro, infatti, si era comportato in modo eccellente, quasi da poterlo arrivare a considerare il dipendente perfetto, ma quell'espressione, gliel'aveva attribuita inizialmente Abbie, la sua vecchia, ma soprattutto, affidabile dipendente, fino ad ad arrivare ad definirlo anche lui in quel modo, ma il suo orgoglio lo spingeva non dirlo mai ad alta voce.
Abbie era arrivata a definirlo in quel modo già dopo la fine della prima settimana lavorativa e l'inizio della seconda, tempo considerato troppo breve da Benjamin, ma le scuderie dei cavalli sempre pulite, le ciotole sempre piene di cibo e acqua fresca, spinsero anche lui a considerarlo tale.
Quando gli consegnò il primo stipendio, si sentì quasi in colpa, pensando che a malapena era sufficiente per tirare avanti, considerando che precedentemente gli aveva confessato che avrebbe vissuto in un mothel per i primi tempi, nell'attesa di trovare una casa abbastanza grande per una persona.
Lui, però, lì accettò con un sorriso, seguito da un «Grazie mille.» e Benjamin riuscì soltanto a rispondere con un «prego» pronunciato a bassa voce.A parte questo, negli ultimi giorni avevano passato più tempo insieme.
Benjamin passava sempre meno tempo chiuso nel suo ufficio, dove spesso e volentieri, si chiudeva per sistemare le scartoffie che ricoprivano interamente la scrivania e rispondere alle chiamate dei clienti, che stavano iniziando a essere sempre più frequenti, e usciva nel grande piazzale, dove, pochi metri più in là, Federico portava a termine il suo lavoro.
Più di una volta, quando avevano entrambi concluso il loro turno, si erano ritrovati seduti sulla veranda della casa che Benjamin condivideva con la sua dipendente, a bere un bicchiere di limonata fresca e a chiacchierare del tempo o della giornata appena trascorsa, ma nonostante entrambi lo pensavano, nessuno dei due nominò mai il passato nei Marines, è quel giorno che segnò la vita di entrambi.L'importante, però, era che finalmente le cose avessero acquistato un ritmo, e per questo motivo, quando Abbie gli comunicò la sua intenzione, quasi rimase sconvolto.
«Cosa significa che andrai via?» Le chiese con la forchetta sospesa a mezz'aria e la bocca leggermente spalancata per lo stupore.
«Non starò via per molto, sarò di ritorno prima che tu possa iniziare a sentire la mia mancanza.» Lo rassicurò aggiungendo un'altra spolverata di sale alla sua insalata.
«Per quanto starai via?»
Abbie rigirò le foglie della lattuga nella sua ciotola prima di rispondere. «Circa due mesi?»
«Circa due mesi?» Ripetè Benjamin con tono fin troppo sorpreso.
«Di cosa ti preoccupi? Non sarai solo a gestire il ranch, ma con te ci sarà anche Federico. Lui stesso mi ha detto che non gli dispiacerà lavorare qualche ora in più e mi accompagnerà all'aeroporto con il furgone.»
«Ha la patente?»
«Sì. L'ha presa oggi alla motorizzazione.»
«Si può sapere per quale assurdo motivo hai deciso così improvvisamente di partire?» Le chiese non riuscendo a capire quali erano i suoi piani.
«Ho deciso di andare a trovare mia sorella dato che non la vedo molto tempo, e trovandomi, ne approfitto per andare a trovare anche i suoi nipotini.»
«Non me ne hai mai parlato...» Constatò dopo qualche attimo di riflessione, in cui aveva cercato di ricordare questa sua presunta sorella.
«È vero, ma quando tornerò, ti racconterò tutto ciò che vuoi sapere su di lei.»
Benjamin continuava ad essere perplesso. «Quando hai programmato il tutto? Mi riferisco al fatto di andare a trovare tua sorella e i suoi nipoti.»
Abbie prese un altro boccone prima di rispondere. «Ieri pomeriggio.»
«Ieri pomeriggio?» Ripeté. «Sicura che questa sia una buona idea?»
«Certo che lo è! Mi ha detto che si annoia e sente la mia mancanza, per questo ho deciso di andare a trovarla. Un po' di pausa dal lavoro non mi farà male.»
«Quando hai intenzione di partire?»
«Domani mattina.»
«Domani mattina?» La sua voce era più allarmata di prima.
«Ascolta.» Poggiò una mano sulla sua. «So che magari sentirai molto la mia mancanza in queste settimane, ma non sarai da solo, con te ci sarà Federico. Almeno hai anche un occasione in più per conoscerlo.»Dopo cena e aver aiutato Abbie a sparecchiare, Benjamin uscì in veranda per prendere una boccata d'aria fresca.
Era del tutto consapevole del fatto che magari la sua reazione era stata forse un po' esagerata, ma Abbie per lui era come una madre, dal momento in cui la sua lo aveva abbandonato tempo fa in seguito alla morte del padre, e l'unica persona che dopo quell'avvenimento gli aveva dimostrato amore era proprio lei, e ciò spiegava il suo essere così protettivo nei suoi confronti.
Alzò lo sguardo e lo puntò sul piazzale davanti a sé, giusto in tempo per vedere il vecchio furgone della sua dipendente risalire lentamente il vialetto e fermarsi vicino all'ingresso delle stalle.
Federico si caricò in spalla uno alla volta alcuni sacchi e li scaricò nell'edificio, per poi avviarsi verso la veranda, il tutto, sotto lo sguardo attento di Benjamin.
«È stata una lunga giornata, non trovi?»
«Abbastanza.» Affermò. «Molto intensa direi.»
«Qualcosa non va?»
«Oh, no. Va tutto molto bene» Si lisciò la maglietta.
«D'accordo.» Rispose, ma era comunque poco convinto dalla riposta che il ragazzo al suo fianco gli aveva dato.
«Ti va di fare una passeggiata?» Propose il moro dopo qualche minuto passato in silenzio.
«Certo.» Accettò, felice di poter passare qualche momento in sua compagnia, cosa che non gli era capitato molto spesso di fare.
Scesero dalla veranda e si avviarono verso il vialetto, camminando fianco a fianco ma mantenendo una certa distanza.
Il cielo iniziò a riempirsi di diverse sfumature, e i due si fermarono in un posto abbastanza isolato per poterlo ammirare meglio.
«Senti, per quanto riguardo Abbie e il suo viaggio...»
Iniziò a parlare Benjamin, ma subito venne interrotto da Federico.
«So già tutto. Mi ha detto che dovrò accompagnarla in aeroporto e dovrò lavorare un paio di giorni in più, ma non è un problema.»
«Sei sicuro? Questo fine settimana posso anche cavarmela da solo, sai nel caso tu abbia qualche impegno o roba simile.»
«Non c'è nessun problema.» Rispose.
Restarono per altro tempo in silenzio, ad osservare il cielo che cambiava di colore e il sole scomparire dietro l'orizzonte, ma, stranamente, ad entrambi quella situazione non dispiaceva affatto.
Quando il sole era ormai scomparso quasi del tutto, lasciando in questo modo spazio alla sera, Benjamin si alzò, constatando che era stato via più del dovuto.
«Forse è meglio che io vada. Di sicuro Abbie si starà chiedendo dove sono finito e non voglio farla preoccupare.»
Federico si accorse che ormai era arrivata l'ora di andare anche per lui.
«Già, sarà meglio che vada anche io. Vorrei essere a casa prima che faccia completamente buio.»
«Grazie per la passeggiata, Federico.» Lo ringraziò con una punta di timidezza nella voce il moro.
«Grazie a te, Benjamin.»Per la prima volta, rimase in silenzio davanti a una persona che aveva pronunciato il suo nome per completo, dato che l'ultimo che lo aveva fatto era stato il suo amico poco prima di morire in guerra tra le sue braccia, ma sulla strada del ritorno, non potè fare a meno di pensarci, e anche a come gli piaceva il suo nome pronunciato da lui.

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Before you go. | Fenji
FanfictionFederico: un giovane marine di appena vent'anni alla sua terza missione, si ritrova a parlare con il suo amico Rickard della casualità del destino, quando una granata lo ferisce brutalmente, uccidendo l'altro. Tre anni dopo, nell'anniversario della...