Il litigio

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Era pomeriggio inoltrato quando Harry e Cho si incamminarono verso Hogwarts. Avevano mangiato ai Tre Manici di Scopa e poi erano andati un po' in giro, tra le vie del paese.
Varcarono la soglia del castello di Hogwarts ridendo, e appena entrati si guardarono:
"Ciao Cho"
"Ciao Harry, a più tardi".
Cho se ne andò verso la torre di Corvonero, e per un attimo Harry la seguì con lo sguardo, poi si riscosse.
Si guardò intorno, come ritornando alla realtà, e vide, dietro una colonna, una ragazza.
"Ginny?"
La ragazza uscì dal suo nascondiglio. Aveva le guance bagnate e gli occhi rossi, ma si riprese subito, e disse: "Allora Harry? Ti sei divertito a quanto vedo".
"Ehm...diciamo che...Cho ha preso il vestito, ecco." Cercò di tagliar corto Harry.
"Oh...e com'era questo vestito?"
"Brutto. Molto brutto."
"Ah sì? Racconta."
"Ehm...aveva...era marrone, sì marrone scuro...e verde, sì verde e..."
"E?" Lo incalzò Ginny.
"E aveva dei polsini e una gorgiera di pizzo."
"Harry..."
"Sì?"
"Nemmeno una trota ha un gusto così cattivo. "
"Ehm...beh...ma Cho non è una trota..." disse Harry sfoderando un sorriso a trentadue denti, ma decisamente poco convincente.
" Cho non sarà una trota, ma il tuo cervello è più piccolo di una formica quando si tratta di dire bugie."
"Ma..."
"E comunque, mi fa piacere che tu sia stato fuori tutto il giorno, perché così ho avuto tempo per finire la partita a scacchi con Draco."
"Eh? Draco Malfoy?"
"Certo, cervello di capra"
"Stai facendo finta."
" Puoi chiedere a tutti i Grifondoro che sono stati in Sala Comune."
"Non è possibile...non è vero..Malfoy non giocherebbe mai a scacchi con un Weasley, è impossibile."
"Non un Weasley, Ginny Weasley."
"E perché dovrebbe stare con te? Ti sta sicuramente ingannando, vuole usarti, hai già dimenticato il diario di Voldemort?"
"So badare a me stessa, non ho bisogno del guardiano", disse Ginny allontanandosi.
"E comunque, a differenza di te, Drachy è bravissimo a scacchi."
E con questa frase lasciò Harry lì impalato, a bocca aperta, dopo aver sentito il nomignolo (a suo parere bruttissimo) con cui Ginny lo chiamava.

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