Introduzione

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La sveglia accanto al mio letto suona ininterrottamente, svegliandomi come ogni mattina. La spengo, per poi rimettermi sotto le coperte, aspettando che i miei genitori mi vengano a svegliare come si deve. Cinque minuti dopo, non sono ancora venuti. Incuriosita, mi alzo da sola, un brivido mi percorre la schiena per il pavimento freddo. Metto i piedi nelle mie ciabatte ed esco da camera mia, andando in salotto. Ci trovo mamma e papà insieme a mia sorella Sabrina che discutono. Attiro la loro attenzione sbadigliando, per poi stropicciarmi gli occhi ancora socchiusi per il sonno. Si voltano, guardandomi e facendo un sorriso tirato.

"buongiorno Martina, dormito bene?"

mi domanda mia madre. Annuisco, mettendo le mani nelle tasche del mio pigiama a tuta intera a forma di Umbreon.

"tesoro...dobbiamo parlarti di una cosa importante...oggi non andrai a scuola."

mi dice mio padre. Lo guardo sorridendo, per poi iniziare a saltellare.

"si! Che bello! Cosa facciamo di bello allora?"

domando entusiasta. Sospirano.

"vai a cambiarti, ne discutiamo dopo."

"ok..."

torno in camera mia dopo aver guardato mia sorella, la quale mi fa un sorriso tirato, prendendo i vestiti per il giorno. Maglietta nera dei My Chemical Romance, skinny neri il cambio di intimo e dei calzini puliti. Vado in bagno e mi guardo allo specchio. Pelle chiarissima, capelli bianchi come le sopracciglia, occhi ambrati. Sospiro, passandomi una mano nei capelli da emo. Ecco cosa si prova ad essere nata albina. Odio profondo verso sé stessi e la propria debolezza. Mi cambio per poi lavarmi il viso, i denti e acconciarmi i capelli. Esco dal bagno e vado dai miei genitori.

"ok, di cosa volete parlare?"

domando, andando a sedermi con le gambe a penzoloni dalla sedia. Sedici anni e alta poco più di 1,50 metri. Sono una nana del cavolo, mentre mia sorella ha quasi 17 anni ed è già alta 1,75.

"Martina, come tu ben sai sei stata adottata da noi come tua sorella...in poche parole, il vostro vero padre vi ha trovate ed esige di riavervi. Come ben sai noi non-"

"aspettate un secondo: mi state dicendo che quello stronzo che mi ha abbandonato insieme a mia madre e a mia sorella ha deciso di riaverci indietro quando viviamo benissimo con voi? No, non lo tollero. Io voglio stare con voi!"

dico, in preda al panico. Non voglio. Sabrina si alza e mi abbraccia, sussurrandomi che andrà tutto bene e che risolveremo la cosa.

"tesoro, vorremmo tanto tenervi con noi, ma lui può vincere-"

scatto in piedi.

"non mi interessa se può vincere! Io mi trovo benissimo qui con voi, non ci voglio andare con quel bastardo! Voglio stare qui, con la mia famiglia! Come immagino anche Sabrina!"

grido, sull'orlo delle lacrime. Mia sorella annuisce.

"ora calmati e siediti. Abbiamo provato a combattere per tenervi con noi, ma abbiamo perso. Siete obbligate ad andare a vivere con lui. Mi dispiace così tanto..."

dice mia madre, alzandosi e abbracciandomi. Ricambio, scoppiando a piangere. Rimaniamo abbracciati per un po', tutti insieme, per poi staccarci.

"domani partirete. Forse è meglio se iniziate a preparare le valigie, dovrete cambiare continente...Stati Uniti."

guardo mia sorella, la quale è la mia unica ancora di salvezza. Nonostante io abbia sempre desiderato andare negli Stati Uniti, ora il dovermi separare dalla mia famiglia così mi uccide. Non potrò più vederli per chissà quanto... Il resto del giorno lo passo in compagnia dei miei genitori e a parlare della partenza con mia sorella, il pomeriggio lo passo con i miei amici e i miei compagni di Atletica Leggera e Tiro con l'Arco che mi hanno fatto una sorpresa per la partenza di domani.

Ecco a voi la mia nuova storia personcine! Vi avverto, ci tengo parecchio a questo racconto, visto che è molto più personale del solo nome della protagonista. Beh, buon divertimento!

/Daddy's Little Psycho/ (Billie joe Armstrong and LaSabriGamer)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora