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Sono sicuro che tu non leggerai mai questa lettera, ma scrivere mi fa bene, anche se non l'ho mai ammesso, in presenza di qualcun altro.

Voglio sempre fare quello duro, quello testardo, quello apatico. Ma con te non mi è mai riuscito.

Hai sempre tirato fuori il meglio di me, la parte di me che mi spaventava a morte, e lo fa tutt'ora.

Prima di te, ho avuto solo rapporti sessuali con altre ragazze, mai qual cosa che coinvolgesse anche dei sentimenti, delle responsabilità.

Nessuno mi ha mai preso, come mi hai preso tu. Tu mi miglioravi, facevi di me una buona persona. E iniziava a piacermi, quel nuovo me.

Quando ti dicevo che era inutile provare a salvarmi da me stesso, tu dicevi che era inutile provare ad impedirtelo.

Stavi tirando fuori dalle macerie, quella persona che io avevo sepolto così accoratamente, in modo che non la vedesse e non la percepisse nessuno.

Mi salvavi anche involontariamente, con la tua innocenza, forse alle volte non te ne accorgevi nemmeno.

Quando mi guardavi sorridendo, io diventavo matto. Non capivo più nulla, davvero. Sembro così patetico a scrivere queste parole, ma è la verità. Ed io ho promesso a me stesso di scrivere solo cose sincere, in queste righe.

I tuoi genitori non volevano che mi frequentassi. E come biasimerli? Prima che arrivassi tu, quando ero nervoso per qualcosa, usavo sigarette, canne, a volte anche qualcosa di più pesante. Facevo botte una sera si, e l'altra pure. Diciamo che non ero il prototipo di ragazzo che i tuoi genitori volevano che tu frequentassi.

Per non parlare di tuo fratello. Già lo conoscevo, da prima di incontrare te. Diciamo che per un certo periodo andavamo d'accordo, ci divertivano insieme, ed eravamo abbastanza amici.

Poi è successo quel che è successo. Ci sono stati vari passaggi nella mia vita, di cui ancora non mi sono liberato. Non volevo tu venissi a sapere di alcune cose del mio passato, ma era giusto che sapessi.

Avevo cercato di drogare pesante tuo fratello, perché forse io lo ero di più. Non voglio dire che mi hanno costretto, perché quell'idea mi piacque all'inizio. Quando ha bevuto quella birra, piena di quella merdosa roba, ha iniziato a dare di matto, sembrava in pieno di una crisi. Io e i miei amici, fuggimmo. Lasciammo lì tuo fratello, con il suo amico Marcus, mi pare si chiami, e fuggimmo, forse impauriti da quel che gli poteva succedere.

Da quella sera non seppi più nulla di lui, non volevo nemmeno saperlo. Mi sono sentito male per quel ragazzo, e di guardarlo di nuovo negli occhi, non ne avevo proprio il coraggio.

Quando seppi che tue di sua sorella, l'istinto mi diceva 'scappa', ma eri troppo importante per me, per lasciarti andare così.

Quando sono in macchina, e guardo fuori dal finestrino, ti immagino al mio fianco. Magari parliamo di niente e di tutto, come abbiamo sempre fatto. Tu riusci a trasformare discorsi senza senso, in discorsi di vitale importanza.

Balzavi da un discorso ad un altro, senza rendertene nemmeno conto. Era affascinante il modo in cui pensavi. Eri affascinante tu, mentre ti per devi nei tuoi pensieri. Avevi così tante cose da dire, volevi fare così tante cose in poco tempo.

<Il mondo è così ipocrita. È così deplorevole. Insomma, perché l'uomo ha bisogno di dipendere da qualcun altro? Perché ha bisogno di qualcuno costantemente, perché siamo programmati così? Perché avere degli amici, una compagna o un compagno, finire gli studi, lavorare, sposarsi e fare dei figli e sinonimo di vita realizzata? Tutti abbiamo degli obbiettivi, dei sogno nella nostra vita. Ma a volete li accantoniamo per avere delle certezze. Un futuro sicuro. Perché l'uomo è così povero di spirito da non buttarsi in qualunque cosa possa fare? Io voglio lasciare un'immagine di me, diversa dalle altre. Voglia lasciare l'immagine di una ragazza che sapeva cosa voleva fare ed è riuscita ad ottenerla. Con le proprie forze, con il proprio sudure. Con la consapevolezza che ogni cosa, bisogna meritarla, e tutto ciò che aveva tra le mani, era frutto della sua indipendenza e della sua testardaggine. Non voglio lasciare l'immagine di una ragazzina di vent'anni, con una vita normalissima, che lascia la famiglia e il ragazzo con il dolore di aver perso una persona importante nella loro vita, per uno stupido cancro, per uno stupido destino seganto. E per questo vorrei non averti mai incontrato. Vorrei non aver mai incrociato il tuo sguardo a quella stupida festa. Io nemmeno ci volevo andare, a quella stupida festa. E per questo odio il destino. Per questo odio il mondo, e quel percorso che tutti chiamano vita. Odio tutto ciò che mi circorda. Lo odio così tanto. Perché non potrò più odiarlo per molto. Non potrò più parlare con te, e litigare con te, e fare pace con te. Non potrò più litigare con i miei genitori e mio fratello per te. Non potrò più far pace con te, come solo noi sappiamo fare.  E pensare che tu soffrirai per colpa mia, mi fa odiare ancora di più tutto quello che mi circonda.>

Così, così venni a sapere della tua malattia. Me lo gridasti contro, non sapendo cosa pensare, come agire, come calmarti. Dopo due anni che ti conoscevo, non sapevo come controllare quella situazione. Ed io mi odiai più di quanto tu odiavi tutto il resto, in quel momento.

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Rieccomi, scusate il ritardo.
Volevo dirvi che so che non è il prototipo di libro che di solito si vede in giro. Ma vi intivo a leggerlo, spero diventi qualcosa di molto bello. Che poi non è un vero e proprio libro, sono solo dei  pensieri buttati giù da un ragazzo che ha perso la persona più importante della sua vita. Ci sono continui sbalzi temporali, proprio perché come ho appena detto, sono tutti pensieri di un ragazzo che rivuole indietro quello che amava più di ogni altra cosa.

Vi lascio, vi auguro buana serata.
P.S. Scusate gli eventuali errori.❤

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