Per errore ti conosco

494 32 0
                                    

Ero nuovamente chiusa in camera, osservavo alla finestra quelle poche persone che, forse per caso forse per tornare a casa, passavano sotto quel balcone.
A volte pensavo di volermi buttare giù, se non fosse stato per mia nonna. Lei era come la mia migliore amica, una mamma alternativa. Da piccola la maggior parte del tempo lo passavo con lei, per colpa del lavoro i miei rimanevano molto spesso fuori, a volte anche giorni interi, e di conseguenza non ho mai avuto il vero e proprio affetto che ogni bambina di tre anni dovrebbe avere dai propri genitori.
Mia nonna era quella donna che faceva di tutto per renderti felice. Era colei che quando restavo a dormire, mi svegliava dolcemente con il profumo di pancake che entrava diretto nelle narici. Era quella donna che si lasciava mettere in castigo da me quando giocavamo alla maestra. Era colei che pur avendo un tumore, con l'età che aveva, ovvero ottant'anni, ti portava in braccio. Era quella donna che ti porta al parco a giocare con altri bimbi, e quando nessuno giocava con te ti porta alle giostre pur di vederti con un sorriso. Era quella donna che ri portava sempre in biblioteca per farti imparare cose nuove, infatti da qui nasce la mia passione per la fotografia e la letrura.
Poi un giorno, uscendo dalla piscina, la chiamai col cellulare di mamma come facevo sempre, per raccontarle le mie avventure, ma quel giorno nonna non rispose.
Non lo accettai mai il fatto che nonna non era più con me.
All'età di sette anni persi quella metà di me, persi tutta la mia infanzia. Quel giorno capì l'importanza della famiglia, quella che io non ho avuto e che tutt'ora non ho.
La nonna mi osservava da lassù e anche se volevo così tanto raggiungerla, sapevo che così non sarebbe stata fiera di me.
Volevo un ultimo abbraccio, volevo dirle quel grazie che non le ho mai detto, per tutte quei piccoli gesti che lei compieva per me. Volevo dirle per un'ultima volta quelle tre parole "ti voglio bene".
Mamma mi insegnò a superare quel momento,  ma poi non si preoccupò più di me, lasciandomi sola un'ulteriore volta.
Ero sola infatti ogni tanto mi capitava di sfogliare qualche pagina di un mio vecchio diario che scrissi tra l'età di dodici e quattordici anni.
Su ogni pagina oltre alla data c'era sempre scritto "anche oggi accanto a me non c'è nessuno"
Ero sempre stata sola.
Sola è una parola che può spezzarti in un secondo.

Avendo finito gli studi da un pezzo, e avendo già letto quella pagina quotidiana del diario, presi il cellulare.
Aprì Instagram, il social più usato, escludendo wattpad.
Ogni tanto sfogliavo anche tra i "cerca".
Quel giorno, niente notizie nuove, così mi inoltrai nei "cerca"
Oltre alle stupide foto c'erano anche foro di diversi ragazzi molto carini mi azzarderei dire.
Per sbaglio cliccai sul profilo "consigliato da instagram" fi un tipo che si chiamava 'xMurry'  chi caspita era non lo so.
Solo dopo un paio di foto capii chi era questo tipo.  Per casualità e sbaglio capitai sul profilo del ragazzo misterioso.
Dalla descrizione capii il suo nome, Giorgio.
Giorgio nell'ultima foto pubblicata era affiancato da quei ragazzi, che lo accompagnavano in albergo o in stazione.
Cliccai anche sui Tag,  per capire di chi si trattava.
L'ultima persona a cui guardai il profilo era un certo 'giampytek'
Feci capolino anche su di lui, era l'amico che mi infastidiva.
A quanto capito si chiama Giampiero,  e sia lui che Giorgio,  avitano in Sicilia.
Erano, in foto, dei ragazzi carini dopotutto.
Visto la circostanza andai anche a guardare dei video di quest'ultimi. Erano assai simpatici. Magari lo erano anche di persona...
 

Per caso ti conosco

Questa frase continuavo a ripetermela fino allo sfinimento, quando per l'appunto cadei a peso morto sul morbido e confortevole materasso, che costituiva il mio letto.
Continuai, nonostante il sonno, a guardarmi qualche loro video, ma inutilmente dato chei addormentai con la voce del ragazzo in sottofondo.
Durante il mio riposo ripensai al giorno, o meglio, alla notte prima dove avevo provato qualcosa di diverso, quel qualcosa che però non è bastato per rendere quell'attimo,  perfetto.
Volevo e dovevo conoscere Giorgio, ne sentivo un vero bisogno. Aveva parecchi "fan", per non chiamarli e chiamarle "amici e amiche". Sarebbe stato fantastico avere così tante persone che credono in te e ti sostengono ogni giorno.
Forse poi mi sbagliavo ma non credo.
Dopo circa un'ora mi risvegliai, erano quasi le cinque, fuori piccole gocce di pioggia cadevano sulla strada, sugli alberi che, a loro volta, con i rami che irrompevano sulla finestra di camera mia, bagnavano anch'essa.
Quando ero piccola, mia nonna mi disse "quando vedi la pioggia è perché i tuoi cari piangono per te da lassù" e adesso che lei non c'era più,  provavo a non crederci. Forse era vero, forse no, ma comunque sapevo che lei mi vedeva da quel cielo nero, e stava male, male per me. Tra me e me ripensai a quella promessa che feci l'ultima mattina che vidi la donna. "Non piangerò mai più, avrò sempre un sorriso, per te"
Ma a furia di fare promesse poi non se ne mantiene neanche una.
Stufa di stare in casa esco un po', mi metto un felpa nera, avviso ed esco.
Voglio godermi l'aria fresca...

Mai per caso|| xMurryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora