Ormai era sera quando finalmente finimmo la missione ed il Vescovo era al sicuro al Vallo di Adriano e questa sera ci consegnerà il nostro congedo dopo anni passati a combattere per Roma ed io sono sudigiri.
Sono in camera mia e mi sto rilassando nella tinozza per scaricare la tensione ma ora era il momento della riunione dei cavalieri nella stanza della Tavola Rotonda quindi esco e avvolgo il mio corpo bagnato ma rilassato in un telo bianco e i capelli neri bagnati cadevano all'altezza del seno e delle gocce cadevano nel pavimento di legno quindi presi un altro telo e cominciai ad asciugarli mentre camminavo nella mia stanza ad aspettare che si asciugassero.
Quando il corpo e i capelli si asciugarono mi vestí con una camicetta di seta bianca con sopra una giacca nera con la cintura del medesimo colore, pantaloni castano scuro e stivali di pelle neri e mi pettinai i capelli nero ebano e poi presi le frange laterali e li legai dietro la nuca facendo una piccola treccina che arrivava fino alla fine dei capelli e quando finí mi specchiai allo specchio sopra il mobile e constatato che era tutto apposto mi preparai per uscire quando sentì bussare alla porta e quando andai ad aprire vidi che era Artù vestito con un altra corazza romana che usa quando è al Vallo e sorridendo disse -Ciao Yvaine-.
Anche io gli sorrisi e dissi -Ciao... Arty- e scoppiai a ridere.
Artù si passò una mano sul viso e disse -Ti prego Yve non chiamarmi così, lo sai che lo odio-.
Risi di nuovo -Dai rigido sto scherzando-.
-Rigido?-.
-Si rigido, saranno anni che non ti vedo ridere e oggi dovresti lasciarti un po' andare-.
-Lo so e...-.
Lo interruppi -Artù non mi devi nessuna spiegazione, comprendo che dopo tutti questi anni passati a combattere qualcosa in noi può essere cambiato-.
-Infatti...- sospirò e si passò una mano tra i capelli neri e vedendo che il silenzio era calato tra noi dissi -Vuoi entrare?-.
Lui mi guardò e disse -Non so forse dovremmo andare-.
Alzai gli occhi al cielo -Dio mio Artù, gli altri arriveranno in ritardo sicuramente e poi perché sei venuto qui?-.
-Per venirti a prendere-.
-Solo?-.
-Si...No-.
-Allora si o no?-.
-No-.
-Allora perché sei venuto qui?-.
-Per parlare e passare del tempo con te-.
A quelle parole arrossì e dissi -Bene allora, vuoi entrare?- lui annuì ed io mi spostai per farlo entrare e poi chiusi la porta.
Quando lo raggiunsi nel piccolo salottino lo vidi che prendeva un oggetto rotondo che avevo sul piccolo tavolino e solo quando lo tenne stretto tra le sue mani grandi ed affusolate vidi che l'oggetto in questione era la moneta che mi regalò quando eravamo più che bambini e da allora la conservo gelosamente, lo vidi sorridere e guardandomi disse - C'è l'hai ancora-.
Gli andai vicino e dissi sorridendo -Si, l'ho sempre tenuto con me da allora e non me ne sono mai separata-.
-Pensavo che fosse perso o che non l'avevi più-.
-Come avrei potuto separarmene, quest'oggetto conta un sacco per me e non ha prezzo, perché pensavi che non c'è l'avessi più?-.
-Sono passati anni da allora e poi pensavo che l'avessi lasciato a casa quindi non ho fatto domande-.
-Lo sempre tenuto con me e non me ne sono mai separata, come ti ho detto ha un valore effettivo per me- gli sorrisi e poi continuai -Non sembri tanto felice-.
-Cosa? Si sono felice, sono solo sorpreso tutto qui- anche lui mi sorrise e poi continuò -Mi fa piacere sapere che lo conservi ancora, anzi significa moltissimo per me che tu l'abbia ancora-.
Ci sedemmo sulle sedie vicino alla finestra e dissi -Contento che domani tutto questo sia finito?-.
-Si...a proposito i ragazzi mi hanno chiesto una cosa-.
-Del tipo?-.
-Vorrebbero che noi due gli accompagniassimo in Sarmazia prima che andiamo a Roma, sai non so quando ci rivedremo conoscendoli-.
-Oh! Chi te l'ha chiesto?-.
-Ero andato nelle scuderie un attimo e li ho incontrato tutti quanti, me l'ha chiesto Lancillotto-.
-Tu cosa hai risposto?-.
-Che non c'era nessun problema tanto ne abbiamo di tempo, non ti da fastidio vero?-.
-Non mi fa fastidio, anzi così avrò un po'di tempo da passare con Elynor e poi sono sicura che ci verrà a trovare a Roma-.
-Ne sono felice anche io, senti ho fatto dei progetti-.
-Progetti? Per cosa-.
-Per quando saremo a Roma-.
-Ah! Del tipo?-.
-Ci prendiamo una casa modesta in campagna con ettari di campi sconfinati in cui piantiamo grano e vitigni, poi possiamo tenere anche degli animali-.
-Una casa in campagna solo per noi due?-.
-Si- rise e continuò -Potremmo metterci a fare gli agricoltori, è un lavoro tranquillo e modesto-.
-Non è una pessima idea, sono stanca di uccidere-.
-Anche io, voglio stare in pace e ti voglio al mio fianco-.
-E io la tuo Artù-.
Tra noi calò il silenzio che fu rotto poco dopo da Artù -Oggi prima della battaglia quando abbiamo parlato di andare a Roma e che se per vivere insieme ti devo sposare dicevo sul serio, spero solo che non ti rechi fastidio Yve-.
Lo guardai sorpresa che si ricordasse ancora di questo argomento quindi dissi -Non mi da fastidio Artù tutt'altro ne sono lusingata, vuol dire che qualcuno mi trova gradevole-.
-Sei più che gradevole Yvaine, sei una donna bellissima e se un uomo non se ne accorge è uno stupido-.
-Tu riferisci in qualcuno in particolare?-.
Lui sgranò gli occhi verdi arrossendo e poi disse -N...No parlo in generale-.
Dentro di me sogghignai, ero riuscita a metterlo in difficoltà ma per togliere un po' di imbarazzo dissi
-Dove dormirai? Hai lasciato il tuo alloggio a Germanius-.
-Non lo so-.
Mi venne un idea -Potresti stare da me-.
Lui mi guardò arrossendo -Cosa?-.
-Si dai come hai vecchi tempi, ho un cuscino e una coperta in più e puoi sistemarti qui nel salottino-.
-Non saprei...-.
-Dai Artù, è l'ultima sera che passiamo qui e passiamola a divertirci insieme-.
Lui mi fissò per pochi secondi e poi sospirò -E va bene dormirò qui, almeno controllerò che nessuno si intrufoli in camera tua-.
Feci un saltellino felice anche se poteva sembrare un po' infantile e dissi -Evvai! Passeremo la serata a raccontarci racconti di ogni tipo e ha ricordare anneddoti divertenti avvenuti qui-.
Lui rise e poi disse -Solo alla festa prendiamo qualcosa da portare qui in camera, di anneddoti ce ne saranno una montagna e ci servirà qualcosa da mettere nello stomaco per ingannare l'attesa che finiscano-.
Sospirai e dissi -Per quanto odio stare qui mi sono affezionata al Vallo e tutte le cose belle successe qui mi mancheranno un pochino, ti mancherà qualcosa?-.
Lui annuì -Qualcosa mi mancherà ma le cose brutte spero che rimmarranno qui-.
Gli passai una mano sul braccio destro e dissi -Di sicuro Artù e domani tutto questo sarà un emerito ricordo e ce ne faremo di nuovi insieme a Roma nella nostra casa di campagnia, anche se credo che non avremmo una vita normale-.
-E perché mai?-.
-Perchè a Roma sanno chi sei e non ti lasceranno in pace e ti chiederanno di comandare eserciti romani sperduti chi sa dove-.
-Io rifiuterò, non ti lascerò sola e come ti ho promesso mi prenderò cura di te Yve-.
Gli sorrisi e dissi -Di credo Artù, forse ora è meglio che andiamo-.
-Forse è meglio, ci pensi che sarà l'ultima volta che ci sediamo tutti insieme nella Tavola Rotonda?-.
-Tutta oggi, facciamo così nella nostra casa mettiamo una tavola rotonda anche se non sarà lo stesso senza gli altri-.
-Mi mancheranno-.
-Anche a me, almeno però avranno la libertà-.
-Avrete la libertà- sospirò e continuò -Dai andiamo Yve- detto questo uscimmo dalla mia camera e raggiungemmo gli altri cavalieri nella stanza della Tavola Rotonda.
Eravamo tutti seduti in cerchio: io, Artù, Lancillotto, Owen, Galahad, Galvano, Tristano, Bors, Dagonet ed infine Elynor a ridere e a scherzare ricordando aneddoti divertenti avvenuto tra noi qui al Vallo e a dirci i nostri progetti, i ragazzi avendo sentito i progetti che Artù si erano messi a ridere e a prenderlo in giro come al solito ma riuscì a calmare le acque e a tirarlo fuori dall'imbarazzo che si stava creando e poi continuammo a parlare tranquillamente.
Ad un certo punto Artù prese il calice di vino che aveva davanti e si alzò segno che voleva brindare a qualcosa quindi anche noi prendemmo il calice e ci alzammo contenti e fieri di questo momento, dopo ancora qualche minuto di silenzio Artù disse -Siamo stati fortunati, non lo dimentichiamo.
Leviamo i calici in onore dei valorosi uomini che abbiamo perduto ma saranno ricordati in eterno-.
Bors alzò il calice e gridò -Alla libertà!-.
Anche noi alzammo i calici e gridammo in coro -Alla libertà!-.
Bevemmo con voracità e dissi -Gustiamoci questo vino e questo momento ragazzi, non so quando ci rivedremo ancora-.
Elynor finí di bere e disse -Infatti, mi mancherà questo vino e mi mancherà queste chiaccherate-.
Owen mise giù il calice e disse -Cos'è questo mortorio? Dai passiamo questo momento con gioia e serenità e non passiamo questo momento a pensare a come ci mancherà passare il tempo insieme e poi possiamo sempre trovarci, noi abbiamo i lascia passare e possiamo venirci a trovare a vicenda-.
Galahad rise e disse - Mio fratello diventa saggio quando beve un po' di vino, quindi dategli ascolto perché sa molto della vita-.
A quelle parole ci mettemmo tutti a ridere vedendo Owen fulminare Galahad con lo sguardo, per fortuna che non aveva il suo spadone se no l'avrebbe affettato ed Elynor disse -Galahad non prenderlo per i fondelli dai, anche Owen ha dei sentimenti e oggi anche tu ti sei lamentato se ricordo bene-.
Bors posò sul tavolo il calice con un gran tonfo e dopo aver riso disse -Elynor ha ragione diamine, ti lamentavi come una fanciulla isterica-.
Galvano intervenne -E non dimentichiamoci di Ser Lancillotto, che mette sempre in chiaro il suo stato di dongiovanni da strapazzo-.
Il diretto interessato lo guardò e disse -Prima cosa: non sono un dongiovanni da strapazzo...- a quelle parole Dagonet si mise a ridere dicendo -Ho i miei seri dubbi-.
Lancillotto lo fulminò con lo sguardo e poi riportò la sua attenzione su Galvano continuando
-Secondo: Non dirmi che ce l'hai ancora su con me per quel discorso-.
Galvano lo fissò e disse -Fammici pensare...Si-.
-Ma dai Galvano scherzavo diamine-.
Elynor intervenne -Galvano lascialo perdere, il lupo perde il pelo non il vizio-.
Tristano rise e disse -Un proverbio adatto per il nostro amico Lancillotto a quanto pare-.
Lancillotto guardò mia sorella e disse -Cosa vuoi insinuare Ely?-.
-Che puoi cercare di cambiare ma sotto sotto resterai un dongiovanni, è quello che sei e dovremmo accettarti così senza cambiarti-.
Mi voltai verso il mio amico scuotendo la testa e dissi -Ti sembrerà strano Artù, mi mancheranno queste scaramucce-.
Lui mi guardò ridendo e disse -Mi mancheranno anche a me- e ridemmo della situazione come non mai.
Ad un certo punto la porta si aprì e ne uscì il vicario del Vescovo che con le mani intrecciate davanti a sé e la faccia fiera disse -Sua eminenza il Vescovo Naius Germanius-.
A quelle parole ci alzammo e vidi che i volti dei miei compagni erano felici come lo era il mio, poi guardai la porta e vidi che il vicario, non mi ricordo il nome...Ah! Horton, stava parlando in tono quasi udibile con Jols che guardava verso di noi con uno sguardo irritato e poi finalmente il Vescovo entrò sorridendo, ma poi il suo sorriso si spense guardando la stanza con uno sguardo quasi irritato e disse -Pensavo che vi avrei trovati più numerosi-.
Artù fece un sorriso tirato e disse -Lo eravamo, ma stiamo combattendo qui da quindici anni Vescovo-.
Germanius si sforzò di sorridere e disse -Certo certo- pensai che effettivamente quell'uomo non gli frega un accidenti di noi e quella frase di interessamento era solo perché aveva visto il Tavolo rotondo e non poteva sedersi a capotavola come ogni romano è abituato a fare, riportai l'attenzione su quello che stava succedendo e vidi Germanius prendere un calice d'oro da un vassoio che un servo gli offriva e disse -Artù e i suoi Cavalieri hanno servito con coraggio per tenere alto l'onore dell'Impero di Roma in quest'ultimo avamposto della nostra gloria-, io in questi anni ho combattuto per i miei compagni e per ciò che significa essere un cavaliere e di tutto quello che rappresenta ma non ho mai combattuto per Roma e per la loro stramaledetta gloria.
Sempre sorridendo disse -Roma vi è riconoscente nobili cavalieri...- alzò il calice -Hai vostri ultimi giorni al servizio dell'Impero-.
Alzai il calice ma mentre lo facevo pensai "Ultimi giorni?",infatti Lancillotto prima di bere disse
-Giorno, non giorni-.
Germanius non lo degnò di uno sguardo anche se nella sala calò il silenzio e si sedette vicino ad Artù dicendo come se nulla fosse -Il Papa si è interessato personalmente a voi, ha chiesto notizie di ognuno di voi ed è curioso di sapere se i nostri cavalieri si siano convertiti al verbo del nostro Salvatore oppure...-.
Artù prima che la situazione degenerasse disse -Essi professano la religione dei loro padri, è una scelta che rispetto-.
Germanius ci guardò come fossimo degli insetti ma lo nascose e disse - Certo certo, sono pagani... Naltronde la chiesa a giudicato tali credenze innocenti, ma quanto a te? La tua guida spirituale è Pelagius? Ho visto la sua immagine nella tua stanza-.
A sentire il nome del mio mentore mi rese felice e a quanto pare anche ad Artù fece lo stesso effetto perché sorrise e disse -E' stato come un padre per me e Yvaine, ci ha insegnato i principi del libero arbitrio e dell'uguaglianza- mi guardò sorridendo e continuò -Saremo felici di rivederlo a Roma-.
Germanius mi guardò e disse -Quindi sei cristiana Yvaine?-.
-Credo in entrambe le religioni Vescovo Germanius ed è stato Pelagius ha insegnarmi il significato di cristianesimo, come ha detto Artù sarò felicissima di rivederlo quando verrò a Roma-.
Germanius dopo avermi fissato ancora per qualche minuto sorrise e disse -Ah!...Roma attende il vostro rientro con gran trepidazione, voi siete eroi e a Roma vivrete i vostri giorni tra gloria e ricchezze- sempre con quel sorriso in faccia guardò il resto dei Cavalieri che lo guardavano seri, forse non capiva che andavo a Roma per stare con Artù e non per gloria e tantomeno per la ricchezza.
Vedendo che nessuno ebbe avuto una reazione continuò -Pultroppo non siamo altro che pedine in un mondo in continuo mutamento, barbari da ogni angolo dell'Impero sono quasi alle porte di Roma, per questo motivo Roma e il Santo padre hanno preso la sofferta decisione di abbandonare avamposti indifendibili come la Britannia-.
Ad un certo punto Horton pose sul tavolo una scatola di legno e alzandosi continuò -La sorte della Britannia non è più affar nostro, suppongo che i Sassoni se ne impadroniranno-.
A sentire quel nome io e gli altri ci guardammo negli occhi preoccupati e fu Artù ha concretizzare la domanda -I Sassoni?-.
Germanius ci guardò e rispose -Si, a Nord una massiccia incursione Sassone è cominciata-.
Io guardai il tavolo e mormorai -Mio Dio!-.
Lancillotto guardò il Vescovo e disse -I Sassoni si impadroniscono di ciò che distruggono-.
Galvano disse -E distruggono tutto-.
Elynor continuò -Non lasciano nulla in piedi e non lasciano nessuno in vita-.
Galahad fece una specie di risolino trattenuto e poi disse -Ciò significa che lascerete il paese hai Woad? Ho rischiato la mia vita per niente?-.
Owen disse -Ho rischiato la vita per quindici anni per difendere questa terra per poi andarcene e lasciare combattere i Woad contro i Sassoni? Ho protetto questa terra per niente allora-.
Germanius ignorò tutte queste lamentele e disse aprendo la scatola che rivelò al suo interno nove pergamene e disse -Cavalieri ecco i vostri documenti di congedo e lasciapassare validi per tutto l'Impero Romano, ma prima devo parlare con il vostro Comandante...- vedendo che nessuno di noi si decideva ad andarsene continuò -In privato-.
Nessuno di noi si mosse dal proprio posto, il romano poteva scordarsi che lasciamo il nostro comandante da solo con lui e infatti Artù disse-Non abbiamo segreti tra noi-.
Germanius alterato chiuse con un sonoro tonfo la scatola di legno facendo capire che non c'era niente che li facesse cambiare idea e Lancillotto alzandosi bevendo l'ultimo sorso disse con l'irritazione che si sentiva nella voce -Venite, lasciamo gli affari di Roma hai Romani-.
Gli altri poco a poco si alzarono e se ne andarono e Dagonet vedendo che Bors ed Elynor non si muovevano disse -Lascia perdere Bors- e gli diede una pacca amichevole sulla schiena e poi continuò
-Elynor andiamo su- la prese per mano e uscirono.
Io ero l'unica oltre a Lancillotto che era rimasto nella sala e fissavo gli occhi verdi di Artù che con la tristezza e la confusione mi dicevano di andare, infatti Lancillotto mi posò la mano destra sulla spalla dicendo -Dai Yve andiamo via- io a malincuore segui il mio amico fuori dalla sala, ma prima di chiudere la porta guardai Artù che fino all'ultimo mi rassicurò con il suo sguardo dolce quindi sospirai e chiusi la porta.
Ho un brutto presentimento, spero di sbagliarmi.
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King Arthur: The Knights of the Round Table.
PertualanganRe Artù e i suoi Cavalieri. Chi erano prima di diventare quelli che conosciamo? Per chi combattevano e perché? Cosa li ha spinti a costruire il regno di Camelot? Ma soprattutto chi erano e se oltre a loro ci fossero altri tre cavalieri tra cui due s...