Capitolo 4

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"Siete serie?"esclamai. "Volete farmi uscire con un ragazzo?"

Hayley sollevò le spalle.
"È carino"disse facendomi l'occhiolino. "E lo conosci già"

"Ho già qualche problemino con un altro ragazzo"
"Kas, per favore. Non vuoi frequentare nessuno perché un tipo si manifesta nella tua testa?"domandò Chris.

Spalancai gli occhi.
"Non mi aspettavo questa reazione da voi"borbottai indicando le mie due amiche. "I ragazzi sono tipo un'ossessione di Jade"

"No, l'ossessione di Jade è il sesso"
La mia migliore amica arrossì.
"Chris! Non dire così!"
"È la verità"mormorò lei, difendendosi

"Oh insomma. Potremmo cambiare argomento?"domandò Claire.
"Grazie"sospirai.
"Il test di matematica! È tra due ore"disse Jade, quasi soffocandosi quando lo diceva.

Sbattei la testa sul banco.
Nonostante andassi bene in tutte le materie, io e la matematica non ci capivamo.

"Io mi metto tra Sage e Chris"
"No, Jade. Ci sono io lì"la interruppe Claire.
La mia migliore amica sbuffò.
"Allora mi metterò accanto a Hayley"
"Non è che sia un geniaccio in matematica"disse lei.
"Hay, sempre meglio di un'insufficienza"si difese lei.

Presi la mia bottiglietta d'acqua e bevvi.
Aprii il quaderno su cui avevo riportato tutti gli appunti e rilessi gli ultimi argomenti velocemente, cercando di fissare mentalmente gli schemi e le formule.
La campanella suonò e ognuno tornò ai propri posti.

***

Mi allacciai le Adidas e corsi verso la porta.
Il campanello continuava a suonare insistemente.
"Arrivo"urlai.

Infilai le chiavi nella serratura e aprii.
Jade era appoggiata allo stipite con la mano destra sul fianco.
"Allora?"domandai.
"Allora cosa? Sei pronta?"
"Sì, sì. Fammi prendere lo zaino"le risposi.

Racattai le mie cose e uscimmo.
"Finalmente un meritatissimo pomeriggio di shopping"esclamò la mia migliore amica.
Risi e vidi che si era cambiata rispetto a quando eravamo a scuola.

Aveva una maglietta bianca che scendeva morbida fino ai jeans; le scarpe da ginnastica erano state sostituite da dei sandali neri con tacco a spillo e dalla spalla le penzolava una piccolissima pochette, nella quale ci saranno stati solo il cellulare, il portafogli e gli occhiali da sole.

Okay, era perfetta e l'adoravo.
L'unico problema era che accanto a lei sembravo uno gnomo da giardino.
"Sei troppo alta"mi lamentai.
"Sai, dovresti sfruttare anche tu quelle cose chiamate scarpe col tacco"propose, sorridendo.

La guardai come avrei guardato uno struzzo che fa danza classica.
"Hai idea di quanto facciano male quegli aggeggi ai miei piedi?"
"È solo questione di abitudine"continuò.

Borbottai qualcosa, prima di fermarmi al semaforo rosso.
"Se al ballo di fine anno oserai mettere un paio di scarpe basse, non ti parlerò più"affermò, incrociando le braccia al petto.
Sbuffai e attraversai la strada.

La mia amica mi prese per mano e mi trascinò verso l'outlet poco distante.
Camminava velocemente, come se quelle sarpe fossero state parte dei suoi piedi.

"Jade, qua vendono abbigliamento di marca: non ci sarà nulla sotto i 200 dollari"dissi, affiancandola.
Sulle sue labbra si increspò un sorriso che non prometteva niente di buono.

"Ho un po' di soldi da spendere, non ti preoccupare"
La guardai scettica.
"Hai appena iniziato a fare la modella. Non spenderei tutti i soldi già ora"controbattei.
"Tranquilla, voglio solo comprare un paio di scarpe di Valentino"disse guardandosi in giro.
"Solo?" Alzai un sopracciglio.

Trovò il reparto e iniziò a girare tra gli scaffali.
Quando scoprì dove era il paio che avrebbe voluto comprare urlò di gioia.
"Non pensi che i tuoi ti dicano qualcosa?"le chiesi, mentre pagava alla cassa.

"Non abbiamo problemi di soldi, quindi se ne faranno una ragione"rispose sollevando le spalle.
Proseguimmo per il viale ed entrammo in altri negozi, che erano più alla mia portata.

Non che fossi una poveretta, ma i vestiti costosi li avrei lasciati al futuro.
Trovai un top nero scoperto sulla schiena, un paio di jeans stretti dello stesso colore strappati sulle ginocchia e una felpa grigia abbastanza larga e li comprai.

Passeggiammo nel centro di San Francisco con i sacchetti in mano, finché il sole iniziò a tramontare.
Tornammo verso casa, dato che non abitavamo molto lontano, e ci salutammo sotto la mia.

"A domani"

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