Decidere se fidarsi o no di una persona è come decidere se arrampicarsi o no su un albero, poiché si potrebbe godere di una vista straordinaria dal ramo più alto, oppure ci si potrebbe semplicemente riempire di resina, e questo è il motivo per cui molta gente decide di passare il suo tempo sola e in casa, dove è più difficile pungersi con una scheggia.
(Lemony Snicket)
iontaobhas
Avvertii distintamente il parlottare da dietro la porta, ancora prima di attraversarla. Un lieve fastidio mi colpì le orecchie, portandomi incosciamente a coprirle con le mani. Non ero assolutamente abituata al baccano che persistentemente – nonostante le orecchie riparate- ascoltavo al di fuori della locanda.
Quest'ultima era orribilmente piccola e maridotta. La porta di legno era completamente spaccata, mentre un lieve foro fuoriusciva da esso, i tavoli erano ricoperti di fuliggine e a stento riuscii a frenare un colpo di tosse per l'orrenda puzza di tabacco. Mi voltai verso destra, ma una puzza di alcol mi fece arricciare il naso, mentre il signor conte con voce soave mi invitava a stare al suo passo. Provai a respirare con la bocca e per poco non vomitai sul pavimento.
Mi lasciai ricadere sulla panchina fissandomi istintivamente le mani, talvolta mangiucchiandomele un po'. Di sott'occhio guardavo il mio accompagnatore che sembrava sorprendentemente rilassato in questo tipo di ambiente, eppure a prima vista poteva sembrare un vero borghese.
Di certo il titolo non poteva essere comprato.
Magari poteva averlo ereditato da un matrimonio con una giovane benestante, forse nella sua precedente vita era uno squattrinato che per passare il tempo si divertiva a bere nelle locande e fumare un sigaro di tanto in tanto. Sorrisi trionfante osservandolo mentre si accendeva un sigaro.
«Ti da fastidio?» chiese soffermando il suo sguardo serio su di me. Scossi la testa facendogli cenno con la mano libera di continuare. Scosse le spalle e prese a fumare rilasciando dalla bocca fumo bianco, almeno aveva la decenza di voltarsi dall'altra parte. Mi soffermai, però, sulla sua figura robusta ben nascosta dalla camicia bianca e il capotto nero. Quasi mi ricordai l'insulso pensiero che mi balenò nella mente quel giorno.
«Mi stavo chiedendo...» iniziai a parlare schiarendomi la voce. Non era abituata ad usare troppo spesso le corde vocale. «Sei per caso stato ad un funerale?» rimasi quindi ad osservare i lineamenti del suo viso irrigidirsi al termine delle mie parole. Che avessi colto nel segno?
Il suo volto assunse un'espressione rigida e i suoi occhi penetranti sembravano perforarvi l'anima, mentre percepii i peli drizzarsi dallo spavento accompagnato dal leggere battito del mio cuore. Sudavo freddo e quasi non avvertivo il sangue scorrermi nelle vene. Mi mancò il respiro. Sentivo sul lieve fastidio al collo che si trasformò in un cocente dolore. Le lacrime mi solcavano il viso e mi morsi il labbro talmente forte da farlo sanguinare.
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Isibéal - La dama sfregiata #wattys2017
Siêu nhiênConta fino a dieci e desiderai di morire. Niente faceva più paura della morte, anche se spesso ci aggrappavamo a quest'ultima disperatamente cercando un po' di sollievo da quel dolore che ci lacerava la pelle. Era fredda. Era buia, ma confortev...