Capitolo 3

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"Signorina Volpi alla cattedra!"
In quell'istante dal suo banco Sofia percepì un'ondata gelida che si fece strada lungo tutto il corpo ed iniziò a sudare freddo. Era sbiancata e tremava come una foglia.
La prof. d'inglese provocava sempre in lei tanta agitazione... è stato così sin dalle elementari.
Non si sa se questa sua paura fosse dovuta dal fatto di poter essere giudicata per la pronuncia, anche se in realtà era corretta, o per chissà quale motivo.
Molto lentamente si alzò dalla sedia e si diresse verso la cattedra dove l'attendeva una lavagna tutta pulita e pronta a mostrare davanti a tutti qualsiasi errore avesse fatto.
Eccola in piedi davanti ai suoi compagni che la fissavano.
Non fece in tempo neanche ad aprire bocca, che sentì una delle parole che non avrebbe mai voluto fossero rivolte a lei: " IMPREPARATA!!!".Quell'urlo fu troncato dal suono della campanella... ma quella campanella stranamente continuava a suonare.

Aprì gli occhi scoprendo contenta di aver appena vissuto un incubo e che quel suono non era altro che la sua sveglia.
Questo genere di sogni era molto frequente probabilmente perché era una delle sue paure; non tanto la paura di rovinare una media molto sudata, quanto piuttosto il dover affrontare un'umiliazione pubblica, e peraltro un "pubblico" molto poco gradito e pronto a giudicare.
Quel mattino si sentiva felice, mancavano pochi giorni alle vacanze ed ormai si poteva avvertire ovunque l'atmosfera natalizia.
Il Natale le è sempre piaciuto; vedere luci in ogni luogo che colorano la vita di tutti i giorni.
Adorava gli addobbi di ogni tipo infatti in casa si divertiva a decorare l'albero e a costruire il Presepe con suo padre.
Poteva trascorrere delle ore a contemplare il mulino che girava del presepe, la piccola cascata, le scalette illuminate o quell'albero pieno di colori.
P

er Sofia il Natale era gioia ed un momento per vedere riunita tutta la famiglia.
Essendo cominciata bene la giornata decise che dopo il ripasso avrebbe fatto un giro in centro per un po' di shopping.
Il giorno seguente l'attendeva la verifica di matematica che non la terrorizzava più di tanto in quanto sarebbe stata un recupero per chi non avesse svolto bene la prima... se proprio fosse andata male, la prof. avrebbe tenuto conto solo del voto migliore per la media.
Verso le 15 circa andò in bagno a vestirsi e a truccarsi. Un po' di matita nera interna, un filo di mascara e il gloss. Appena fu pronta si mise il cappotto e una bella sciarpa per tenere riparata la gola.
In centro fu un'ardua impresa riuscire a trovare un parcheggio e alla fine dovette lasciare l'auto a chilometri di distanza e fare un bel tragitto a piedi.
Nonostante il freddo, non le dispiaceva affatto camminare e si fermava di volta in volta ad osservare le vetrine tutte decorate.
Si ricordò di dover comprare un paio di leggins e quindi fece un salto in un negozio di abbigliamento lì vicino.
"Buongiorno signorina posso esserle d'aiuto?"
"Buongiorno no grazie vorrei dare uno sguardo".
"Perfetto se ha bisogno chieda pure".
"Va bene grazie".
Sempre la stessa storia... non appena entrava in un negozio vuoto, o comunque con poche persone, le commesse erano pronte a tempestarla di domande.
A parte questo, girò per un po' e trovò un magliettina che poteva starle bene abbinata con i leggins neri. Una maglietta grigia con le paillettes che luccicavano tantissimo con le luci del negozio. Sofia infatti adorava qualsiasi cosa con brillantini o glitter. Per questo si distingueva molto dal look degli altri ragazzi della sua età ma non le importava per niente. Aveva una propria personalità. Fisicamente era una ragazza bassina e piccolina ma con le giuste forme. Capelli mossi, lunghi e castani e occhi marroni. Ma di un marrone scuro che lasciava appena distinguere le pupille e che le donava uno sguardo dolce, intenso e puro allo stesso tempo. Nel complesso si presentava come una ragazza carina e dal corpo ben proporzionato. Tuttavia la sua autostima risultava pari a zero se non meno. Forse perchè non aveva mai avuto un ragazzo... aveva dato il primo bacio a 16 anni ma più che altro era stato un bacio rubato da uno di un anno più giovane. In realtà avrebbe voluto baciare per la prima volta la persona da lei amata. Le cose andarono diversamente e il tutto successe troppo in fretta all'improvviso. Era successo con un amico delle scuole medie. Si erano incontrati casualmente fuori quella scuola. Erano andati entrambi a salutare i loro professori. Al ritorno scoprirono di abitare vicini e da amici, almeno così era per Sofia, si diressero a piedi verso casa.  Notò in lui qualcosa di diverso fino  a che, prima di tornare ognuno a casa propria, le diede un bacio. Era stato strano. Sofia avrebbe voluto dargli una possibilità ma non sentiva nulla. Quando giorni dopo il ragazzo cercò di sfiorarle anche solo il collo, lei si ritrasse all'istante. Alla fine comprese che lo scopo del ragazzo era solo quello di portarla a letto.  Decise di troncare immediatamente. Con lui c'era stato solo quel bacio e peraltro non aveva provato nulla. Più di questo non c'era stato e lei non pensava di voler qualcos'altro. Sognava troppo la storia da fiaba Disney, ma in quel mondo in cui si trovava, dove ogni buon ideale era andato perso, sarebbe stata impossibile. Ormai i ragazzi erano abituati a ragazze che si concedevano tranquillamente e che non chiedevano nessun impegno a livello di relazione. Forse proprio il fatto di non trovare l'uomo che la facesse sentire importante e soprattutto bella ai suoi occhi, le aveva causato questa visione di sè stessa.
Terminato lo shopping tornò a casa infreddolita ma soddisfatta per le sue compere.
Si diresse in bagno per fare una bella doccia bollente, si asciugò velocemente i suoi capelli mossi e poi preparò la cartella.
Una cenetta veloce e poi un po' di Facebook. Non era assolutamente una patita di Facebook. Ci trascorreva solo pochi minuti per vedere le cose più importanti e talvolta per leggere delle schede di alcune materie su un gruppo.
Quella sera trovò una notifica.
Quel ragazzo del mistero, di cui lei si era anche dimenticata in quanto troppo bello per poter solo pensare che potesse rivolgerle la parola, le aveva scritto. 

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