Chapter 2: New Life

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Teah's P.O.V.
Scuola. Terza ora. Matematica. Sabato. Che rottura.
Se c'è una materia che odio è matematica senza dubbio. Non l'ho mai capita e mai la capirò.
-Teah. Passato bene le vacanze? Ho sentito che ha iniziato a farti di brutto- ridacchiò.
Tentai di controllarmi: non era il caso di cominciare una rissa. Mi girai lentamente e risposi: -Non hai nient'altro da fare?-
-Volevo solo sapere se fosse vero- mi provocò lui.
-Sai Evans, non mi sei per niente mancato in questi tre mesi-
-Tu invece mi sei mancata un sacco- si avvicinò e mi cinse i fianchi, con un sorriso incredibilmente perverso.
Lo spinsi via e gli tirai un pugno in pancia: -Tieni le tue mani da porco lontano da me-
-Sei ancora più eccitante così- disse boccheggiando ma sempre presuntuoso.
Mi girai allontanandomi. Era solo il secondo giorno di scuola e già non ne potevo più.
Chris Evans: un bamboccio insopportabile che si crede Dio. Era in classe con me all'asilo, elementari e medie. Per grazia divina alle superiori no ma lui trovava sempre il modo di irritarmi, gli veniva naturale.
Ha passato gli ultimi 14 anni della sua vita a darmi fastidio. E ancora lo stava facendo. L'ho sempre odiato e sempre lo odierò: prepotente, leccaculo, vanitoso, stupido, ignorante, deficiente...la lista è lunga.
Tornai in classe, andai al mio banco, mi sedetti, presi le cuffiette e ascoltai la musica per il resto dell'intervallo.
D'un tratto ero di nuovo lì. Quella cosa mi inseguiva di nuovo, mi azzannava, mi graffiava. Sanguinavo molto e non riuscivo più ad alzarmi. Iniziai a strisciare, la sentivo dietro di me che si avvicinava ringhiando, lenta e inesorabile come la morte. Mi girai e vidi due occhi rossi scintillare nel buio, mostrò i denti come per ridere, aprì le fauci e si lanciò su di me. Chiusi gli occhi e aspettai il colpo mentre una risata eccheggiava nella mia testa.
Un urlo mi perforò le orecchie.
-Teah! Stai bene?- sentii la voce della professoressa ovattata e lontana.
-Le esce il sangue dalle orecchie!- un'altra voce che non riuscii a distinguere.
-Ci penso io- questa la conoscevo bene.
Mi sentii sollevare, cercai di aprire gli occhi ma bruciavano e quando ci riuscii la vista era sfocata.
Mi ritrovai per terra, appoggiata al muro freddo. Dell'acqua scorreva: dovevamo essere in bagno.
-Non ti preoccupare, passerà tutto-
-Che stai facendo?-
Un attimo dopo mi bagnò la testa.
-Chris, perché lo fai? Tu mi odi-
-Così dopo posso prenderti per il culo-
-Ora è tutto chiaro- dissi sarcastica -Non riesco a vedere-
-Aspetta...- mi bagnò gli occhi e la fronte, poi mi pulì dal sangue e mi fece rialzare.
-Riesci a camminare?- chiese.
-Si si faccio da sola-
Feci un passo e mi sentii cadere, Chris però riuscì a prendermi in tempo.
-Vuol dire che ti porterò io-
-Cosa? No! Non è necessario- cercai di divincolarmi e lui per tutta risposta mi prese in braccio a mo' di principessa.
-Ehi no! Fermo!- protestai.
-Se non vuoi picchiare il naso non ci sono molte altre alternative- .
Sbuffai. Era un montato. Non volevo essere aiutata da un montato. In fondo però sapevo che la cosa più fastidiosa era che avrei dovuto ringraziarlo.
Quando entrammo in classe fui inondata di domande.
-State tutti zitti! Le farete venire mal di testa- mi difese Chris.
-Ora sedetevi tutti. Grazie Chris, puoi andare. Se il prof Davis vorrà spiegazioni che venga pure da me- disse la prof.
-Va bene. Arrivederci e buon lavoro-
-Ehi, Chris aspetta!- esclamai.
Lui mi guardò.
-Ehm...grazie-
-Figurati- fece l'occhiolino e uscì.
Mi sentii avvampare...che deficiente.
Per il resto della lezione i compagni continuarono a lanciarmi occhiate e questo divenne alquanto fastidioso così al termine delle lezioni corsi a casa, non avevo voglia di incontrare gente: la notizia del mio mancamento era sicuramente girata in tutta la scuola.
Appena varcai la soglia di casa mia madre mi fu subito addosso: -Cosa è successo? Come? Perché?-
-Ti prego lasciami stare- la liquidai.
-Teah! Mi ha telefonato la scuola! Hanno detto che sei svenuta!-
-Si sono svenuta ma ora sto bene-
-Chiamo papà-
-No, non farlo. Per favore-
Si avvicinò e mi accarezzò la guancia sorridendo benevola: -Tesoro, tuo padre ti vuole bene-
-Non è mio padre e non mi vuole bene-
Sospirò e si diresse verso la cucina: -Vuoi che ti prepari qualcosa?-
-No, grazie. Non ho fame- risposi.
-Devi mangiare! Sei pure svenuta oggi, non puoi più saltare i pasti!-
-Sto bene- dissi scocciata, poi salii in camera mia e mi chiusi dentro. Una volta in camera mi dedicai con tutta me stessa ai compiti di modo che sarei stata libera nel fine settimana.

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