Rosso e Nero

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Ron quella mattina non riusciva proprio a tenere la testa alta, gli occhi si chiudevano da soli, la sua attenzione volava in mondi fantastici e il suo corpo lo sentiva pesante, senza forze.
Quella notte non aveva dormito per niente, andare a scuola tutta via era stato un bene, se fosse rimasto a casa avrebbe continuato a dormire male e non avrebbe recuperato il sonno al meglio.
Quella però, stava diventando una tortura, due ore di storia che non volevano più passare, era da poco suonata la prima ora.
Non riusciva più a trattenersi, cominciava a girargli la testa, gli occhi si spostavano disperati in cerca di qualcosa che catturasse la loro attenzione pur di non cedere a morfeo.
Qualcosa in realtà c'era, ma in quel momento probabilmente si sarebbe addormentato proprio per poter godersi la vista.
Come quando non puoi avere una cosa che ti è vicina e quindi la sogni.
Questo era Damon per Ron, qualcosa di davvero vicino ma davvero troppo lontano.
Proprio in quel momento il nero si girò a guardarlo, gli mostrò un sorriso bianco e genuino, poi non vide più nulla.

Sentiva la testa pesante ma tutto sommato rilassato, non sentiva più la stanchezza provata poco prima ma adesso...
Dove diavolo si trovava adesso?
"O merda!" Si ritrovò pensare, si era addormentato in classe... O forse era svenuto.
In ogni caso quella non era una classe, tanto meno l'ufficio di una scuola, ne camera sua.
E allora dov'era?
Dalla stanza alquanto bizzarra, di un ospedale dubitava.
Bizzarra... decisamente bizzarra!
Le pareti erano nere e tappezzate di poster raffiguranti gente molto... particolare, ecco.
Piercing, tattoo, capelli colorati, maglie tagliate, pantaloni stracciati, catene, anfibi...
Roba stravagante insomma.
La domanda si ripeteva, dove diavolo era finito??
Nel covo di satana?
La porta della stanza si aprì di colpo mostrando un busto scolpito e in mostra, al di sotto, dei pantaloni neri larghi, scarpe da skaters.
Tornò sopra per poter vedere una testa metà rasata e metà ricoperta da una folta chioma sparata un po' in tutti i sensi, nera, morbida e lucente, appena sottoposta a fonte di calore.
Sul viso vari piercing...
Busto in mostra?
Stava ancora dormendo!! Di fronte a lui, con un sorrisetto beffardo, si presentava Damon pronto ad infilarsi una felpa.
-Buongiorno dormiglione- lo prese in giro, infilando la testa nella maglia.
-Mi sono addormentato?-
-Si, che hai fatto ieri sera, uhm?- sorrise dispettoso.
-Niente, ho dormito male- lo guardò male.
Rise di gusto avvicinandosi a lui in modo felino -Hai delle brutte occhiaie piccolino- gli prese il mento per poterlo guardare bene negli occhi.
Gli schiaffeggiò la mano allontanandola indispettito e si alzò troppo velocemente dal letto, tanto che un capogiro lo fece quasi stramazzare a terra se non fosse che, il solito cavaliere dall'armatura lucente, lo prese al volo riportandolo sul letto -Sta fermo per l'amor di dio! Che hai oggi, davvero ti sei svegliato dalla parte sbagliata del letto?-
-E tu davvero credi che invece di dormire io mi faccia il giro dei locali per scopare con qualcuno?- rispose acidamente.
Damon sospirò, per poi passargli una mano nei capelli, trattenendoli quando Ron cercò di scostarsi.
-Ahi!-
-Ho detto sta fermo!-
-Va a farti fottere-
-Preferisco che lo faccia tu- sorrise.
-Ancora?-
-Stavo scherzando, non lo penso affatto, d'altronde chi penserebbe a te, nerd come sei, un gran scopatore?- gli lasciò i capelli.
In realtà gli piaceva essere toccato i capelli da lui, lo faceva dolcemente, come se ciò che toccasse fosse fragile e bisognoso d'amore.
Damon era questo, un ragazzo di 18 anni, alto un metro e novanta, bravissimo a scuola, dallo stile bizzarro, dagli interessi scontati, una vita agiata, una famiglia meravigliosa, bello... bellissimo.
Un carattere però di merda che lo guastava in tutto, rispondeva con le parolacce peggiori al mondo se gli giravano, manesco se qualcuno lo istigava, le persone per lui erano un buco da riempire, non sopportava nessuno, non sorrideva mai se non appunto per malizia o cattiveria, viziato.
Rispettava le regole, i genitori, le sorelle, il fratello e Ron.
Non sapeva esattamente quando e come avesse ottenuto il suo rispetto e quell'onore di diventare suo amico, in ogni caso Damon non era stato sempre così, quando Ron lo aveva conosciuto era scontroso si, ma si vestiva da normale teenegear, ignorava tutti, gli piaceva leggere, era pacifico e adorava passare il tempo steso nell'erba a riflettere, accompagnato dal fruscio del vento e dalla dolce musica.
In un lampo si era trasformato in un tipo chiuso, incazzato col mondo, aveva cominciato a bere, uscire con persone frivole,  ascoltare musica rock, a fumare.
Tutto questo però sembrava non interessare a nessuno, finché rispettava le regole alla luce del sole, finché continuava ad andare bene a scuola, finché apparentemente si dimostrasse corretto, la sera poteva anche andare a bucarsi in un orifizio di certo importava poco.
A Ron questo mandava su tutte le furie, possibile che una famiglia come la loro fosse solo interessata all'apparenza? Possibile che non aveva visto bene che razza di tipi erano? Possibile che Damon fosse solo impazzito, preso dall'adolescenza?
Impossibile, lui lo conosceva, intimamente, in lui sentiva l'esatto opposto di quello che dimostrava.
Ron invece era l'opposto, il classico tipo concentrato costantemente sui videogiochi, secchione, non aveva una vita sociale, passava le giornate sotto il piumone a mangiare e giocare, leggere o guardare anime e serie tv.
Un Nerd, come lo aveva chiamato.
Era alto almeno venti centimetri di meno, lentigginoso, dai boccoli rosso carota, 18 anni, aveva una famiglia del tutto assente, una madre costantemente fuori per lavoro, un padre chiuso in studio, una sorella sposata altrove, un fratello in tour con la propria band chissà dove e forse l'unico che ci tenesse davvero a lui.
Un tipo chiuso, sicuramente, ma con un gran senso dell'umorismo, pronto a dare sorrisi, ad essere gentile...
Buono e magari ingenuo.
Per quanto riguardava il fatto del girare per locali...
Beh quello è un vizio che aveva preso per una scommessa  fatta l'anno prima in un litigio con Damon.
Che Damon avesse perso la verginità presto non era un segreto, anzi, ma ovviamente il suo migliore amico poteva essere da meno?
Si, perché Ron non ci pensava minimamente ad andare a letto con il primo che capitasse a tiro, giusto per poter dire di averlo fatto.
Così dopo che Damon una sera prese il discorso dicendogli che era uno smidollato che nessuno voleva, Ron si era vestito di tutto punto, era sceso a piedi in una serata gelida e si era imbucato nel primo locale gay senza controllo all'esterno per poter dimostrare stupidamente che se voleva poteva attrarre chi voleva.
In effetti in un covo di iene anche un gabinetto può attrarre!
Abbordò qualcuno che Damon conosceva di fama in quel locale e accecato dalla rabbia lo aveva ripreso e riportato a casa dove lo aveva buttato sul letto e, in un lotta infinita, spogliato.
-Vuoi farti sbattere da qualcuno?- gli aveva urlato, -Allora lascia che quel qualcuno sia io!-
In realtà non lo aveva neanche toccato, voleva solo spaventarlo per fargli capire quanto contro una persona pericolosa non avrebbe potuto fare nulla, ma Ron se ne infischiava, in quel momento aveva avuto la prova che Damon a lui ci teneva sul serio e con gran timore gli aveva chiesto se davvero poteva donargli la sua prima volta.
Da li in poi erano praticamente diventati scopamici, e la sera di tanto in tanto andavano per locali dove Damon se la spassava, mentre Ron fingeva di accalappiare qualcuno e poi con una scusa se la dava a gambe, tornando dalla sua inseparabile console.
Non sapeva se Damon ci avesse fatto caso o meno, lui in ogni caso non avrebbe fatto del sesso con uno sconosciuto, inoltre da un po' aveva una cotta per lui, quindi di guardare ad altri non ci pensava minimamente.
Era un povero illuso però, Damon non era di nessuno, non apparteneva a nessuno e nessuno lo metteva nel sacco, leggeva romanzi rosa, a letto era il diabete, ma nonostante questo...
Se a volte cercava di avvicinarlo un po' di più diventava freddo e scostante, nonostante leggesse storie romantiche dell'amore aveva solo parole amare, il sesso era l'unica cosa a legare due persone.
Ron inoltre non aveva quella presunzione di poter fargli cambiare idea, quindi tornando a prima, lo poteva avere così vicino, fra le lenzuola, ma in realtà gli era lontano.
-È un caso o è successo qualcosa che ti ha turbato?- lo riportò alla realtà.
-È un caso! Non ti capita mai di passare una notte di merda?- lo guardò -Tsk, che cazzo te lo chiedo a fare- sussurrò -Potevi anche portarmi a casa, non c'era bisogno di portarmi qui-
-Ehi, modera i termini!-
-Vaffanculo- lo guarda negli occhi con sfida.
-Non ti conviene prendertela con me solo perché ti girano, lo sai Ron- minacciò Damon.
-Perché, altrimenti che mi fai? Mi confischi la console? Stronzo!-
-Adesso basta, non ti comprendo sul serio, che diavolo ti prende?-
-Accompagnami a casa-
-Resta qui, studiamo insieme e stasera...-
-Ho detto, che voglio andare a casa-
Sospirò -Come vuoi, andiamo- prese le chiavi del motorino da sopra la mensola accanto alla porta e senza aspettarlo si avviò.
Era un mese ormai che non entrava in quella stanza, che Damon non alludeva più al sesso, che provasse a toccarlo... un mese che si vedevano solo a scuola e non si erano nemmeno scritti, Ron preso dallo studio, Damon...
Figurati se lui contattava qualcuno!
E fanculo poteva anche fottersi da solo a quel punto.
Il problema era che quello solo era lui non Damon, lui avrebbe trovato velocemente un rimpiazzo.
In ogni caso non poteva ignorarlo per un mese intero e poi come se niente fosse pretendere di passare una giornata insieme.
Lo seguì, fermandosi per qualche secondo sulla porta a guardare la stanza...
Era stravagante si, ma ormai gli piaceva, era il mondo di Damon e quindi anche un po' il suo.
Si sentì abbracciare da dietro, delle mani agganciate ai fianchi, un mento poggiato sulla spalla ed una ciocca di morbidi capelli color inchiostro che gli solleticava il collo -Mi sei mancato- sussurrò.
Fece un verso scocciato -Ci credo-
-Fai bene- se lo immaginò sornione.
-Andiamo- face per allontanarlo, ma Damon lo strinse a se -Resta qui-
-Hai voglia di scopare?-
-Per coccolarci un po'-
Lo stava prendendo in giro? Si girò fra le sue braccia poggiandogli una mano sulla fronte -No, non hai la febbre-
-No, non ho la febbre- ripeté in un sospiro.
Si accigliò per un attimo... Erano occhiaie quelle che vedeva? Ed ora che ci faceva caso era anche pallido.
-S-sicuro di stare bene? Non hai una bella c'era Damon-
-Sto bene, però resta qui con me, così vedo di spiegarti la lezione di matematica che ti sei perso- lo lasciò e si posizionò dietro la scrivania, accendendo il computer.



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