Capitolo 5

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«Emily, svegliati tesoro. È ora di pranzo.»
Emily si sentì toccare per la spalla e si svegliò di soprassalto.
Guardandosi intorno confusa, vide sua madre china su di lei, che la osservava con un cipiglio preoccupato.
«Ti senti bene?» le chiese sua madre.

La ragazza provò a guardarla negli occhi, ma non ci riuscì. Si sentiva come se una pesante nebbia si fosse calata davanti ai suoi occhi, rendendole la vista alquanto sfocata.
Questa visione contorta del mondo le provocava un dolore martellante alla testa.

Come se non bastasse, aveva come la netta sensazione, di dover fare o ricordare qualcosa.
Ma in quelle condizioni, si sentiva come se i suoi pensieri fossero dei piccoli granelli di sabbia che le scivolavano tra le dita piccole e bianche.

«Ho un mal di testa orribile... potresti portarmi un'aspirina mamma? Per favore.»
«Certo, ricorda però che il pranzo è già pronto.» fece per alzarsi, ma si sedette nuovamente sul letto «Prima fammi controllare la ferita alla testa. Probabilmente dovrò portarti in ospedale, una volta finito con lo Sceriffo, va bene?»

Emily fece un verso di lamento.
Lei odiava gli ospedali, da sempre.
Ogni volta che vi metteva piede una strana ansia le si attaccava allo stomaco e aveva costantemente dei terribili presentimenti.
E come se non bastasse, la testa puntualmente iniziava a farle male, come se qualcuno, o qualcosa, le stesse infilando con forza, un ago proprio al centro del suo cervello, e il dolore le faceva voglia di urlare a squarciagola.

Una volta, quando Emily aveva solo cinque anni, si ruppe il polso mentre giocava nel giardino della nonna materna, Margareth.
Era salita su una sedia per cogliere dei fiori che stavano su un albero molto alto, per regalarli alla nonna, ma una gamba della sedia cedette, facendo atterrare la bambina sul polso sinistro.
Pertanto la nonna portò la piccola all'ospedale dalla Cittadella, il Memorial Hospital, e quando il famoso mal di testa si fece più forte, la bambina le confidò tutto.

Questo ricordo è impresso a fuoco nella mente di Emily non solo per il dolore che le provocò stare in quel posto, ma soprattutto per le strane parole che le confidò poco dopo la donna: «Se tutto andrà per il verso giusto, questo mal di testa sarà l'unica cosa di cui dovrai preoccuparti per tutta la tua vita.» e l'abbracciò.

Emily era troppo piccola per capire e per fare domande e quel segreto lo custodisce ancora gelosamente, nel posto più profondo della sua mente.

Emily adorava la nonna materna, passava ogni momento possibile con lei, facendosi raccontare tantissime storie e inventando sempre nuovi giochi da fare insieme.
Quando la ragazzina scoprì che la nonna era malata, fu un duro colpo per lei, visto che glielo avevano tenuto nascosto.

Fu poco prima della morte del padre di Emily.
Margareth aveva avuto uno dei suoi attacchi, solitamente duravano poco ed erano leggeri, durante i quali la povera donna entrava in uno stato di semi-coscienza, e iniziava a parlare al contrario spaventando sempre chiunque le fosse intorno.

Ma quella volta, fu un vero incubo.
Più di una volta le capitò di ferirsi senza rendersene conto, per questa doveva essere tenuta sotto controllo da un'infermiera che passava tre volte al giorno, quando Emily non era presente.
I medici sostenevano che una parte del suo cervello fosse danneggiata, o almeno questo era ciò che avevano raccontato alla ragazzina, che aveva sempre trovato la propria nonna normale.

Certo, alle volte era un po' stramba, ma chi, tra i nonni dei suoi amici non lo era?

Emily fece una pausa dai suoi pensieri, rendendosi conto che dopo aver fatto un cenno di assenso alla madre per la questione dell'ospedale, nonostante la intimorisse, quest'ultima le aveva portato un bicchiere d'acqua e l'aspirina da lei richiesta in precedenza.

«Grazie.»
«Figurati. Adesso però vieni a mangiare, ti prego.»
«Sì, arrivo.»

Clelia dopo aver guardato un'ultima volta la figlia, uscì dalla stanza.
Emily si alzò dal letto e mentre compieva i consueti gesti di rito "mattinieri", quali infilare le infradito e una vestaglia di seta leggera a maniche corte, per il coprire il pigiama in quel momento composto da una vecchia canotta ed un  pantaloncino bucato, i suoi pensieri tornarono a sua nonna, mentre il mal di testa iniziava ad assottigliarsi, quasi fino a scomparire.

I nonni paterni di Emily erano molto anziani ed abitavano dall'altro capo del paese, perciò non li vedeva mai, solo quando ci andavano per le feste quando lei era piccola.
Da quando, però, suo padre era deceduto, avevano smesso di andarci, si sentivano solamente per telefono, o raramente facevano la videochiamata su Skype, quando la zia Mary portava da loro il computer.

Forse anche per questo Emily era molto più legata con nonna Margareth, la vedeva di più e passavano molto più tempo insieme.

Fu uno shock quando assistì al più forte dei suoi attacchi - ovvero quello a cui stava pensando prima di interrompere i suoi pensieri per prendere l'aspirina - anche per questo non poterono più nasconderle la verità.

Emily ricordava perfettamente quel giorno, era l'11 Giugno 2013.
Lei e sua nonna erano sole in casa, stavano giocando al monopoly quando ad un tratto quest'ultima si immobilizzò.

«Nonna ti senti bene?» le chiese la allora quattordicenne Emily.
Ad un tratto Margareth si alzò in piedi, sbattè in maniera violenta le mani sul tavolo dove stava giocando con la nipotina e spazzò via il gioco.
Emily caddè all'indietro, atterrando con forza sul divano e quando, pochi secondi dopo, guardò verso sua nonna, questa inizio a dire strane parole, e anche se non sapeva come, Emily si sentiva come se riuscisse a capirle. Tra le tante, la ragazzina captò una parola che ancora la insegue, durante i suoi incubi "John".

Emily non sapeva cosa fare e mentre stava per chiamare un'ambulanza la nonna smise di far uscire quel fiume di parole.
La giovane guardò verso la tanto amata nonna per capire cosa l'avesse fatta smettere.

Margareth era in piedi, le mani sanguinolente erano immobili sui fianchi ed i lungi capelli grigi, si muovevano intorno alla sua testa, mossi da un vento indivisibile.
Pochi secondi dopo Margareth cacciò un urlo così forte, da sembrare disumano, e probabilmente lo era per davvero.
Emily si portò le mani alle orecchie che iniziarono a sanguinare e dopo aver lanciato un ultimo sguardo alla nonna, svenne.

Quello che accade dopo le fu raccontato: una vicina di casa della nonna aveva chiamato la polizia e di conseguenza l'ambulanza, dopo aver trovato sia la giovane che l'anziana svenute nel salotto della casa di quest'ultima.
Furono portate entrambe all'ospedale, dove l'anziana signora vi rimase fino alla sua morte, un mese dopo.

Quella giornata non fu particolare solo per aver assistito in prima persona alla malattia della nonna ma anche perché, dopo quello strano attacco, la parola "John" era tornata con prepotenza e dolore nella vita Emily.

Infatti, il 14 Giugno 2013, esattamente tre giorni dopo la crisi, moriva in un tragico incidente stradale, il padre di Emily: John Edward Williams.

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