Capitolo 5.

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'Basta che mi stai vicino
Io sto fermo e non respiro...'

-MARIO-
È passata circa una settimana dalla giornata passata a Verona insieme.
Io e Claudio siamo sempre più vicini, passiamo molto tempo insieme.

Non posso negare che l'attrazione fisica c'è ed è tanta, ma non so se lui prova lo stesso, ancora non sa della mia omosessualitá, e nemmeno io sono totalmente sicuro che gli piacciono i ragazzi, non abbiamo ancora affrontato questo argomento.
Oggi è giovedì, ed io Lunedì devo ripartire per Roma, la mia 'vacanza' a Verona è praticamente agli sgoccioli.

Mentre mi perdo, come al solito, tra i miei pensieri, prendo il cellulare, controllo i social, e controllo se c'è qualche messaggio.
E indovinate chi è che mi da il buongiorno? Claudio.

'Buongiorno signor Serpa!'

Mi scappa un piccolo sorriso quando leggo il messaggio.

'Buongiorno Sona!'

Subito dopo aver risposto al messaggio, sposto le coperte e mi alzo dal letto.
Oddio, che mal di testa insopportabile.
Mi sento da schifo, credo di avere la febbre ma non ne sono sicuro.

Per avere certezza, controllo in valigia sperando che la mia leggera ipocondria mi abbia fatto ricordare di portare un termometro con me.
Scavo per bene in valigia, prendo il sacchetto dove ho messo qualche medicinale e per fortuna trovo il termometro.
Lo posiziono sotto il braccio e nel frattempo, cercando di fare meno movimenti possibili, con l'altro braccio prendo il cellulare e leggo il messaggio di Claudio.

'Come va? Stamattina non ti sei fatto vivo'

Sì, ormai andare all'Urban è di rito.

'In questo momento sto misurando la febbre, mi sento poco bene'
Rispondo io.

La sua risposta mi arriva subito:
'Un esemplare di Serpa ha bisogno di un dottore?'

'Ahahahah, idiota.'

'Più tardi passo da te!'

Eh? Oddio no no no no, ho una faccia di merda no no no no.

Nel frattempo mi so scordato di avere il termometro sotto il braccio.
Cazzo.
Lo prendo, controllo bene e segna 38.
Cazzo, di nuovo.

Due settimane di ferie, passate a Verona, come si concludono? Con la febbre. Ci rendiamo conto?
Mai na gioia.

-CLAUDIO-
Non so come e dove ho trovato il coraggio di inviargli quel messaggio, che poi in realtá è stato assolutamente spontaneo.
Sona Sona Sona, cosa cavolo ti sta succedendo?
Bene.
Non lo so.
Non ne ho idea, so solo che con lui sto benissimo e mi dispiace tantissimo che lunedì debba giá partire.

Prendo una scatola tutta blu, preparo due caffè, un cappuccino, prendo due cornetti caldissimi, li metto in una bustina e poi tutto in scatola.
Perchè? Bene, porteró la colazione ad un ragazzo.
Davvero?
Sí, davvero.

Questa cosa che parlo con me stesso mi sta spaventando, e non poco.

Mario non abita molto lontano dal Bar, ma preferisco prendere l'auto per far prima ed evitare di far raffreddare tutto.
Tempo due minuti e sono al portone di Mario.
Busso, e la sua voce roca da appena sveglio e influenzato risponde.
-:chi è?-
-:ehi, sono io- rispondo avvicinandomi al citofono.
-:Clá, sei te?-
-:si che sono io, ti decidi ad aprire o devo diventare un polaretto qua fuori?-
Dico io ridendo alla fine della frase.
Lui ride e poi non esita ad aprirmi, salgo le scale e arrivo al suo portoncino mezzo aperto.

I need your love.||CLARIO♡||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora